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Definição e significado de Napoli

Definição

definição - Wikipedia

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Dicionario analógico

Wikipedia

Napoli

                   
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bussola Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Napoli (disambigua).
Napoli
comune
Napoli – Stemma Napoli – Bandiera
(dettagli)
Napoli – Veduta
Dati amministrativi
Stato bandiera Italia
Regione Campania – stemma Campania
Provincia Napoli – stemma Napoli
Sindaco Luigi de Magistris (IDV) dal 30/05/2011
Territorio
Coordinate 40°50′0″N 14°15′0″E / 40.83333°N 14.25°E / 40.83333; 14.25 (Napoli)Coordinate: 40°50′0″N 14°15′0″E / 40.83333°N 14.25°E / 40.83333; 14.25 (Napoli)
Altitudine 17 m s.l.m.
Superficie 117,27 km²
Abitanti 957 838[1] (30-11-2011)
Densità 8 167,8 ab./km²
Comuni confinanti Arzano, Casandrino, Casavatore, Casoria, Cercola, Marano di Napoli, Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, Portici, Pozzuoli, Quarto, San Giorgio a Cremano, San Sebastiano al Vesuvio, Volla
Altre informazioni
Cod. postale da 80121 a 80147
Prefisso 081
Fuso orario UTC+1
Codice ISTAT 063049
Cod. catastale F839
Targa NA
Cl. sismica zona 2 (sismicità media)
Cl. climatica zona C, 1 034 GG[2]
Nome abitanti napoletani
Patrono San Gennaro
Giorno festivo 19 settembre
Localizzazione
Napoli è posizionata in Italia
Napoli
Posizione del comune di Napoli nella sua provincia
Posizione del comune di Napoli nella sua provincia
Sito istituzionale

Napoli (IPA: [ˈnaːpoli], Nàpule in napoletano) è un comune italiano di 957.838 abitanti[1], capoluogo della provincia omonima e della regione Campania.

È il terzo comune italiano per popolazione ed è il cuore di una delle aree metropolitane più popolose d'Europa[3].

È situata in posizione pressoché centrale nell'omonimo golfo, tra il Vesuvio e l'area vulcanica dei Campi Flegrei.

Annoverata tra le principali città della Magna Graecia[4], nel corso della sua storia Napoli ha visto il susseguirsi di lunghe e numerose dominazioni straniere, rivestendo una posizione di rilievo in Italia e in Europa.

Dopo il crollo dell'Impero romano, nel VII secolo la città formò un ducato autonomo, indipendente dall'Impero bizantino; in seguito, dal XIII secolo e per circa seicento anni fu capitale del Regno di Napoli. Da Napoli, agli inizi del XV secolo, sotto Ladislao I di Durazzo, partì il primo tentativo di riunificazione d'Italia; successivamente la città divenne il centro politico dell'Impero aragonese[5]. Per motivi storici, artistici, politici ed ambientali è, dal basso medioevo fino ad oggi, tra i principali centri di riferimento culturale, al pari delle altre principali capitali del continente[6][7].

Nella seconda metà del XVI secolo Napoli divenne la città più popolosa d'Occidente[8].

Già capitale del Regno delle Due Sicilie, dopo l'annessione al Regno d'Italia soffrì un relativo declino socio-economico, diffuso in tutto il Mezzogiorno[9][10].

Nel 1995 il centro storico di Napoli, il più vasto d'Europa, è riconosciuto dall'Unesco come patrimonio mondiale dell'umanità[11]. Nel 1997 l'apparato vulcanico Somma-Vesuvio è stato eletto dalla stessa agenzia internazionale (con il vicino Miglio d'Oro, in cui ricadono anche i quartieri napoletani di San Giovanni a Teduccio, Barra e Ponticelli) tra le riserve mondiali della biosfera.[12]

Napoli è sede tra gli altri del Comando Forze Integrate Alleate (Allied Joint Force Command Naples), base di comando della NATO nata nel 2004 in sostituzione del Comando Forze Alleate per il Sud Europa (Allied Forces Southern Europe - AFSOUTH, che aveva sede sempre a Napoli) dopo la riorganizzazione dei comandi militari della NATO. Nel quartiere Posillipo si trova Villa Rosebery, che dal 1932 al 1946 fu la residenza estiva di Casa Savoia e che attualmente è una delle tre residenze ufficiali della Presidenza della Repubblica.

Indice

  Geografia fisica

NapoliDaPosillipo.jpg

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Veduta panoramica del Golfo di Napoli con il Vesuvio da via Orazio, Posillipo
  Scorcio della Baia di Napoli

  Territorio

Napoli sorge vicino al centro dell'omonimo golfo, dominato dal massiccio vulcanico del Vesuvio e delimitato ad est dalla penisola sorrentina con Punta Campanella, ad ovest dal golfo di Pozzuoli con Capo Miseno, a settentrione dalle appendici dell'Appennino Campano.

La città storica è andata sviluppandosi preminentemente sulla costa; il primo nucleo della città fu costituito dall'isolotto di Megaride, ove coloni greci diedero avvio al primo emporio commerciale[13] che comportò lo sviluppo della città odierna. Il territorio di Napoli è composto prevalentemente da colline (molti di questi rilievi superano i 150 metri d'altezza per giungere fino ai 452 m della collina dei Camaldoli) sulle quali sono nati veri e propri quartieri e/o rioni storici, ma anche da isole, insenature e penisole a strapiombo sul Mar Tirreno.

L'intero territorio ha una storia geologicamente complessa: il substrato recente è composto perlopiù da detriti di varia natura vulcanica.

  Clima

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Clima di Napoli, Stazione meteorologica di Napoli Capodichino, Stazione meteorologica di Napoli Capodimonte e Stazione meteorologica di Napoli Porto.

Napoli gode di un clima mediterraneo, con inverni miti e piovosi e estati calde e secche, ma comunque rinfrescate dalla brezza marina che raramente manca sul suo golfo. Il sole splende mediamente per 300 giorni l'anno[15]. La particolare conformazione morfologica del territorio del capoluogo comunque obbliga in questa sede ad aggiungere che la città possiede al suo interno differenti microclimi con la possibilità così di incontrare variazioni climatiche anche significative spostandosi di pochi chilometri (più continentale rispetto al centro della città, ad esempio, risulta essere la zona di Capodichino, dove è situato l'unico aeroporto cittadino, al pari della maggior parte dei quartieri della zona nord del capoluogo, come Poggioreale o Secondigliano). Anche la zona dei Camaldoli, a causa della maggiore altitudine, si caratterizza per un clima leggermente più freddo nei mesi invernali, ed un clima meno afoso in quelli estivi. Non sono mancati però anche episodi di gelo (l'ultimo nel marzo 2005).


Napoli Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut
T. max. mediaC) 12 12 15 18 23 26 29 30 26 22 17 14 12,7 18,7 28,3 21,7 20,3
T. min. mediaC) 4 4 6 8 12 16 18 18 15 12 8 5 4,3 8,7 17,3 11,7 10,5
T. max. assolutaC) 20 22 27 27 32 37 38 40 37 36 27 22 22 32 40 37 40
T. min. assolutaC) -5 -2 -2 0 0 8 10 10 7 2 -2 -3 -5 -2 8 -2 -5
Giorni di calura (Tmax ≥ 30 °C) 0 0 0 0 0 1 6 8 1 0 0 0 0 0 15 1 16
Giorni di gelo (Tmin ≤ 0 °C) 3 2 1 0 0 0 0 0 0 0 0 2 7 1 0 0 8
Precipitazioni (mm) 104 98 86 76 50 34 24 42 80 130 162 121 323 212 100 372 1 007
Radiazione solare globale media (centesimi di MJ/mq) 4 4 5 6 8 9 10 10 8 6 4 3 11 19 29 18 77
Fonte: Weatherbase[16]
  • Classificazione climatica: zona C, 1034 GG[17]

  Storia

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Storia di Napoli.
  La Magna Graecia

  Preistoria

Alcune tombe risalenti all'epoca neolitica (fine III millennio a.C.) rinvenute nel quartiere di Materdei a ridosso della Calata Fontanelle, da attribuire all'antichissima cultura del Gaudo, provano che l'area cittadina fu frequentata già in epoca preistorica. Inoltre sono stati trovati solchi di aratri risalenti a molto prima dell'insediamento di coloni greci.

  Il mito della fondazione

La fondazione della città di Napoli è strettamente legata al mito della sirena Partenope.

Le sirene erano creature mitologiche proprie della tradizione greca, esseri per metà donna e metà uccelli (e non pesci, come da errata tradizione medievale). Celebre era il loro canto ammaliatore che conduceva equipaggi e navi alla deriva.

La sirena Partenope, forse perché innamorata dell'eroe Ulisse, non riuscendo a sedurlo, si gettò in mare da una rupe, uccidendosi. Il suo corpo fu trasportato dalle onde sui lidi napoletani, dove sarebbe sorta in suo onore la città di Partenope. Altre versioni del mito vogliono la città direttamente fondata dalla sirena, fuggita sull'isolotto di Megaride con un mortale greco; in nome del loro amore avrebbero così fondato la città.

Per tale mito i Napoletani vengono ancora oggi definiti Partenopei.

  Età antica

Nel VII secolo a.C. fu fondata la colonia di Partenope ad opera dei Cumani. Essa fu preceduta da un emporio commerciale dal IX secolo a.C. sull'isolotto di Megaride[18]. Tale centro abitato, con l'avanzare dell'egemonia etrusca, cadde in declino. In seguito, dopo la guerra contro i Tirreni, i Cumani poterono riappropriarsi delle coste e fondare nuove città. La città di Partenope registrò una graduale ripresa. Oltremodo, intorno al 475 a.C. gli abitanti di Cuma decisero di supportarla con un nuovo centro propulsore, ovvero Neapolis ("città nuova"). Essa sorse più a valle rispetto alla zona più antica di Palepolis ("città vecchia").

Le fonti antiche non precisano la data di fondazione di Neapolis. Gli ultimi ritrovamenti archeologici, tuttavia, conducono ad innalzare la data di fondazione di Neapolis nel VI secolo a.C.[19]

Dopo la parentesi Osco-Sannita e i disordini interni ad essa collegati, che vide oltremodo l'accentuarsi delle differenze tra la vecchia e la nuova città, nel 327 a.C. Neapolis venne conquistata dai Romani, conservando tuttavia la lingua greca almeno fino al II secolo d.C.. Nei secoli seguenti Neapolis ritornò l'unico centro propulsore della zona e Palepolis divenne soltanto un luogo periferico in cui vennero erette grandi ville. Neapolis ospitò molti patrizi ed imperatori romani che trascorsero qui pause di governo. Augusto la scelse come sede dei giochi Isolimpici, una specie di giochi Olimpici italici poiché era la città più "greca d'Italia".[20][21] Nel 476 d.C. l'ultimo imperatore romano d'occidente Romolo Augusto fu imprigionato nel Castel dell'Ovo. Con il termine dell'età antica e con l'incalzare delle invasioni barbariche la città si chiuse nelle sue mura. Le zone periferiche di Palepolis e Pausylipon, un tempo mete dell'aristrocrazia romana, caddero preda delle invasioni barbariche e dell'incuria

  Età medievale

  Statua di Federico II di Hohenstaufen all'ingresso del Palazzo Reale di Napoli.

Nel 536 Napoli fu conquistata dai Bizantini durante la guerra gotica e rimase saldamente in mano all'Impero anche durante la susseguente invasione longobarda, divenendo in seguito ducato autonomo (il primo duca, secondo la tradizione, sarebbe stato Basilio, nominato nel 660-61 dall'Imperatore bizantino Costante II,[22] anche se è probabile che egli fosse stato preceduto da altre persone che avevano svolto le sue stesse mansioni, espressione comunque delle cosiddette "famiglie magnatizie" cittadine). La vita del ducato fu caratterizzata da continue guerre, principalmente difensive, contro i potenti principati longobardi vicini e i corsari musulmani (genericamente definiti Saraceni), provenienti per lo più dal Nordafrica o dalla Sicilia, conquistata dagli Aghlabidi a partire dall'827.

  Statua di Carlo I d'Angiò all'ingresso del Palazzo Reale di Napoli.

In realtà l'avversione tra Cristianesimo e Islam trovò nel Meridione italico ampi spazi di convergenza in nome della politica e dei comuni interessi commerciali: entrambi in grado di produrre il disinvolto impiego da parte napoletana (ma campana in genere, dovendosi comprendere in questo discorso anche Amalfi) di mercenari musulmani, per lo più assoldati nell'insediamento (in arabo ribāṭ) del Traetto. Prolungato artefice di questa politica fu il vescovo di Napoli e duca Attanasio II, a dispetto della scomunica comminatagli del Papa.

Il X secolo fu caratterizzato da una prudente politica, che mirò a tener fuori Napoli dai giochi che si svolgevano intorno a lei. Da ciò trassero giovamento l'economia e la cultura, con lo sviluppo delle industrie tessili (specialmente apprezzata quella del lino, per il quale i commercianti arabi garantivano un'ampia importazione dall'Egitto) e della lavorazione del ferro, mentre è attestato un proficuo scambio di materiale letterario e storico - sia religioso sia profano, sia greco sia latino - tra la città e Costantinopoli, da cui provenne ad esempio il greco Romanzo di Alessandro (ampiamente conosciuto anche nell'Oriente islamico, dove il condottiero macedone fu identificato nel coranico Dhū l-Qarnayn, "Quello delle due corna"), per merito del bibliofilo arciprete Leone, che consentirà la successiva traduzione dell'opera in lingua latina e il suo considerevole successo.

Attorno al 990, pochi anni dopo l'istituzione dell'arcidiocesi di Capua, Sergio fu il primo arcivescovo della città, quando la sua diocesi fu elevata a provincia ecclesiastica dal Papa, poco dopo che Leone III l'Isaurico, a seguito delle dispute teologiche sorte attorno al movimento iconoclasta, passò le diocesi dell'Italia bizantina sotto l'autorità del patriarcato di Costantinopoli[23].

  Statua di Alfonso V d'Aragona all'ingresso del Palazzo Reale di Napoli.

Nel 1139 i normanni di Ruggero II conquistarono la città, ponendo fine al ducato: Napoli entrò così a far parte del territorio del Principato di Capua, nel neonato Regno di Sicilia, con capitale Palermo; ciononostante la città conservò la sede dell'arcidiocesi.

Dopo la dominazione sveva, durante la quale fu compresa nel giustizierato di Terra di Lavoro, il capoluogo campano divenne parte del regno angioino in seguito alla vittoria di Carlo d'Angiò su Manfredi di Svevia nel 1266 a Benevento e su Corradino di Svevia a Tagliacozzo nel 1268. In seguito alla rivolta scoppiata in Sicilia nel 1282 (Vespri siciliani) e l'occupazione dell'isola da parte aragonese, Napoli, fino ad allora una delle tante città marinare del Tirreno, divenne la capitale del regno e uno dei più importanti centri di potere della penisola italiana. Succede a Carlo d'Angiò il figlio Carlo II ed in seguito il nipote, Roberto d'Angiò, detto "il Savio", che fa di Napoli un centro culturale fra i più vivaci dell'Europa e del Mediterraneo. A questo periodo risalgono i soggiorni in città di Francesco Petrarca, Simone Martini, Giotto (che vi fonderà una scuola pittorica giottesca fra le più importanti d'Italia) e di Boccaccio, che nella basilica di San Lorenzo Maggiore conoscerà Fiammetta, ovvero Maria d'Aquino ed in seguito rimpiangerà i piacevoli anni trascorsi alla corte napoletana. Succederà al re Roberto, la nipote Giovanna I di Napoli nel 1343 e poi sarà il momento dei d'Angiò di Durazzo nel 1382 con Carlo di Durazzo, Ladislao I di Napoli e Giovanna II di Napoli. L'ultima grande impresa degli angioini napoletani fu la spedizione militare di Ladislao I di Napoli, il primo tentativo di riunificazione politica d'Italia, agli inizi del XV secolo.

  Età moderna

  Masaniello, uno dei protagonisti della storia cittadina

Nel 1442 anche Napoli cadde in mano aragonese, diventando una delle città più influenti del dominio Aragonese e ospitando stabilmente, durante il regno di Alfonso il Magnanimo (1442-1458), il re e la corte di questo grande stato mediterraneo. Nel 1501, nell'ambito delle guerre d'Italia, il Regno di Napoli fu conquistato dagli spagnoli e, per oltre due secoli, governato da un viceré, per conto di Madrid. Nel XVII secolo la città vide la famosa rivolta di Masaniello (partita da quella stessa Piazza Mercato in cui era stata tagliata la testa a Corradino di Svevia) a causa del malgoverno spagnolo e la nascita di un'effimera repubblica indipendente.

Nel corso della guerra di successione spagnola l'Austria conquistò Napoli (1707), ma la tenne per pochi anni, fino al 1734, anno in cui il regno fu occupato da Carlo di Borbone, che vi ricostituì uno stato indipendente che comprendeva tutto il Mezzogiorno italiano e la Sicilia. Sotto la dinastia dei Borbone Napoli rafforzò il suo ruolo divenendo, insieme a Parigi e Londra, una tra le principali capitali europee. Con la rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, Napoli vide prima la nascita di una repubblica giacobina e poi la conseguente restaurazione borbonica. Nel 1806 fu nuovamente conquistata dalle truppe francesi condotte da Napoleone Bonaparte che affidò il regno a suo fratello Giuseppe e quindi, in seguito, a Gioacchino Murat. Nel 1815 con la definitiva sconfitta di Napoleone e il Congresso di Vienna Napoli ritornò nuovamente ai Borbone.

Nel 1860 il Regno delle Due Sicilie fu conquistato dai Mille di Garibaldi e annesso al Regno d'Italia.

  Età contemporanea

Durante la seconda guerra mondiale Napoli vide, dopo l'8 settembre, la rivolta popolare contro l'occupante tedesco comunemente detta delle Quattro giornate di Napoli. La Napoli contemporanea è tra le più grandi e popolose metropoli italiane e mediterranee, conservando ancora la sua storica vocazione di centro culturale, scientifico ed universitario di livello internazionale, oltre che di grande città d'arte e primario polo turistico.

  Simboli

Stemma del Comune
Gonfalone del Comune
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Stemma di Napoli.

Lo stemma si compone di uno scudo sannitico diviso in due parti orizzontali di uguale altezza, quella superiore colorata d'oro e l'altra di rosso («troncato d'oro e di rosso»), sormontato da una corona turrita con cinque bastioni merlati visibili, di cui solo uno, quello centrale, dotato di porta d'ingresso. L'oro simboleggia il Sole, mentre il rosso la Luna[24][25].

Il gonfalone riprende i due colori dello stemma, oro e rosso, che occupano rispettivamente la metà superiore e la metà inferiore dell'intero drappo («troncato»), riprendendo simmetricamente la disposizione dei colori dello scudo araldico cittadino[26].

« troncato d'oro e di rosso, caricato dello stemma civico, con l'iscrizione in oro «Comune di Napoli». »

Altro simbolo, che entra molto di più nell'immaginario collettivo internazionale e che non rappresenta uno stemma, è il Vesuvio.

  Onorificenze

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Quattro giornate di Napoli.

Napoli è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione; è stata infatti la prima città a liberarsi con le sue sole forze dall'occupazione nazi-fascista e quindi insignita della medaglia d'oro al valor militare per i sacrifici della popolazione e per le attività nella lotta partigiana durante la rivolta detta delle Quattro giornate di Napoli.

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro al valor militare
«Con superbo slancio patriottico sapeva ritrovare, in mezzo al lutto ed alle rovine, la forza per cacciare dal suolo partenopeo le soldatesche germaniche sfidandone la feroce disumana rappresaglia. Impegnata un'impari lotta col secolare nemico offriva alla Patria, nelle "Quattro Giornate" di fine settembre 1943, numerosi eletti figli. Col suo glorioso esempio additava a tutti gli Italiani, la via verso la libertà, la giustizia, la salvezza della Patria[27].»
— Napoli, 27 - 30 settembre 1943, data del conferimento: 10 settembre 1944

  Ricorrenze

  Monumenti e luoghi d'interesse

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Monumenti di Napoli e Centro storico di Napoli.
  Il Centro storico di Napoli

Napoli è una delle città a maggior densità di risorse culturali e monumenti nel mondo che ne testimoniano la sua evoluzione storico-artistica. Il centro storico, nel 1995, è stato annoverato dall'UNESCO tra i patrimoni dell'umanità con la seguente motivazione:

« Si tratta di una delle più antiche città d'Europa, il cui tessuto urbano contemporaneo conserva gli elementi della sua storia ricca di avvenimenti. I tracciati delle sue strade, la ricchezza dei suoi edifici storici caratterizzanti epoche diverse conferiscono al sito un valore universale senza uguali, che ha esercitato una profonda influenza su gran parte dell'Europa e al di là dei confini di questa. »

Esso è il risultato di sovrapposizioni di stili architettonici, a racchiudere circa 2.800 anni di storia e a testimonianza delle varie civiltà che vi hanno soggiornato: fattori che gli hanno donato un valore universale senza eguali.[30] Su un territorio relativamente poco esteso sono presenti, tra gli altri, un grande numero di castelli, residenze reali, palazzi monumentali, chiese storiche e resti dell'età classica. L'eredità di questa storia millenaria si può comunque ammirare anche in tutta la città e nei suoi dintorni, che rendono la città di Napoli, un museo a cielo aperto a tutti gli effetti.

Tuttavia, la scarsa valorizzazione e la mancanza di fondi per eventuali restauri, fa sì che parte di tale patrimonio versi in rovina o in stato di degrado[31] (sono più di 160 le chiese che solo nel centro storico hanno gravi problemi strutturali, altrettanti i palazzi; ma anche fontane, obelischi, architetture antiche, ecc.). Per far fronte a questa emergenza, vari comitati cittadini stanno cercando di far intervenire l'UNESCO[31]. Inoltre, malgrado il costante impegno delle associazioni per la tutela del patrimonio partenopeo, che puntualmente segnalano agli organi competenti le situazioni più critiche, i fenomeni di degrado coinvolgono anche diversi beni posti al di fuori del centro di Napoli.

  Architetture religiose

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Chiese di Napoli e Catacombe di Napoli.
  La cupola di Santa Maria della Sanità

Le catacombe cristiane che sorsero fuori le mura rappresentano le prime testimonianze di arte, storia e architettura della Napoli cristiana, e che per secoli caratterizzarono la vita socio-religiosa della città.

Le varie dominazioni straniere che hanno caratterizzato la storia di Napoli, influenzarono notevolmente anche la religiosità della città, come nel caso dei regnanti Angioini ed Aragonesi; nei secoli successivi la città fu saldamente legata alla controriforma, sotto il dominio degli Asburgo di Spagna[32].

« La cosa che ci è sembrata più straordinaria, a Napoli, è il numero e la magnificenza delle sue chiese: posso dirvi, senza esagerare, che ciò oltrepassa l'immaginabile. »
(Maximilien Misson, Nouveau Voyage d'Italie.[33])
  La Cattedrale

Nel XVII secolo a Napoli vi erano un centinaio di conventi e monasteri[34], mentre circa 500 chiese nel XVIII secolo, tanto che le valse il soprannome di città dalle 500 cupole[35]. In epoca più moderna, il periodo del Risanamento, i terremoti e soprattutto i 181 bombardamenti della seconda guerra mondiale, hanno sottratto alla città partenopea più di 60 chiese monumentali.

Oggi, Napoli continua a possedere il maggior numero al mondo, di chiese, di conventi ed altre strutture di culto[36][37]. Anche se si considerano solo le chiese storiche, il numero è particolarmente elevato; esse raggiungono infatti le 448 unità.

Molte sono le chiese proibite, dalle porte sbarrate da secoli o abbandonate senza custode ma che spesso contengono anche opere di alto valore artistico (come ad esempio la chiesa di Santa Maria della Sapienza su via Costantinopoli che contiene tele di Luca Giordano ed un ricco interno barocco)[38]. Le chiese napoletane sono testimonianze artistiche, storiche ed architettoniche formatesi nell'arco di diciassette secoli; ad esse, seppur in maniera indiretta, sono legate per lo più le vicende artistiche ed architettoniche della città, nonché i suoi repentini cambiamenti.

  Vetrate policrome della Basilica di Santa Chiara

Tra le principali architetture religiose della città si ricordano:

  I cimiteri monumentali

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Personalità sepolte a Napoli.
  Cimitero delle Fontanelle - le "cassette sacre"

La città possiede numerose aree cimiteriali monumentali. Il cimitero più vasto e quello storicamente ed artisticamente di maggior rilievo è il cimitero di Poggioreale. Di particolar pregio è anche il cimitero delle Fontanelle (sebbene sia considerato dall'opinione comune, più una sorta di catacomba legata a rituali pagani che un normale cimitero).

Il cimitero di Poggioreale, uno dei maggiori d'Europa, consta di diverse parti distaccate che si arrampicano sulle colline partenopee da Poggioreale fino a San Carlo all'Arena. La parte principale è il cimitero monumentale che data la ricchezza di statue, lapidi, chiese e cappelle è da considerarsi un museo a cielo aperto e sicuramente uno dei posti meno conosciuti artisticamente (Il cimitero contiene circa 1.000 statue). Uno dei posti più interessanti è il Quadrato degli uomini illustri dove riposano tutte le personalità che hanno dato lustro alla città: Benedetto Croce, Salvatore Di Giacomo, Raffaele Viviani, E. A. Mario, Vincenzo Gemito, Saverio Mercadante, Luigi Giura, Tito Angelini, Gilda Mignonette e tanti altri. Un'altra parte importante da segnalare è quella della chiesa di Santa Maria del Pianto dalla quale diparte un vialetto a zig zag che scende dalla collina e dove si possono incontrare le cappelle private di Totò (che riceve tuttora, inserite all'interno della cappella, lettere da ammiratori che recano in molti casi l'intestazione "Antonio De Curtis - Cimitero di Napoli"[39]), Eduardo Scarpetta, ed Enrico Caruso.

Realizzato in una cavità ubicata all'interno del Rione Sanità, il Cimitero delle Fontanelle fu per secoli oggetto di culto da parte del popolo napoletano. All'interno vi sono depositati migliaia di resti di ossa umane delle persone decedute a causa dell'epidemia di colera che investì Napoli nel XVII secolo (circa quarantamila teschi che venivano venerati, adottati, curati con l'auspicio di ottenerne delle grazie). Questo culto venne interrotto a causa del naturale contrasto della Chiesa verso i riti pagani, intorno agli inizi degli anni settanta. Dopo 20 anni di chiusura il cimitero è stato restaurato e recentemente riaperto al pubblico.

  Residenze reali

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Residenze reali borboniche in Campania.
  La facciata del Palazzo Reale

La città di Napoli ha due vere e proprie residenze reali, nonostante altre ville o palazzi siano state abitate da sovrani o capi di stato (come Villa Rosebery).

Il Palazzo Reale si affaccia su Piazza del Plebiscito ed ha le forme tipiche di una reggia europea. Fu costruito a partire dal XVII secolo, e rimase ufficiale residenza reale anche sotto la monarchia sabauda, sino al 1946. Le stanze del palazzo riassumono svariati stili architettonici ed artistici; di particolare rilievo monumentale sono lo scalone d'onore in marmo e il giardino esotico del 1841.

La facciata risale al XIX secolo, ed è ornata da una serie di statue rappresentanti i monarchi più influenti e importanti che hanno governato direttamente o indirettamente la città: Ruggero il Normanno, Federico II di Svevia, Carlo I d'Angiò, Alfonso I d'Aragona, Carlo V d'Asburgo, Carlo III di Borbone, Gioacchino Murat, Vittorio Emanuele II di Savoia.

Carlo III di Borbone, insieme allo storico palazzo reale, nel progetto di risistemare la funzionalità urbana di Napoli e del circondario, fece erigere una seconda residenza regia, la Reggia di Capodimonte. Il palazzo, che oggi ospita una celebre pinacoteca, fu progettato e costruito in uno spazio che divenne poi un'importante zona verde della città, nel tentativo di orientare una pianificazione urbanistica coerente con i principi dell'illuminismo. La residenza fu abitata anche da Ferdinando IV e da Gioacchino Murat; infine nel 1950 fu adibita a sede dell'omonimo Museo Nazionale. Le opere d'arte raccolte nella pinacoteca comprendono collezioni di porcellane e importanti dipinti, fino alle tele dell'Impressionismo francese.

  Architetture militari

  Torri e mura

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Torri di Napoli e Mura di Napoli.
  Torre Ranieri

Sin dall'epoca romana le mura cittadine si estendevano su un tracciato quadrangolare delimitato a nord sull'odierna via Foria, a sud dal corso Umberto, ad ovest su via San Sebastiano e ad est su via Carbonara[40]. Queste riprendevano sostanzialmente quelle già edificate secoli prima dai greci: «mura basse realizzate a camera, intervallate da torri a base quadrata»[41] di cui sono ancora visibili i resti in piazza Bellini. Ulteriori modifiche furono compiute nel 79 d.C. per accogliere i profughi dall'eruzione del Vesuvio e nel 440 per offrire rifugio alle popolazioni scampate dalle invasioni barbariche[41]. La struttura delle mure era talmente solida che Totila dovette faticare non poco per entrare in città nel 542 e solo dopo un assedio durato sei anni[41]. In epoca angioina le mura si estendevano per circa 4,5 km comprendendo un'area di circa 200 ettari in cui risiedevano circa 30000 abitanti. Il fossato a nord fu denominato carbonarius publicus in quanto vi venivano bruciati i rifiuti[41], quello a ovest Lavinaius in cui fluivano le acque piovane prima di gettarsi in mare. Ulteriori modifiche furono effettuate nel XIV secolo da Carlo I d'Angiò in direzione della marina fino ad includere il Castel Nuovo e nel 1484 dagli aragonesi in direzione del Carmine fino ad includere l'omonimo castello[42]. Durante il vicereame spagnolo furono intrapresi nuovi lavori di murazione dal 1533 al 1547 specialmente ad occidente dove si abbarvicava sulla collina fino a Santa Maria Apparente[41]. Nonostante le prammatiche dei viceré che vietavano l'edilizia abusiva e nonostante fuori le mura vi erano numerosi villaggi come, ad es., quello di Antignano sulla collina del Vomero dal quale si poteva raggiungere Napoli attraversando la strada cd. dell'Infrescata, continuò l'afflusso di popolazioni dalle campagne determinando quel boom demografico che raggiunge il culmine nel 1656 con oltre 300000 abitanti[41]. Con lo sviluppo delle tecnologie belliche, con la liberalizzazione dell'edilizia extra moenia avvenuta grazie agli austriaci, con i nuovi programmi urbanistici di Carlo III e con le demolizioni dei borboni, le mura persero via via valore fino a scomparire del tutto.

  Mura greche nell'Università di Napoli "Federico II" (Dipartimento di Scienze politiche)

Come già detto, la cinta muraria originale era intervallata da una serie di torri, dapprima erette in tufo e poi in piperno e pietra lavica[41]. La torre dell'oro, cd. “Bruna” fu aggiunta da Roberto d'Angiò nel XIV secolo, mentre non fu pensata originariamente per scopi difensivi ma servì comunque da riparo e da centro strategico durante la rivolta di Masaniello nel 1647, il Torrione di Santa Chiara[42]. Verso la fine del XVI secolo il circuito contava trentuno torri denominate secondo varie opportunità: La Brava, il Trono, La Fedlissima, la Vittoria, la Fortezza, la Cara Fè, la Speranza, l'Aragona, San Severo, Sebeto, Partenope, la Gloria, l'Onore, la Virtù, Sant'Anna, la Duchesca, Sant'Efremo, la Sirena, San Michele, il Salvatore, San Giacomo, l'Austria, il Popolo, le Grazie, Sant'Aniello, il Guasto e Reale[41]. Le torri presentavano un'altezza media di circa 15 m ed un diametro di 18 m «per lo più cilindriche e con basi lievemente scarpate, coronavano le torri, merli e beccatelli, poggiati su archetti, per consentire lo spazio delle caditorie. Il materiale impiegato era tutto locale: pietre di tufo, pozzolana per la muratura interna e rivestimento esterno con piperno»[41]. Le torri erano accompagnate lungo il percorso da una serie di portali dei quali sono ancora visibili poche ma meravigliose testimonianze quali, ad es., “porta Medina” costruita nel 1640 nell'attuale montesanto, “porta San Gennaro” del 1573 nell'attuale piazza Cavour, “porta Capuana” di vetuste origini. Torri difensive o di avvistamento erano tuttavia locate anche in zone più periferiche.

  Castelli

La Napoli antica che aveva a lungo goduto di un'eccellente protezione da parte della capitale dell'Impero romano (anche grazie alla vicinanza con quest'ultima), al passaggio dall'età classica al Medioevo, dovette presto ritornare a difendersi da sola. Città di mare e senza difese naturali nell'entroterra, fu protagonista di numerosi assedi che dovette subire soprattutto nel periodo del Ducato autonomo; in questo periodo la città si ritrovò in una continua e quasi ininterrotta sequenza di guerre, prevalentemente difensive, contro i principati longobardi di Benevento, di Salerno e di Capua, gli imperatori bizantini, i pontefici ed infine i Normanni che la riuscirono ad espugnare definitivamente nel 1137.

I castelli difensivi giunti sino a noi intatti nella struttura sono sei, cinque nel centro storico (Maschio Angioino o Castel Nuovo, Castel Capuano, Castel Sant'Elmo, Castel dell'Ovo e la Caserma Garibaldi, costruita appunto a mo' di castello fortificato), e l'altro in zona periferica, il Castello di Nisida di epoca tardo-angioina che oggi ospita la Colonia di Redenzione per Minorenni. Vanno inoltre menzionati i resti di altri due castelli: il Forte di Vigliena e il Castello del Carmine. Altre strutture della città hanno forme ed aspetto di castelli (Castello Aselmeyer), il cui interesse storico è limitato al significato artistico e decorativo della struttura. Infine, sono presenti anche varie strutture militari costituite da caserme: la loro edificazione risale prevalentemente verso la seconda metà del XIX secolo.

I primi castelli di Napoli ebbero per lo più la funzione di residenze reali: Carlo I d'Angiò decise di erigere il Castel Nuovo principalmente come sua residenza. La dinastia aragonese rimaneggiò le sue strutture, tanto che della costruzione angioina nulla rimane, a parte la Cappella di Santa Barbara. In assenza totale di riproduzioni iconografiche, si è ipotizzato che il preesistente castello angioino fosse simile a coeve costruzioni nell'Anjou, nella Francia nord-occidentale.

Cinque imponenti torri di piperno e tufo ne delimitano le spesse mura; il notevole arco di trionfo in marmo, fra le torri di Mezzo e di Guardia, fu costruito alla metà del Quattrocento da Francesco Laurana e celebra l'entrata di Alfonso I d'Aragona in Napoli il 26 febbraio 1443. La monumentale Sala dei Baroni, che oggi ospita le riunioni del Consiglio comunale, era la sala centrale del castello. Fu così chiamata perché nel 1487 vi furono arrestati i baroni che congiurarono contro Ferrante I d'Aragona, ivi riuniti dal sovrano per celebrare le nozze della nipote. Oggi l'edificio ospita l'omonimo Museo Civico. Nella sua Sala centrale, Pietro da Morrone, salito al Soglio come Celestino V, nel dicembre 1294 «fece per viltade il gran rifiuto» - come ricorda Dante - aprendo la strada all'ascesa di Bonifacio VIII, dopo un conclave tenutosi nello stesso locale.

Il Castel dell'Ovo, a funzione prettamente difensiva delle coste cittadine, fu così chiamato perché secondo la leggenda Virgilio nascose nelle sue segrete un uovo, a reggere tutta la struttura dell'edificio che, nel momento in cui fosse stato rotto avrebbe fatto crollare il castello e portato alla distruzione della città. Il castello sorge sull'isolotto di Megaride, dove nel VII secolo a.C. sbarcarono i Cumani che fondarono Partenope. Dopo alterne vicende, nel XII secolo fu ricostruito dai Normanni e poi ristrutturato dagli Aragonesi. Attualmente vi si svolgono mostre e convegni ed è liberamente visitabile.

Castel Capuano aveva la funzione di proteggere l'entroterra di Napoli e fu costruito nel 1153 da Guglielmo I di Sicilia, come residenza reale normanna. Con l'avvento degli Svevi, Federico II soggiornò spesso a Napoli e curò in particolare la fortificazione del castello, strategicamente posizionato sulla principale via d'accesso alla città da terra. Fino all'avvento della dinastia aragonese, la Porta Capuana era posizionata proprio dinanzi al Castel Capuano. Quella che si può ammirare oggi, d'epoca rinascimentale, fu fatta edificare poco discosto da Ferrante d'Aragona ad opera di Giuliano da Maiano. Sotto il viceré spagnolo Don Pedro di Toledo, al castello furono riuniti i Tribunali del Regno. Per i successivi cinquecento anni, Castel Capuano è stato sinonimo di Tribunali da poco trasferiti nei moderni edifici del Centro direzionale.

Il Castel Sant'Elmo, è stato sempre un possedimento molto ambito per la sua favorevole posizione in altura che ne assegnava una funzione di controllo della città; determinante è stato il suo ruolo nei fatti d'armi della Repubblica partenopea. Fu edificato sulla cima della collina del Vomero verso il 1275 da Carlo I d'Angiò e ristrutturato tra il 1538 e il 1546 dal viceré Don Pedro de Toledo, assumendo l'attuale pianta a stella. Il castello è attualmente raggiungibile attraverso l'antica via Bonito[43].

  Architetture civili

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Storia dell'urbanistica e dell'architettura di Napoli.
  Palazzo dello Spagnolo, scale ad "ali di falco" di cultura sanfeliciana

L'edilizia civile in epoca medievale risentì ampiamente delle numerose guerre e dell'incertezza politica del periodo, molto più dell'architettura religiosa; poco o nulla resta in città dei palazzi edificati nel periodo ducale e vescovile. Successivamente, la classe di feudatari che si andò costituendo con l'instaurarsi della monarchia, e che andò a trasferirsi progressivamente in città dopo l'avvento della dinastia angioina, iniziò ad edificare dimore e palazzi nobiliari anche con l'intento di prender parte alla vita di corte.

Nel periodo dell'Umanesimo numerose furono le testimonianze di palazzi lasciate in città, in particolare da artisti catalani e, a partire dal XV secolo più marcata fu invece l'impronta toscana caratteristica dell'edilizia civile rinascimentale. Numerose e di valore sono anche le testimonianze artistiche di epoca barocca e neoclassica.

  Palazzi di Napoli

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Palazzi di Napoli.

Sono diverse centinaia i palazzi di valore artistico monumentale della città, molti dei quali in rovina, come il rinascimentale Palazzo Penne (importante esempio di architettura civile quattrocentesca) o incompleti, come nel caso del celebre Palazzo Donn'Anna, tipico esempio di Barocco napoletano di Cosimo Fanzago.

  Il Real Albergo dei Poveri, tra le più grandi costruzioni del XVIII secolo

Altri palazzi mostrano il proprio originario splendore: tra questi spiccano per importanza storico-architettonica il Palazzo Gravina, a tipico modello tosco-romano (oggi sede centrale della Facoltà di Architettura), il Palazzo Casamassima ai Banchi Nuovi, il Palazzo Cellamare a Chiaia, il Palazzo Tarsia, il Palazzo Carafa di Maddaloni nel suo imponente stile barocco. Di rilievo per la ottima conservazione degli ambienti interni vanno segnalati invece il Palazzo Doria d'Angri nei pressi di Piazza Dante e il Palazzo Corigliano in Piazza San Domenico Maggiore, o ancora il Palazzo dello Spagnolo ubicato in via Vergini nel rione Sanità, in pieno centro storico cittadino, che costituisce probabilmente il più pregevole esempio di architettura civile in stile Barocco napoletano.

I palazzi ai numeri 20 e al 22 di via Nilo rappresentano, anche se molto rimaneggiati con le sopraelevazioni e le nuove decorazioni, esempi di architettura quattrocentesca in cui è evidente il passaggio tra lo stile catalano del numero 22 e quello rinascimentale al 20.

  Ville

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Ville di Napoli.

Napoli, nel corso della sua storia, per la sua felice posizione e il suo clima mite, è stata più volte scelta anche come luogo di villeggiatura.

Secondo gli esami storici, i primi a scoprirla sotto questo punto di vista furono i romani (anche se alcune ricerche archeologiche hanno fatto intuire che vari luoghi della città furono individuati come "zone di ozio" anche dai greci); successivamente, anche tutte le altre dominazioni straniere videro in Napoli un luogo di vacanza, incrementando l'edificazione di sontuose ville entro e fuori le mura.

Ricordiamo che queste architetture hanno assunto anche una "veste reale" (come Villa Rosebery che fu residenza dei Borboni). Quest'ultima, prettamente neoclassica, fu dimora del banchiere Carlo Rothschild che dirigeva la filiale napoletana dell'omonima Banca. Le ville napoletane rappresentano importanti testimonianze architettoniche; esse spaziano dal periodo romano (ruderi) al XX secolo; sono circa duecento le ville entro il solo municipio di Napoli, situate maggiormente in zone panoramiche o nelle immediate vicinanze della costa.

Le costruzioni più rilevanti si ebbero nel 700 e nell'800; infatti, in questo periodo, le famiglie nobiliari napoletane si appellarono ai migliori architetti ed artisti provenienti dal resto d'Italia e non solo, affinché venissero costruite le loro residenze estive e non. Le ville napoletane del miglio d'oro, molte delle quali volute anche da stranieri residenti in città, sono riconducibili proprio a questo lasso di tempo.

Nel XX secolo, ed in particolare nei primi due decenni del secolo, si susseguirono in gran numero le costruzioni di ville in stile Liberty, dando luogo ad una vera e propria declinazione dello stile, definito Liberty napoletano, che si sviluppoò principalmente sul Vomero con le ville di Adolfo Avena, a Posillipo e nel quartiere Chiaia, dove furono più evidenti le influenze dell'Eclettismo e del monumentalismo della seconda metà del XIX secolo (ne costituisce esempio il Palazzo Mannajuolo di Giulio Ulisse Arata e dell'ingegner Gioacchino Luigi Mellucci).

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Liberty napoletano.

In seguito, con le speculazioni edilizie e le demolizioni di massa degli anni cinquanta, il numero di queste strutture subì un calo e generalmente, molte delle ville in questione versano in cattivo stato conservativo, mentre altre sono visitabili o sono in fase di restauro[44].

  Fontane

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Fontane di Napoli.

Le fontane di Napoli venivano costruite anzitutto allo scopo di distribuire le acque (provenienti da acquedotti ed acque sorgive) al popolo; l'altro motivo è invece prettamente politico: i sovrani succeduti al trono, molto spesso, donavano al popolo nuove e maestose fontane, a dimostrazione della loro generosità o simbolo del loro potere. Napoli sul finire del XVIII secolo, possedeva un gran numero di fontane; nel tempo, molte di queste, sono state spostate, modificate o nel peggiore dei casi, razziate. Oggi, il loro numero è comunque elevato, ma, molte di quelle visibili, versano in stato di degrado, mentre altre ancora sono rinchiuse nei depositi comunali del Chiatamone, in attesa di restauro e di visibilità[45].

Tra le fontane monumentali spiccano le opere di Pietro Bernini, di Domenico Fontana e di Cosimo Fanzago.

  Altro

La Mostra d'Oltremare realizzata nel 1940 dal regime fascista per ospitare i prodotti delle colonie e diventata area espositiva di 750.000 m² con 9 padiglioni, 30 sale congressuali fino a 2.000 posti, teatro al chiuso e all'aperto per un complessivo di 3.000 posti, due piscine, quattro campi da tennis. Il parco dei divertimenti Edenlandia più "antico" d'Italia (1965); il Giardino Zoologico altrimenti detto Zoo di Napoli.

A Bagnoli ha sede dal 1993 la Città della Scienza (museo scientifico sui generis primo in Europa), mentre nei pressi di Piazza Carlo III è presente il Real Albergo dei Poveri - che diverrà Città dei Giovani.

Segue un elenco di alcuni tra gli ulteriori principali monumenti:

  Architettura moderna e contemporanea

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Centro direzionale di Napoli.
  Uno scorcio del Centro Direzionale

Nell'architettura partenopea, la nuova concezione novecentesca nacque dopo la maniera del Liberty e dell'Eclettismo.

In primo luogo gli architetti napoletani si schierarono tra i Razionalisti e i Monumentalisti. La presenza di architetti venuti da fuori progettò importanti edifici, ad esempio Marcello Piacentini diede vita alla sede del Banco di Napoli e Armando Brasini operò nella zona del rione Carità-San Giuseppe. Inoltre, Giuseppe Vaccaro e Gino Franzi vinsero il concorso per il nuovo Palazzo delle Poste. Quest'ultimo edificio si presentò come un vero e proprio manifesto dell'architettura funzionalista e razionalista della città.

Altre opere furono invece affidate a valenti architetti come Camillo Guerra, addetti alla propaganda fascista; sempre su questa linea i razionalisti (tra i più noti Giulio De Luca, Carlo Cocchia e Luigi Cosenza) progettarono dei complessi periferici. Il Cosenza progettò sia edifici pubblici che privati, mentre una sua grande opera costituì il Mercato Ittico nella zona del porto.

Carlo Cocchia e Giulio De Luca realizzarono la Mostra d'Oltremare, un complesso di 720.000 m² comprendente edifici, padiglioni espositivi, fontane, ecc.; fu inaugurata nel 1940 e ripristinata negli anni cinquanta dagli stessi progettisti. Più tardi, nel 1959 Cocchia progettò anche lo Stadio San Paolo.

Anche Cosenza fu attivo nel dopoguerra, vedendolo impegnato in un piano particolareggiato per l'area industriale e commerciale situata nella zona compresa tra Fuorigrotta e Bagnoli. Furono ricostruiti, oltre alla Mostra d'Oltremare, i complessi industriali di Bagnoli. Oltremodo i progetti INA-Casa e IACP vennero impiegati per la ricostruzione delle periferie; in quest'occasione parteciparono numerosi architetti razionalisti. A questo periodo risalgono i migliori esempi di architettura razionale, tra le personalità intervenute vi furono Franz Di Salvo, Eirene Sbrizolo, Gerardo Mazziotti, ecc.

  L'esterno della stazione Salvator Rosa di Alessandro Mendini

Durante la speculazione edilizia di Achille Lauro vennero saccheggiate molte aree agricole destinate a diventare grossi quartieri satelliti della periferia di Napoli.

Il drammatico scempio urbanistico che si operò in vaste zone d'Italia e in particolare a Napoli, venne ben raccontato da Francesco Rosi nel suo film del 1963 Le mani sulla città. Il film costituì una vera e propria denuncia della corruzione e della speculazione edilizia.

Negli anni settanta vennero avviati i nuovi cantieri della metropolitana, in cui parteciparono sia ingegneri che architetti. In principio, le stazioni dei Colli Aminei, Medaglie d'Oro e Vanvitelli furono affidate a Michele Capobianco. Oggi sono invece affidate ad architetti di fama internazionale. Negli anni ottanta nella zona orientale della città fu realizzato il Centro Direzionale su progetto del giapponese Kenzo Tange. Quest'ultima opera costituisce ancor oggi l'unico cluster di grattacieli dell'Europa meridionale. Il resto fu invece opera di architetti napoletani della nuova generazione come Massimo Pica Ciamarra, Nicola Pagliara, Alberto Izzo, ecc. Nel CDN vi è anche un edificio di Renzo Piano.

Nella cosiddetta Zona ospedaliera si sono riuniti i principali complessi sanitari della metropoli. L'ospedale Cardarelli e il Monaldi rappresentano un esuberante accademismo degli anni trenta, mentre il Cutugno di Giulio De Luca è un esempio di architettura organica. Il Nuovo Policlinico di Carlo Cocchia e aiuti rappresenta un esempio di architettura brutalista.

  L'interno della stazione Università di Karim Rashid

Alla fine degli anni novanta, dopo l'apertura delle prime stazioni della Linea 1 della Metropolitana e la costruzione e il potenziamento delle varie linee, è stato promosso dal comune il progetto Stazioni dell'Arte (piano delle 100 stazioni) che consiste nell'affidare la progettazione delle stazioni a noti artisti ed architetti contemporanei. Tra questi Gae Aulenti con le stazioni Dante e Museo, Alessandro Mendini con le stazioni Materdei, Salvator Rosa e Università (quest'ultima, inaugurata il 26 marzo 2011, progettata in collaborazione con Karim Rashid), Alvaro Siza con la stazione Municipio (con Eduardo Souto de Moura, in corso di realizzazione). Ultimata è invece la stazione di Toledo, progettata dall'architetto Óscar Tusquets.

Ancora ad opera di Siza è la ristrutturazione del Palazzo Donnaregina e la riconversione degli spazi in museo per il Museo Madre (2007). Giunta al completamento pure la Stazione di Napoli Centrale (progettata nel 1954 da Corrado Cameli, Pierluigi Nervi, Carlo Cocchia, Massimo Battaglini, Bruno Zevi, Giulio De Luca, Luigi Piccinato e Giuseppe Vaccaro) su disegno di Dominique Perrault. Oltremodo anche l'antistante Piazza Garibaldi è in corso di rifacimenti: alla piazza sarà inoltre associata una stazione della Metropolitana opera di Perrault. La città del futuro ha in serbo ulteriori altre riqualificazioni e costruzioni: la Stazione di Napoli Afragola, il progetto Naplest che riguarda la zona orientale, il potenziamento del porto, ecc.

  Piazze e strade

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Strade di Napoli, Piazze di Napoli e Quartieri di Napoli.
  Via Toledo

Tra le arterie principali di Napoli vi è di certo via Toledo (denominata "via Roma" durante il ventennio fascista), voluta dal viceré Pedro Álvarez de Toledo, che la edificò nel 1536. Grazie alla pedonalizzazione, la lunga strada è ora il fulcro dello shopping cittadino con i suoi numerosi negozi, nonché del turismo con i suoi palazzi storici che vi si affacciano: il Banco di Napoli, Palazzo Doria d'Angri, palazzo Colonna di Stigliano, la chiesa dello Spirito Santo, Piazzetta Augusteo, l'accesso est della Galleria Umberto I. Sfocia su piazza Trieste e Trento dove è presente la San Ferdinando e su piazza del Plebiscito.

  Vista della piazza verso la Basilica di San Francesco di Paola

Tra le piazze maggiori di Napoli vi è piazza del Plebiscito. Vi si affacciano due importanti monumenti: il Palazzo Reale e la basilica di San Francesco di Paola, che con il suo colonnato forma un'ellisse nei cui fuochi sono poste due statue equestri in bronzo: una di Antonio Canova raffigurante Carlo III e l'altra di Antonio Calì raffigurante Ferdinando IV. Sono da segnalare le statue dei leoni sul basamento ai lati del colonnato: nel cuore della piazza ogni anno nel periodo natalizio vengono realizzate opere d'arte contemporanea da artisti internazionali, concerti ed eventi di grande richiamo come il Concorso ippico internazionale di Napoli. Quest'ultimo concorso si è svolto nelle più grandi piazze del mondo fin quando la produzione dello stesso ha deciso di rendere Napoli il luogo fisso in cui svolgerlo.

Più antica è piazza Dante: tra il Cinquecento e il Seicento era detto "Mercatello" perché vi si tenevano i mercati 'periferici', ma tra il 1757 e il 1765 fu completamente ricostruita sotto Carlo III da Luigi Vanvitelli, che edificò l'emiciclo sulla cui sommità eresse ventisei statue raffiguranti le virtù del sovrano. Al centro della piazza la statua equestre di Carlo non fu mai posta poiché venne occupata dall'albero della libertà durante la Repubblica napoletana e poi dalla statua di Napoleone Bonaparte durante il regno di Murat. L'attuale statua di Dante Alighieri che dà il nome alla piazza fu posta dopo l'unità d'Italia. Al lato nord vi è Port'Alba col suo mercato dei libri e al lato sud la chiesa di San Michele. Nel 2002 è stata ristrutturata su progetto dell'architetto Gae Aulenti e resa ancora più spaziosa per ospitare l'omonima fermata della metropolitana. L'edificio vanvitelliano ospita il Convitto e Liceo Classico "Vittorio Emanuele II".

  Via San Gregorio Armeno, strada al di sotto del campanile

La zona di San Gregorio Armeno è nota ai più poiché vi si tiene il mercato del presepe, una grande tradizione natalizia napoletana. Le botteghe espongono i modelli più raffinati e più singolari di pastori, santi, Gesù bambini e altre amenità, come i personaggi dell'anno o personalità legate a Napoli come Totò, Massimo Troisi o Eduardo de Filippo. La via prende il nome dalla chiesa di San Gregorio Armeno, costruita tra il 1574 e il 1580 affrescata all'interno da Luca Giordano. Ogni martedì vi si tiene il miracolo della liquefazione del sangue del dente di Santa Patrizia.

Da piazza del Gesù Nuovo a piazza San Domenico si distende via Benedetto Croce, tratto centrale della cosiddetta Spaccanapoli, il Decumano inferiore della Napoli greco-romana, che nel suo sviluppo assume diverse denominazioni.

  Scorcio di Via Filangieri

Su piazza del Gesù Nuovo si affaccia la chiesa del Gesù Nuovo mentre al centro si erge un obelisco, noto come Guglia dell'Immacolata, alto 34 metri sulla cui cima è posta la statua bronzea della Madonna Immacolata eretta nel 1747. L'8 dicembre di ogni anno vi si tiene una cerimonia che consiste nella posa di una corona di fiori sulla statua in cima alla colonna. Via Benedetto Croce, invece, prende invece il nome dall'omonimo filosofo napoletano d'origini abruzzesi che in quella strada - e precisamente a Palazzo Filomarino - abitò per gran parte della sua vita e fondò l'Istituto Italiano per gli Studi Storici.

Il lungomare di Napoli prende il nome di via Caracciolo, in onore dell'ammiraglio Francesco Caracciolo fatto impiccare da Orazio Nelson sulla nave Minerva (già da lui comandata) nel golfo della città, per la sua adesione alla Repubblica Napoletana. La strada in realtà è recente, risale alla fine dell'Ottocento quando sostituì l'arenile che la Villa Reale (con l'Unità, Villa Comunale) separava dalla Riviera di Chiaia[46]. Il lungomare si snoda per chilometri di passeggiata con vista e, dopo Castel dell'Ovo prende il nome di via Partenope, strada realizzata con riempimenti a mare. Negli ultimi anni sono state rese balneabili le sottili spiagge vicino alle scogliere artificiali.

Altra arteria principale, nel passato così come oggi, è il Corso Vittorio Emanuele, che mette in comunicazione via Toledo con il quartiere Chiaia. Fino agli inizi del XX secolo l'arteria era percorsa dalla linea tranviaria.

  Scale

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Scale di Napoli.
  Le scale della Pedamentina

Le scale di Napoli, veri e propri complessi sistemi urbanistici, sono degli antichi percorsi pedonali che congiugono le colline con il centro e la costa. I più antichi percorsi gradinati della città, il più delle volte, sono nati grazie all'interramento di torrenti o sorgenti, che un tempo scorrevano appena fuori la città.

La storia di queste rampe è riconducibile per lo più alle espansioni fuori le mura del XVI secolo. Generalmente queste strade furono innalzate anche per collegare facilmente le varie emergenze monumentali, soprattutto religiose: monasteri, ritiri, chiese, ecc. o soprattutto, per esigenze urbanistiche.

Oltre a quelle più vaste e storicamente rilevanti (come ad esempio la Pedamentina: una vasta scala di circa 500 scalini), numerosissime altre sono tutt'oggi esistenti, costituendo, oggi come allora, un tipico elemento caratterizzante l'urbanistica di Napoli risultando tutt'oggi oggetto di studio e sono considerati dei veri e propri capolavori urbanistici.

  Siti archeologici

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Siti archeologici a Napoli e Napoli sotterranea.
(LA)
« tenet nunc Parthenope »
(IT)
« ora mi tiene Napoli »
(Epitaffio di Virgilio)
  Teatro Odeion di Posillipo

L'ossatura dell'assetto urbano di Napoli era già definita in epoca greca, e l'attuale forma del centro antico, rispecchia ancora la rielaborazione degli antichi tracciati (infatti ancora oggi sono visibili gli antichi decumani). Nel tempo, le trasformazioni urbane che hanno interessato il primo nucleo della città si sono concentrate per lo più sull'allargamento delle mura e sulla creazione di nuovi rioni. Ciò avvenne almeno sino al XVIII secolo, in quanto nel secolo successivo, con il cosiddetto risanamento, ci furono dei veri e propri sventramenti che interessarono anche il centro storico.

Sotto la "civiltà-madre" greca, Napoli non era una città votata all'attività guerriera ed il suo sviluppo andò affermandosi preminentemente in ambito commerciale. Infatti, in concomitanza con il calo dell'influenza ateniese, il porto della città divenne tra i più importanti scali del Mediterraneo. Notevole l'importanza, per la città, della sfera politico-religiosa nonché di quella culturale (la cultura greca di Napoli, sarà essenziale per la società romana[47]). La Napoli greca, oltre al già citato impianto urbano, ci ha lasciato altre testimonianze del suo passato: dalle mura alle antiche torri di difesa, resti della necropoli, resti di templi, il foro e gli innumerevoli ambienti ed architetture poste nel suo sottosuolo.

  Grotta di Seiano

Con l'avvento della civiltà romana, la città divenne una rinomata residenza estiva dell'impero, in cui imperatori e politici, amavano soggiornare per lunghi periodi[47] (in città sono tutt'oggi riscontrabili vari impianti di ville romane); come già accennato, la polis divenne anche un celebre luogo di cultura (Nerone si esibirà numerose volte nel teatro che oggi è sottostante la città moderna e Virgilio vi scriverà l'Eneide). Nel II-III secolo d.C. Puteoli e Miseno eclissarono Napoli nei settori commerciale e militare ed iniziò un periodo di decadenza anche a seguito dell'eruzione del 79 d.C., ma la città, con i suoi 30.000 abitanti rimase un crocevia di razze e culture differenti; fiorirono le comunità orientali e la venerazione del Dio Mitra (oggi a rappresentanza di questo periodo vi è in particolare la statua del Dio Nilo nell'omonima piazzetta). A testimonianza della Napoli romana troviamo anche acquedotti, terme, mura, resti di templi, domus, ponti, ipogei.

Infine, come testimonianza della Napoli antica, vi sono anche le opere funerarie; le più famose sono le catacombe cristiane, anche se ne esistono esempi legati al periodo greco e preellenico.

Altro importante sito archeologico della città è quello situato nei sotterranei del Maschio Angioino, che mette in mostra strati di architettura di origine greca, romana, normanna e aragonese.

La città sotterranea

La Napoli sotterranea ha quasi la stessa estensione della città che è sorta in superficie[48] e rappresenta un'importante testimonianza archeologica e storica; è possibile effettuare visite guidate nel sottosuolo che mostrano la stratificazione del territorio della città nel corso della storia. È un percorso guidato attraverso vecchie cisterne sotterranee, risalenti in gran parte all'epoca greco-romana e che furono attive fino all'Ottocento: Napoli era l'unica grande città europea ad avere l'acqua potabile nelle case, attraverso un sistema di pozzi collegati direttamente alle cisterne dell'acquedotto sotterraneo. Tali cisterne sono state ricavate mediante scavi nel sottosuolo di tufo, la tipica roccia vulcanica sulla quale e con la quale la città è stata costruita.

L'esame delle cavità, alcune di gigantesche proporzioni, ha permesso di stabilire che il tufo per costruzione è stato estratto sin dai primordi della città (è presente dello stucco greco lungo le pareti che serviva come impermeabilizzante). In pratica si può dire che gli edifici venivano costruiti con materiale estratto sotto gli stessi. Circa un chilometro di gallerie, delle decine presenti sotto la città, è visitabile. In diversi luoghi della città e dei dintorni sono presenti anche diverse catacombe.

  Aree naturali

  Valle del Gigante del Parco Nazionale del Vesuvio

Napoli possiede 33 giardini storici e parchi aperti al pubblico.

Ad est della città, vi è il Parco Nazionale del Vesuvio. L'area, che si sviluppa a ridosso del Vesuvio, rappresenta un'elevata rilevanza geologica, biologica e storica. Il territorio, ricco di bellezze storiche e naturalistiche, vanta una produzione agricola unica per varietà e originalità di sapori.

La Villa Comunale di Napoli (prima dell'Unità denominata "Villa Reale") fu fatta realizzare da Ferdinando IV su disegno del Vanvitelli nel 1780 per dare alla nobiltà napoletana un'oasi di gran ricercatezza sull'allora lungomare, impreziosendola di statue, fontane e alberi esotici ma proibita al popolo, per il quale venne progettata un'apposita villa in via Marina, poi non più realizzata. Al suo interno è la Stazione Zoologica Anton Dohrn, aperta al pubblico nel 1874, istituzione scientifica e di ricerca sita in un edificio neoclassico e ospitante, fra l'altro, l'acquario cittadino: il più antico del mondo[49] (fu aperto al pubblico il 12 gennaio 1874).

Un'estesa vista su Napoli e le sue coste a nord e a sud si può osservare dalla Collina dei Camaldoli (facente parte dell'Ente Parco Metropolitano "le Colline di Napoli" che occupa tutta l'area verde della zona nord occidentale) e dal Parco del Poggio.

Una veduta particolarmente suggestiva è offerta dal Parco Virgiliano a Posillipo (anche detto Parco della Rimembranza), posizionato su uno dei punti più panoramici della città, che permette di osservare contemporaneamente le isole di Procida, Ischia e Capri, l'isolotto di Nisida, il golfo di Pozzuoli, i quartieri di Agnano, Fuorigrotta, l'Eremo dei Camaldoli, il golfo di Bacoli, Monte di Procida, il Vesuvio, la Costa Vesuviana, la Penisola Sorrentina, la Baia di Trentaremi con i suoi resti archeologici ed il centro storico di Napoli.

  Uno dei sentieri del parco urbano dei Camaldoli

Oltre al già citato parco di Capodimonte, la cui pianta odierna fu realizzata dal tedesco Friedrich Dehnhardt nel 1833, è da citare la Villa Floridiana. Il parco prende il nome da Lucia Migliaccio duchessa di Floridia, moglie morganatica di Ferdinando IV, che appunto abitò in questa villa del Vomero il cui parco fu realizzato nel 1817 da Dehnhardt e Antonio Niccolini in stile neoclassico con statue, finte rovine, boschetti, anfratti e un teatrino di verzura all'aperto. Nella villa attualmente ha sede il Museo Nazionale della Ceramica Duca di Martina e la zona panoramica sul golfo.

Le coste settentrionali della Provincia di Napoli ospitano il Parco sommerso di Baia e di Gaiola, esempi unici nel Mediterraneo di parchi archeologici sommersi. Il Parco sommerso di Gaiola, localizzato all'apice del promontorio di Posillipo intorno agli isolotti della Gaiola incorpora considerevoli valori ambientali a reperti archeologici di età romana, sommersi nel corso dei secoli da un fenomeno di bradisismo negativo che ha causato l'affondamento della costa di circa 6/8 metri. Più periferico è il Cratere degli Astroni, diretto dal WWF, che si trova in una grande conca vulcanica risalente a 3.700 anni fa nei Campi Flegrei. Riserva di caccia aragonese, poi di Carlo III, fu arricchito di alcune torri e casini di caccia ancora esistenti. Immerso completamente nel verde, il cratere si distingue per il grande lago, la ricca flora e la presenza di numerose specie di uccelli oltre che piccoli animali. Sempre nell'area flegrea sorge il Complesso termale di Agnano.

  Società

  Evoluzione demografica

Nel primo censimento dello stato unitario (1861), Napoli era il maggior comune italiano per abitanti. Cedette il primato a Milano durante il periodo fascista, per venire poi superata anche da Roma e raggiunta da Torino durante i primi anni settanta. Ciò a causa della mancanza di nuovi vani abitativi e all'alto costo delle case rispetto al resto della sua conurbazione.[50]

Abitanti censiti (migliaia),
valori approssimativi

Abitanti censiti (migliaia)

  Etnie e minoranze straniere

A partire dal 1º gennaio 2011, ci sono stati 29.428 gli immigrati che vivono a Napoli, pari al 3,05 per cento della popolazione totale, il valore più basso per una grande città italiana. Ciò è dovuto principalmente a maggiori opportunità di lavoro nel nord. Tuttavia, il numero attuale è un aumento del 15 per cento rispetto all'anno precedente. La maggior parte degli immigrati provengono dall'Europa dell'Est e Asia.[6]

  1. Bandiera dell'Ucraina Ucraina: 6.502
  2. Bandiera dello Sri Lanka Sri Lanka: 5.367
  3. Bandiera della Cina Cina: 2.456
  4. Bandiera della Romania Romania: 1.816
  5. Bandiera della Polonia Polonia: 1.542

  Lingue e dialetti

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Lingua napoletana.

La lingua napoletana (napulitano) è una lingua romanza, riconosciuta dall'UNESCO come lingua a tutti gli effetti.

Il napoletano ha subìto nella sua storia, come molte altre lingue, influenze e "prestiti" dai vari popoli che hanno abitato o dominato la Campania e l'Italia centrale e meridionale, i coloni greci ed i mercanti bizantini nell'epoca del Ducato di Napoli fino al IX secolo, gli arabi, e le dominazioni normanna, francese e spagnola.

Le prime testimonianze scritte si hanno già nel 960 con il famoso Placito di Capua, mentre la prima opera in prosa è considerata comunemente un testo di Matteo Spinelli, i Diurnali, un cronicon degli avvenimenti più importanti del Regno di Sicilia del XI secolo, fino al 1268.

Il napoletano sostituì il latino nei documenti ufficiali e nelle assemblee di corte a Napoli, dall'unificazione delle Due Sicilie, per decreto di Alfonso I nel 1442, e per oltre un secolo fu la lingua ufficiale del Regno. Nel XVI secolo il re Ferdinando il Cattolico impose il castigliano come nuova lingua ufficiale e il napoletano di stato sopravviveva solo nelle udienze regie, negli uffici della diplomazia e dei funzionari pubblici. In seguito il cardinale Girolamo Seripando, nel 1554, stabilì poi che in questi settori venisse sostituito dal volgare toscano.

Il più celebre poeta napoletano d'età moderna è Giulio Cesare Cortese, di cui si ricorda la Vaiasseide, mentre la prosa in volgare napoletana diviene celebre grazie a Giambattista Basile, vissuto nella prima metà del Seicento, autore di un'opera famosa come Lo Cunto de li Cunti, ovvero lo trattenimiento de le piccerille, tradotta in italiano da Benedetto Croce, che ha regalato al mondo la realtà popolare e fantasiosa delle fiabe, inaugurando quella tradizione ripresa da Perrault e dai fratelli Grimm. Cortese e Basile pongono le basi per la dignità letteraria ed artistica della lingua napoletana moderna. Tra il XVII e il XVIII secolo, nel periodo di maggior fulgore della cosiddetta Scuola musicale napoletana, in lingua napoletana sono stati prodotti interi libretti di opere liriche. Negli ultimi tre secoli è sorta una fiorente letteratura in napoletano, in settori anche diversissimi tra loro, che in alcuni casi è giunta anche a punte di grandissimo livello, come ad esempio nelle opere di Salvatore di Giacomo, Raffaele Viviani, Ferdinando Russo, Eduardo Scarpetta, Eduardo de Filippo, Antonio De Curtis, Annibale Ruccello, fino ai testi della canzone napoletana classica (il cui celeberrimo esempio è 'O sole mio) e, dagli anni settanta, delle musiche pop, progressiva ed hip hop (Pino Daniele, Nuova Compagnia di Canto Popolare, e più recentemente 99 Posse e Almamegretta).

  Religione

  Il paganesimo

  Chiesa cattolica

  Il cardinale Crescenzo Sepe, attuale rettore dell'Arcidiocesi di Napoli
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Arcidiocesi di Napoli e Diocesi di Pozzuoli.

Le prime catacombe partenopee[51], risalenti al II ed al III secolo d.C., non furono adibite al culto, ma solo ed esclusivamente per usi funebri, secondo quanto stabiliva la legge romana[52]. Sebbene, tuttavia, l'evangelizzazione della città si sviluppò nei primi secoli dell'era cristiana[53], la latinizzazione della sede metropolitana avvenne solo nel XII secolo, soprattutto ad opera di Ruggiero II il normanno che soppiantò il greco col latino come lingua ufficiale. Per molti secoli le basiliche maggiori hanno ospitato in sedili in assise per l'amministrazione municipale; per opposizione di queste nel 1547 fu possibile evitare l'istituzione del Tribunale dell'Inquisizione in città. Attualmente la città appartiene all'arcidiocesi di Napoli, tranne alcuni quartieri occidentali afferenti alla diocesi di Pozzuoli, ed è organizzata in base a 13 decanati per un totale di 500 luoghi di culto di cui 189 parrocchiali[54].

  Chiesa greco-ortodossa

Per cinque secoli a partire dal 661 d.C., Napoli fu dominata da un Duca greco che conservò i costumi e l'ordinamento ecclesiastico bizantino. Il vescovo cristiano, di cui vi è un nutrito elenco contenuto nel Calendario Marmoreo ritrovato nel 1742 nella Chiesa di San Giovanni Maggiore, mantiene comunque la sua autonomia anche se, talvolta, tendeva a prevalere il Duca[55]. Nel 701 accadde un fatto inusitato. Le truppe bizantine di stanza a Ravenna si ribellarono all'Imperatore d'Oriente e giurarono fedeltà al papa latino Sergio. Napoli seguì l'esempio di Ravenna così come le altre colonie bizantine in Italia[56]. Alla base della protesta vi era innanzitutto il mancato pagamento dei salari dei soldati, la crescente influenza dei nobiliores, interessati a creare una Corte autonoma e, non per ultimo, l'eccezionale entusiasmo che il popolo partenopeo aveva trasmesso al proprio vescovo. Tuttavia, anche dopo lo scisma dei Latini nel 1054, la chiesa ortodossa mantenne le proprie prerogative[57]. Da segnalare anche la presenza in città della comunità ortodossa-rumena.

  Chiese Evangeliche

  Chiesa Luterana di Napoli

  Chiesa anglicana

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Chiesa Anglicana (Napoli).
  Chiesa Anglicana di Napoli

  Ebraismo

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Comunità ebraica di Napoli.

  Islam

Presenze musulmane anche se sporadiche si ebbero fin dal IX secolo, in quanto essenzialmente avevano instaurato rapporti commerciali con i napoletani[75]. La diffusione dell'islam come chiesa organizzata, invece, avvenne in concomitanza con i flussi migratori degli anni ottanta quando sorsero le prime due moschee rispettivamente a piazza Garibaldi e piazza Municipio[76]. L'apertura della più recente moschea a piazza Mercato, 35[77] è un'altra tappa fondamentale - ma non definitiva - del percorso di sviluppo della comunità islamica partenopea che si accompagna alla serie di attività di assistenza religiosa e sociale avviate dalle associazioni confessionali tra le quali si segnalano la “Zayd Ibn Thabit” che si occupa, tra l'altro, di un ambulatorio gratuito, della mensa per i poveri, del servizio docce e della madrasa (scuola coranica) e la “El Arabi” che si occupa di patrocinio legale[78]. All'indomani degli attentati delle Torri Gemelle, il 14 dicembre 2001 la Moschea di piazza mercato e la Diocesi di Napoli hanno redatto una dichiarazione comune Salam alaikum – Pax Vobiscum nella quale si confermano i principi di reciproco rispetto e buona convivenza[78].

  Testimoni di Geova

  Tradizioni e folclore

Pizza, Vesuvio e mandolino sono tre famose parole che si associano a Napoli nella mentalità collettiva; forse anche più note dei suoi monumenti e della sua storia. Queste espressioni della napoletanità (tra cui anche il suo territorio, i paesaggi tipici) sono annoverate e riconosciute tra i più classici simboli dell'Italia nell'immaginario collettivo internazionale.

Le tradizioni napoletane sono risapute, celebrate - e a volte caricaturizzate - in tutto il mondo. Appartiene a queste tradizioni anche la figura della Bella 'Mbriana, spirito del focolare domestico[79].

Presepe
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Presepe napoletano.

Sebbene la leggenda ritenga che il primo presepe sia stato realizzato da Francesco d'Assisi nel 1223, questa tradizione è tipicamente napoletana.[80] Verso la fine del XVIII secolo l'arte del presepe raggiunge le più alte punte artistiche[81]. Molti esemplari sono visibili oggi nel museo di San Martino. La tradizione è ancora viva per molti napoletani che allestiscono il presepe nelle loro case nel periodo natalizio, acquistando le statuette in via San Gregorio Armeno dove si trovano le botteghe dei pastorai.

Smorfia, Malocchio, leggende e religiosità popolare
« Non è vero, ma ci credo. »
(Peppino De Filippo riguardo al malocchio e alle superstizioni)

Benché il gioco del lotto abbia avuto origine in Italia intorno al 1539 a Genova, esso è fortemente legato alla città di Napoli, dove venne introdotto relativamente tardi, nel 1682. La forte religiosità del popolo napoletano provocò dei "problemi di morale" giacché la Chiesa lo aveva proibito, e dopo un terremoto nel 1688 fu abolito perché considerato causa della punizione divina. La passione del gioco tuttavia ebbe la meglio, il lotto fu reintrodotto e la monarchia credette opportuno regolamentarlo per trarne i dovuti profitti. Ogni sabato le estrazioni si tenevano dinanzi alla Gran Corte dei Conti e con due testimoni del popolo al Palazzo della Vicaria. Il lotto, ufficiale e non, provocò la reazione degli intellettuali, tra cui Matilde Serao che nel suo Il ventre di Napoli criticò in due capitoli appositi la degradazione apportata dal gioco al popolino. Rimane tuttavia legata a Napoli la tradizione della smorfia. Il termine, derivante da "Morfeo", il dio greco dei sogni, si riferisce all'abitudine di giocare numeri "ricevuti" in sogno. Questi numeri non sono quasi mai ricevuti esplicitamente, ma elaborati in base a un sistema che affonda le sue origini nella Cabala ebraica e che stabilisce che per ogni evento, azione o personaggio sognato corrisponde un numero. Numerosi sono i libri che permettono di stabilire questa corrispondenza. Oggi i numeri più celebri sono quelli legati alla tombola, sorta di lotto casalingo giocato soprattutto nel periodo natalizio, e da cui ha preso tra l'altro ispirazione l'attuale gioco del bingo.

Legato alla smorfia è il Munaciello, lo spirito demoniaco ma a volte anche benigno che ha dominato le storie e le leggende napoletane per secoli, e che ancora oggi è temuto e rispettato dai napoletani più tradizionalisti. A volte il munaciello dà a colui che ha avuto la casa infestata dalla sua presenza i numeri da giocare al lotto, ma bisogna tenere il segreto e non confidarlo ad altri. A volte si limita a fare dispetti, ma altre volte ancora porta la gente alla follia e alla morte. Matilde Serao racconta la leggenda sull'origine di questo essere: sembra sia stato il frutto di una relazione tra una giovane della borghesia aragonese (tale Catarinella Frezza) e un popolano, Stefano Mariconda. La relazione, osteggiata dalla famiglia di lei, portò all'uccisione di Stefano e alla chiusura in convento di Catarinella, che ebbe però un figlio, storpio, che le monache vestirono da frate per nasconderne le deformità. Sarebbe dunque questo 'o munaciello. Altri dicono che il munaciello era l'amministratore dei pozzi della città, le cui acque spesso avvelenava. La popolarità di questo personaggio ha portato De Filippo a scrivere uno dei suoi capolavori teatrali Questi fantasmi, e sull'argomento sono stati scritti altri spettacoli.

  Guglia di San Gennaro a pochi passi dal Duomo

Il folclore napoletano è fortemente legato alla religiosità popolare, in particolare domina il culto dei santi e della Madonna, cui viene attribuito di volta in volta un suffisso diverso a seconda della particolare statua, icona o chiesa cui il fedele si riferisce. Numerose sono le edicole votive nei vicoli del centro storico. Ad una di queste edicole è legata la tradizione della Madonna dell'Arco, nome che deriva da un'edicola votiva di Sant'Anastasia che rappresenta una Madonna detta "dell'arco" perché questo borgo alle porte di Napoli era contraddistinto dalle arcate di un antico acquedotto romano. Il lunedì di Pasqua del 1450, a quanto si racconta, un giovane che giocava a palla-maglio scagliò irato la palla contro l'immagine della Madonna, che iniziò a sanguinare. In seguito, si è ripetuto un numero enorme di miracoli aventi come protagonista quell'immagine della Madonna (nel 1849 fu visitata da papa Pio IX) e ogni anno nelle vicinanze di Pasqua si tengono cortei di supplicanti e adoranti che culmina il lunedì di Pasqua dinanzi all'immagine della Madonna, dove i cosiddetti fujenti ("coloro che corrono" in napoletano) implorano in modo colorito l'immagine. Uno dei santi più amati è poi Giuseppe Moscati, canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 1987: giovane e valente medico dell'Ospedale degli Incurabili, Moscati fu stimato da tutti i poveri e i miserabili dopo che salvò alcuni pazienti del manicomio di Torre del Greco dall'eruzione del Vesuvio nel 1906. Dopo questo avvenimento, in molti si recavano a casa sua per farsi visitare privatamente spesso senza retribuzione. Medico e ricercatore illustre, fu dominato da un'incrollabile fede che trasfuse anche a colleghi quali Pietro Castellino e Leonardo Bianchi.

Infine discorso a parte va fatto per San Gennaro, il santo patrono della città (il cui nome originale era Ianuarius, perché appartenente alla Gens Ianuaria), martirizzato nel 305 sotto Diocleziano. Il suo sangue fu raccolto in un'ampolla e nel 431, a quanto sembra, per la prima volta si sciolse improvvisamente per poi ricoagularsi. Questo avvenimento è stato testimoniato storicamente nel 1389 per la prima volta, e si è ripetuto fino ad oggi, salvo alcune "interruzioni" che secondo la tradizione corrispondono a gravi sciagure per la città. Oggi il miracolo si compie tre volte l'anno: in primo luogo il 19 settembre, giorno del martirio; poi la vigilia della prima domenica di maggio (quando le sue spoglie furono traslate da Benevento a Napoli), ed infine il 16 dicembre, anniversario del suo più famoso miracolo, avvenuto nel 1631, quando i Napoletani condussero la statua del santo al Ponte della Maddalena e la lava del Vesuvio in eruzione si fermò salvando la città. Il miracolo del sangue è stato oggetto di varie contestazioni in ambiente scientifico secondo le quali il sangue sarebbe un liquido simile a gel, dotato cioè di proprietà tissotropiche, che lo porta quindi a sciogliersi se mosso meccanicamente. Il popolo rimane però ancora legato al miracolo e al santo, e resta celebre la frase comparsa sui muri della città quando il Concilio Vaticano II decretò culto di ambito unicamente locale quello del santo: San Genna', futtatenne! (San Gennaro, fregatene!).

  Istituzioni, enti ed associazioni

  Città della Scienza
Istituzioni pubbliche di rilevanza nazionale
Sedi del governo provinciale, regionale, nazionale o internazionale
  • Sede della Provincia: in Piazza Matteotti, si occupa di vari servizi quali istruzione, ambiente e gestione dei rifiuti.
  • Sede della Regione.
  • Basi militari Nato: Napoli è sede del Comando delle forze alleate dell'Europa meridionale e del Commando delle forze navali alleate dell'Europa meridionale. La Nato di Bagnoli era una vera e propria città nella città occupata dai militari americani per circa 50 anni, ora a Lago Patria dove sono sorti i nuovi fabbricati con contributi anche regionali[85] che si aggiunge alle altre basi a Capodichino, Camaldoli, Nisida ed Agnano[86].
  • Sede dell'istituzione SRM e dell'Osservatorio sulle relazioni economiche tra Italia e Paesi Mediterranei. Essa è stata riconosciuta anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Strutture ospedaliere di rilevanza nazionale
Enti ed associazioni di rilevanza nazionale
  • Banco di Napoli
  • Sede dell'Eurocities Network: una rete istituzionale delle maggiori città europee[87].
  • Sede del Fidiprof Centro-Sud[88].
  • Sede dell'Osservatorio parlamentare europeo[89].

  Qualità della vita

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Qualità della vita (Napoli).
Camorra
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Camorra.

La camorra è una forma locale di criminalità organizzata che tende a deprimere lo sviluppo delle attività commerciali e imprenditoriali cittadine.

L'origine della camorra sembra risalire ai tempi della dominazione spagnola a Napoli nel XVI secolo, nasce però ufficialmente nel 1820 col nome di Bella Società Riformata (=confederata) con una struttura più gerarchica rispetto a quella attuale.[90]

Il problema dei rifiuti
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Crisi dei rifiuti in Campania.

Il problema dello smaltimento rifiuti è presente nella regione Campania (e dunque anche a Napoli) dal 1993 anno in cui fu chiusa la discarica di Contrada Pisani a Pianura sversatoio per più di quarant'anni della Campania.

Nel 2011 il governo ha stabilito la fine dello stato di emergenza tramite un decreto legge[91].

  Cultura

  Istruzione

  Biblioteche

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III e Biblioteca Universitaria di Napoli.
  • La Biblioteca Universitaria di Napoli (BUN) è una biblioteca statale dipendente dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e partecipa al Sistema Bibliotecario Nazionale (SBN). L'appartenenza istituzionale e il contesto territoriale, storico e culturale caratterizzano sostanzialmente la fisionomia delle raccolte e la tipologia dei servizi, definendo le linee di indirizzo. La Biblioteca possiede un patrimonio cospicuo di circa 900.000 volumi.
  • Sul territorio del Comune sono inoltre attive 13 biblioteche comunali tra cui il Centro Documentazione Condizione Donna[93].

  Ricerca

La città ospita numerosi centri di ricerca di notevole importanza, di seguito alcuni tra i più rilevanti:

  Scuola

Conservatorio Musicale
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Conservatorio di San Pietro a Majella.
Accademia di Belle Arti
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Accademia di belle arti di Napoli.

Gli istituti scolastici di rilevanza nazionale sono:

Scuola Militare Nunziatella
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Scuola Militare Nunziatella.
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  Il complesso della Nunziatella

Nata nel 1787 ad opera di Ferdinando IV di Borbone sotto la denominazione di Real Accademia Militare, è uno dei più antichi istituti di formazione militare al mondo. Situata a Pizzofalcone in via Generale Parisi, 16, è stata fin dalle origini luogo di elevata formazione militare e civile, ed ha avuto tra i suoi professori ed alunni personalità del calibro di Francesco De Sanctis, Mariano d'Ayala, Carlo Pisacane, Enrico Cosenz e persino un Re d'Italia, Vittorio Emanuele III. Tra i numerosissimi ex-allievi di prestigio, figurano altissimi gradi delle Forze Armate, ministri e Presidenti del Consiglio del Regno delle Due Sicilie, del Regno d'Italia e della Repubblica Italiana, un Presidente della Corte Costituzionale, nonché esponenti di assoluto rilievo del mondo culturale, politico e professionale italiano. La bandiera della Scuola è decorata da 38 Medaglie d'oro e 147 Medaglie d'argento al Valor Militare, 1 al Valor civile e numerosissimi altri riconoscimenti al valore conseguiti da suoi ex-allievi.

Liceo Umberto
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Liceo classico Umberto I.
Liceo Jacopo Sannazaro
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Liceo classico Jacopo Sannazaro.
Istituto Gian Battista Della Porta

Situato nel quartiere San Carlo all'Arena[94] il primitivo Collegio degli Scolopi risale al 1851, dopo l'Unità nel 1862 nacque l'Istituto Tecnico “Gian Battista della Porta”. Nel 1926, in seguito alla riforma Gentile, si insediò la sezione scientifica “Vincenzo Cuoco”[95].

Istituto Pontano

L'Istituto fu fondato dai Padri Gesuiti nel 1876. La fondazione passò quasi inosservata per la stampa dell'epoca, anche in virtù dell'aria liberale e anticlericale che si respirava all'epoca nel capoluogo partenopeo. Basti pensare solo che i Gesuiti nel 1848 erano stati cacciati e che nel 1860 avevano subito il sequestro dei beni. Tuttora nell'atrio dell'Università Federico II, è affissa una lapide con la data di soppressione dell'Ordine avvenuta nel XVIII secolo. Dopo diversi mutamenti, fu decisa sede definitiva nel Palazzo Winspeare in via Atri[96].

Istituto Bianchi

Insieme al S. Maria in Cosmedin a Portanova e di S. Carlo alle Mortelle, il Collegio dei padri Barnabiti “Venerabile Francesco Saverio Maria Bianchi” o più comunemente conosciuto come “Bianchi”, è uno degli istituti di educazione più antichi della città. Fu fondato nel XVII secolo come “scuola pubblica per notabili” mentre nel 1821 risale il “Real Collegio di S. Maria di Caravaggio”. Dopo l'Unità, nel 1870 le scuole si trasferirono dal Palazzo di Principe di San Nicandro alle Aedes falconiane, in località Montesanto[97].

  Università

A Napoli sono operativi quattro atenei statali e due privati:

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  Sede centrale dell'Università in Corso Umberto I
  La sede dell'Università Parthenope nel Centro Direzionale della città

L'Università degli Studi di Napoli Federico II è la principale della città. Nata come espressione della cultura ghibellina contrapposta a quella guelfa di Bologna, fu fondata da Federico II nel 1224. L'Ateneo Federiciano, che ha assunto il nome del suo fondatore con decreto del 7 settembre 1987, è la più antica università statale e laica del mondo[98], ed è considerato uno degli atenei più prestigiosi per gli studi ingegneristici, giuridici e letterari. Fra gli altri vi ha insegnato il celebre grecista Marcello Gigante, massimo esperto dei papiri rinvenuti a Ercolano.

La Seconda Università degli Studi di Napoli è stata istituita nel 1989 per decongestionare quella federiciana; è articolata in poli omogenei situati nelle città di Aversa, Capua, Caserta, Santa Maria Capua Vetere, mentre ha operativa in città una Facoltà di Medicina e Chirurgia (quella che prima del decongestionamento era la prima facoltà di medicina dell'università di Napoli). La facoltà ha strutture di notevole interesse storico-culturale (il complesso di Santa Patrizia contiene anche un museo di anatomia). Le strutture assistenziali e didattiche sono suddivise tra il policlinico vecchio (nel centro storico) ed il nuovo policlinico nella zona collinare (condiviso con l'università Federico II). Anche se la sede amministrativa e le facoltà si trovano a Caserta, resta a tutti gli effetti un'università napoletana.

L'Università degli studi di Napoli "L'Orientale" (fino al 2002 "Istituto Universitario Orientale" o IUO, oggi UNIOR) è la più antica università di orientalistica e sinologia del continente. Fondata nel Settecento dal padre missionario Matteo Ripa come "Collegio dei Cinesi", oggi è tra le maggiori istituzioni europee per gli studi filologici e linguistici sullefabbricati con contributi anche dalle facoltà di lettere e filosofia, lingue e letterature straniere, studi arabo-islamici e del Mediterraneo, scienze politiche (con un occhio di riguardo alle relazioni internazionali). Vi si insegnano numerose lingue antiche ed oltre 140 lingue moderne.

L'Università degli studi di Napoli "Parthenope" (IUN, o Istituto Universitario Navale sino al 2001), fu istituita nel 1919 come Regio Istituto Superiore Navale, originariamente specializzato per gli studi economici, con una particolare attenzione agli scambi commerciali internazionali. L'ateneo è composto dalle facoltà di Economia, Ingegneria, Giurisprudenza, Scienze Tecnologiche e Scienze Motorie. Possiede numerose sedi, sparse in varie zone del territorio: la centrale di Via Acton, la Villa Doria, la sede nel Centro Direzionale con le facoltà di Scienze e Tecnologie ed Ingegneria, la sede d'ingegneria gestionale ad Afragola, la sede di Giurisprudenza di Nola, la sede di Torre Annunziata ed una sede fuori regione, a Potenza. Negli ultimi l'università ha investito principalmente nel settore scientifico ingegneristico, e su questa linea entro il 2013 l'attuale sede nel centro direzionale diventerà un politecnico.

L'Università degli studi Suor Orsola Benincasa (ex Istituto Universitario omonimo, oggi UNISOB), è un libero ateneo fondato dalla religiosa Orsola Benincasa, pensatrice molto in vista nei salotti intellettuali napoletani del periodo della controriforma (inizi XVII secolo), nato come istituto superiore di magistero e tuttora specializzato negli studi umanistici e sociali, con un particolare riguardo alla tradizione educativa introdotta dalla pedagogista suor Orsola.

Napoli è inoltre sede della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale che vi opera attraverso la Sezione San Tommaso d'Aquino e la Sezione San Luigi la prima delle quali è legata al seminario arcivescovile e trae origine dalla facoltà teologica già presente nel primo ordinamento dell'ateneo federiciano nel 1224 e la seconda alla Compagnia di Gesù (gesuiti). La facoltà teologica è nata nel 1969 riunendo e lasciando distinte le due scuole.

  Musei

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Musei di Napoli.
  Facciata esterna del Museo archeologico nazionale
  Reggia di Capodimonte

Tra le capitali mondiali dell'arte, Napoli, data l'enorme ricchezza artistica, ha un elevato numero di musei e gallerie d'arte. Basti pensare che nel solo centro storico della città si concentrano circa 30 musei, in prevalenza a gestione statale; e senza contare i cicli di affreschi e cenacoli, i musei di istituzioni religiose, musei privati, musei universitari e musei provinciali, che sono sparsi su tutto il territorio napoletano.

Il primo fra tutti è il Museo archeologico nazionale, il quale è ritenuto uno dei più importanti al mondo sia per la qualità che per la quantità delle opere che espone, principalmente quelle di epoca greco-romana[99].

Molto importante è anche il Museo di Capodimonte, all'interno dell'omonimo bosco, nella Reggia di Capodimonte. All'interno sono ospitate le Gallerie Nazionali di Capodimonte, la più importante e ricca pinacoteca dell'Italia meridionale, nonché una delle più importanti d'Italia. Le gallerie custodiscono la straordinaria Collezione Farnese con opere dei più grandi maestri italiani dal Rinascimento al Barocco, la Collezione Borgia e la galleria della storia della scuola napoletana.

Oltre alle già citate Città della Scienza e all'Acquario Dohrn, di particolare interesse sono altri siti scientifici.

Il Real Orto Botanico fu voluto dai Borbone e approvato da Giuseppe Bonaparte nel 1807 durante il governo napoleonico e realizzato dagli architetti De Fazio e Paoletti. Caduto in degrado per i danni della seconda guerra mondiale, fu rimaneggiato e arricchito tra gli anni sessanta e ottanta dal direttore Aldo Merolla. Attualmente i 12 ettari di terreno ospitano 25.000 esemplari di piante di ogni genere disposte in collezioni all'aperto o in serre.

Nel Collegio Massimo dei Gesuiti in via Mezzocannone sono ubicati i principali musei scientifici napoletani (quattro fanno parte del Centro Musei Scienze Naturali), curati dalla Federico II:

  Facciata del Palazzo Carafa di Roccella, sede del PAN

Per gli astrofili è da citare l'Osservatorio Astronomico di Capodimonte. Voluto da Gioacchino Murat nel 1812, fu inaugurato nel 1819. Situato a 150 metri dal livello del mare sulla collina di Capodimonte, è impegnato nell'osservazione del Sole, delle stelle e della galassie grazie anche all'accesso ai più grandi telescopi ottici del pianeta e a quelli in orbita.

All'interno della Villa Floridiana, al Vomero, è ospitato dal 1927 Il Museo Nazionale della Ceramica Duca di Martina, museo dedicato alle arti decorative.

È presente, presso la Seconda Università di Napoli, il Museo di anatomia umana.

In epoca recente a Napoli hanno aperto due importanti musei di arte contemporanea: il Palazzo delle Arti di Napoli (anche conosciuto come PAN), ubicato nello storico Palazzo Carafa di Roccella in via dei Mille e il Museo d'arte contemporanea Donnaregina (MADRE), quest'ultimo ubicato nello storico Palazzo Donnaregina, in via Luigi Settembrini. Inaugurato (parzialmente) l'11 giugno 2005, nel 2007 è stato finito completamente e sono stati ampliati gli spazi di esposizione ad opera dell'architetto portoghese Alvaro Siza. Le Collezione Permanente del MADRE è composta da opere di artisti di fama internazionale come Andy Warhol, Alberto Burri, Lucio Fontana, Robert Mapplethorpe, Francesco Clemente, Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Richard Serra, Jeff Koons, Richard Long, Rebecca Horn, Alfredo Pirucha, Mimmo Paladino.

  Arte

  L'Accademia di Belle Arti in via Santa Maria di Costantinopoli

Napoli ha sempre avuto un ruolo centrale nell'arte e nell'architettura italiana ed europea. Lo dimostrano le numerose testimonianze già citate di chiese, castelli e palazzi di epoca medievale, rinascimentale e soprattutto barocca. Nel XVIII secolo Napoli genera il neoclassicismo: in città, vennero promosse spedizioni speleologiche che comportarono il ritrovamento di Ercolano e poi di Pompei; molti di questi ritrovamenti vennero esposti a Napoli dove accorsero studiosi, curiosi ed artisti da tutto il vecchio continente.

L'Accademia di Belle Arti, fondata da Carlo III di Borbone nel 1752 come "Real Accademia di Disegno", è stata il centro dell'attività della Scuola di Posillipo nell'Ottocento ed è stata diretta da personalità quali Domenico Morelli, Francesco Saverio Altamura, Gioacchino Toma. Molte delle loro opere sono esposte nella collezione d'arte della struttura. Vi si tengono oggi corsi di pittura, decorazione, scultura, scenografia, restauro, arredo urbano, e una scuola di nudo.

Storica è la tradizione del Conservatorio di Musica "San Pietro a Majella", nel cuore della città, fondato nel 1826 da Francesco I di Borbone come "Regio conservatorio di musica", e dove oggi si tengono insegnamenti per tutti gli strumenti musicali ed è ospitato un notevole museo della musica. Infine da segnalare l'offerta di teatri, una tradizione tra le più antiche d'Europa (il San Carlo risale al Settecento), che oggi annovera dodici teatri principali.

Sicuramente è anche da menzionare la tradizione artistica della porcellana di Capodimonte. Nel 1743 Carlo di Borbone fondò la Real Fabbrica di Capodimonte dando inizio alla produzione artistica di opere conservate nel Museo di Capodimonte nella zona collinare. Tale tradizione è ancor oggi tenuta viva grazie all'impegno di diverse fabbriche napoletane nate nella metà dell'Ottocento e ancora operanti.

  Arte contemporanea

  Installazione di Giovanna Bianco e Pino Valente nel cortile interno del Museo Madre di Napoli (2009)

Sebbene ricca di testimonianze del passato, Napoli è anche un laboratorio e un'importante vetrina internazionale d'arte contemporanea.

Molto attivi sono il PAN (Palazzo delle arti Napoli) ed il MADRE (Museo d'arte Donna Regina). Il primo, inaugurato nel 2005 nel settecentesco Palazzo Carafa di Roccella in via dei Mille, è adibito ad ospitare opere ed eventi artistici di ogni tendenza. Il secondo, che ha sede nell'antico convento di Donnaregina, ristrutturato su progetto di Alvaro Siza, ospita invece una collezione permanente.

Nel 2008 è stato, inoltre, inaugurato il museo archivio laboratorio dell'artista austriaco Hermann Nitsch sito in un'ex centrale elettrica dei primi del 900 con affaccio sulla città.

Diverse peculiarità rendono Napoli un importante laboratorio di arte contemporanea: il Metrò dell'arte, in cui le stazioni della metropolitana non vengono concepite come semplici luoghi di transito, ma come un vero e proprio spazio espositivo con opere di artisti di fama mondiale (tra questi: Joseph Kosuth, Mimmo Rotella, Mario Merz) o di artisti emergenti; inoltre ogni anno è ormai tradizione ospitare, durante il periodo natalizio in Piazza del Plebiscito, installazioni di artisti di fama internazionale; tra questi Mimmo Paladino, Richard Serra, Rebecca Horn, Luciano Fabro ed altri.

  Piazza del Plebiscito - Augusto De Luca

Napoli è sede infine di altri eventi internazionali, uno fra tutti la Biennale dei giovani artisti dell'Europa e del Mediterraneo, svoltasi nel 2005 che ha visto partecipare 700 giovani artisti da paesi europei e mediterranei. Napoli è stata anche raccontata dai suoi fotografi; solo per citarne qualcuno: Mimmo Jodice, Augusto De Luca, Fabio Donato, Luciano D'Alessandro.

La città si è aggiudicata l'organizzazione del Forum Universale delle Culture 2013[100].

  Pittura

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Pittura napoletana.

Tra le molte correnti pittoriche napoletane che si sono succedute nei secoli, di particolare rilevanza e pregio artistico sono risultate quelle del Seicento e dell'Ottocento.

Tra gli artisti del Seicento Napoletano che si fanno eredi della tradizione del Caravaggio (che visse a Napoli tra il 1607 e il 1610) si annoverano Carlo Sellitto, Battistello Caracciolo, Jusepe de Ribera, detto lo "Spagnoletto", Bernardo Cavallino, Mattia Preti, Luca Giordano, Aniello Falcone e Salvator Rosa.

Il Settecento Napoletano vide una continuazione del tardo-barocco e un maggiore interesse verso la decorazione in particolare nell'opera di Francesco Solimena e Francesco De Mura.

Nel XIX secolo la pittura napoletana abbandona ogni residuo tardo-barocco o caravveggesco e, dietro l'eco delle innovazioni di artisti quali John Constable e William Turner, si inserisce in un più vasto movimento artistico, paesaggistico e in parte romantico, che assume connotati propri con la "Scuola di Posillipo" tra il 1820 e il 1850. Tra gli artisti della Scuola di Posillipo si ricordano in particolare Antonio Pitloo (Anton Sminck van Pitloo), Giacinto Gigante e Domenico Morelli.

Gli anni ottanta del Novecento videro la nascita della Transavanguardia, un movimento artistico del tutto italiano riconosciuto in tutto il mondo, teorizzato e sistematizzato dal critico Achille Bonito Oliva e che vide protagonisti un quintetto di artisti, “magnifici cinque”, tre dei quali campani: Mimmo Paladino, Nicola De Maria e Francesco Clemente.

  Scultura

Il Quattrocento e il Cinquecento furono periodi floridi per la scultura napoletana. La realizzazione dell'Arco trionfale del Castel Nuovo ad opera di Francesco Laurana tra il 1452 e il 1471 vide la fioritura di un vero e proprio laboratorio di formazione di vari artisti rinascimentali che riproporranno le innovazioni rinascimentali in tutto il Regno di Napoli. Si parlò allora di "clima dell'arco" per indicare questa prima diffusione dei nuovi modi artistici.

  Castel Nuovo, l'Arco trionfale tra le torri

Diversi esempi di scultura del Cinquecento napoletano sono visibili nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie Maggiore a Caponapoli, tanto da essere definita come il museo della scultura napoletana del Cinquecento.

Tra gli scultori principali di questo periodo si annoverano Giovanni da Nola, Girolamo D'Auria, Pietro Bernini (figlio di Gian Lorenzo Bernini) autore delle fontane monumentali (la Fontana del Nettuno, su disegno di Domenico Fontana, e la Fontana del Gigante) e delle statue della facciata della Cappella del Monte di Pietà, e Cosimo Fanzago (già molto attivo a Napoli come architetto).

Un posto di riguardo nella scultura napoletana merita certamente il Presepe napoletano che nel Settecento visse la sua stagione d'oro.

Presso il Museo della Certosa di San Martino è visibile il più celebre esempio di arte presepiale napoletana, il presepe di Cuciniello (1887-1889).

Giuseppe Sanmartino, forse il più grande scultore napoletano del Settecento, abilissimo a plasmare figure in terracotta, diede inizio ad una vera scuola di artisti del presepio.

Il Sanmartino è anche l'autore di quello che è considerato uno dei maggiori capolavori della scultura mondiale, il Cristo velato (1753), scultura marmorea conservata nella Cappella Sansevero (nelle vicinanze della piazza San Domenico Maggiore) e meta di migliaia di visitatori ogni anno.

  Teatro

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Teatro napoletano.
  Eduardo e Totò, tra i maggiori interpreti del cinema e del teatro italiano

Il teatro napoletano è una delle più antiche e conosciute tradizioni artistiche della città. Tra i suoi principali esponenti si citano Antonio Petito, Raffaele Viviani, Roberto Bracco, Eduardo Scarpetta, Eduardo De Filippo e la sua compagnia composta fra l'altro dai fratelli Titina De Filippo e Peppino De Filippo, questi ultimi a loro volta autori teatrali.

Eduardo intraprese un'originale attività di scrittura e recitazione teatrale, volta a portare sul palcoscenico l'anima di Napoli e dei suoi abitanti, la "napoletanità" considerata come cartina di tornasole, attraverso cui evidenziare i caratteri fondamentali dell'umanità e della società contemporanea. Tra le sue commedie più importanti ricordiamo Napoli milionaria!, Il sindaco del rione Sanità, Natale in casa Cupiello, Filumena Marturano, Uomo e galantuomo e Questi fantasmi! (tra l'altro riportata con successo sui palcoscenici di New York nel 2004, dall'attore e regista cinematografico John Turturro).

Tra gli autori contemporanei ricordiamo Roberto De Simone e Annibale Ruccello, cui si devono i drammi Le cinque rose di Jennifer e Ferdinando, il trio comico cabarettistico de La Smorfia composto da Enzo Decaro, Lello Arena e Massimo Troisi (quest'ultimo anche regista e sceneggiatore). Spicca inoltre il nome di Vincenzo Salemme, tra i suoi scritti Lo strano caso di Felice C., ...E fuori nevica e Premiata pasticceria Bellavista.

Tradizionale maschera napoletana è inoltre la figura di Pulcinella, che, secondo Benedetto Croce, nacque nella Napoli del Seicento da un certo Puccio d'Aniello di Acerra. Oggi sono di spicco alcuni attori di teatro comico come Giacomo Rizzo, Giobbe Covatta, Francesco Paolantoni, Carlo Buccirosso, Maurizio Casagrande, Nando Paone, Biagio Izzo, Eduardo Tartaglia, Simone Schettino, Alessandro Siani.

Il teatro massimo della città è il Teatro di San Carlo (il più antico d'Europa in attività[101]), mentre il teatro stabile della città è il Teatro Mercadante. Altri noti palcoscenici sono il Diana, il San Ferdinando, Teatro Augusteo, il Sannazaro, il Bracco, il Bellini.

Grazie a questa secolare e duratura tradizione teatrale e al numero da record di teatri rispetto alle altre città italiane, la città di Napoli è stata scelta dal governo come sede delle prime tre edizioni del Festival Nazionale del Teatro tenutesi nel triennio 2007-2009 e successivamente prorogato per i successivi tre anni[102].

  Musica

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Canzone napoletana e Scuola napoletana.
  il tenore Enrico Caruso
  Riccardo Muti, 2008
« Napoli è la capitale più musicale d'Europa, che vale a dire, del mondo intero »

La vita musicale napoletana fu molto intensa già a partire dal XV fino al XVII secolo nell'ambito della polifonia sacra e profana. Nel XV secolo sorsero i quattro prestigiosi conservatori di "Santa Maria di Loreto", della "Pietà dei Turchini", di "Sant'Onofrio a Capuana" e dei "Poveri di Gesù Cristo" unificati nel 1808 nel Conservatorio di San Pietro a Majella, dove tra i tanti celebri allievi si annovera il direttore d'orchestra napoletano Riccardo Muti.

Dal XVII secolo la Scuola Musicale Napoletana assunse un ruolo preminente nel campo della musica sacra e musica operistica europea con musicisti come Domenico Cimarosa, Alessandro Scarlatti, Giovan Battista Pergolesi, Nicola Porpora[103].

Proprio nel Settecento, e in particolare nel 1737, venne eretto quello che divenne presto uno de, scultura, scenografia, restaur al mondo, il Teatro San Carlo che è risulta oggi il più antico teatro d'opera europeo ancora attivo e il più capiente teatro all'italiana della Penisola, nonché uno fra i maggiori d'Europa.

« Gli occhi sono abbagliati, l'anima rapita. […] Non c'è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea. »
(Stendhal, Roma, Napoli e Firenze nel 1817)
  Facciata del Teatro di San Carlo

La canzone classica napoletana, assurta a fenomeno storico nel corso delle annuali feste di Piedigrotta tra l'Ottocento e la prima metà del Novecento e con i successivi Festival della Canzone Napoletana, è oggi un patrimonio tutelato. È attivo da vari anni, presso la sede RAI di Napoli, l'Archivio Sonoro della Canzone Napoletana. Altro fenomeno musicale di particolare interesse è la cosiddetta Sceneggiata che si fonda sulla sceneggiatura di un intero spettacolo teatrale partendo da una canzone di argomento popolare; protagonista indiscusso di quest'arte fu Mario Merola.

Dagli anni cinquanta si diffusero i cantautori cosiddetti "Melodici" che mettevano in musica testi originali quando non poesie tradizionali in Salvatore Di Giacomo. Gli interpreti in assoluto di questo periodo della canzone napoletana furono Roberto Murolo e Sergio Bruni.

È comunque vasta la schiera di cantautori e musicisti che in modo moderno hanno dato e danno il loro contributo alla continuazione della tradizione musicale partenopea. Padre della nuova Napoli fu Renato Carosone, innovatore e precursore dei cambiamenti, il quale cominciò ad arricchire la melodia classica con suoni arabi, attingendo anche al miglior jazz americano. Dal Progressive Rock degli Osanna di livello internazionale, a James Senese e i Napoli Centrale, Pino Daniele, Edoardo Bennato ed Eugenio Bennato, Consiglia Licciardi, Enzo Gragnaniello, 24 grana, Tullio De Piscopo, Rino Zurzolo, Enzo Avitabile, Tony Esposito e il violinista Lino Cannavacciuolo, sono solo alcuni dei musicisti "moderni" più famosi e apprezzati.

Dagli anni ottanta si è affermato il genere "neomelodico", tuttavia solo il pioniere Nino D'Angelo, Gigi Finizio e Gigi D'Alessio sono riusciti ad affermarsi a livello nazionale.

Dalla fine degli anni ottanta Napoli ha dato luogo a massicce produzioni di musica elettronica, trip-hop e rock alternativo. Da citare i particolari Le Loup Garou, l'industrial dei Narcolexia, la rock-dance-psichedelica dei Planet Funk il rock tribal-elettronico dei Desideria ed altri. Ricordiamo inoltre l'hip hop "napoletano" de La Famiglia, seguiti poi dai Co'Sang, Fuossera, 13 Bastardi, Speaker Cenzou, Clementino e molti altri. Fondamentali nella musica partenopea degli ultimi vent'anni anche il reggae/dub degli Almamegretta (in cui fino al 2003 militava Raiz, che poi ha intrapreso la carriera solista) e i 99 Posse, nati all'interno del centro sociale Officina 99, nella zona orientale della città.

  Cinema

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Nascita dell'industria cinematografica italiana.

Nei primi anni del Novecento sorsero proprio a Napoli, nel quartiere Vomero alcune tra le prime case di produzione cinematografica italiane. La prima in città fu la Partenope Film (originariamente Fratelli Troncone & C.), di Guglielmo, Vincenzo e Roberto Troncone, nata nel 1906, fu attiva per circa vent'anni, con sede e teatri di posa in via Solimena.

Nel 1915 venne fondata ufficialmente la Polifilms del cav. Giuseppe Di Luggo. La società, nata nel 1912 come società di distribuzione cinematografica con il nome De Luggo & C., nel 1914 venne trasformata in una manifattura cinematografica, denominata originariamente Napoli Film, con sede e teatro di posa in via Cimarosa.

Nel 1919 la Polifilms in difficoltà economiche cedette i suoi impianti e teatri di posa a Gustavo Lombardo, già titolare della società di distribuzione SIGLA (Società Italiana Gustavo Lombardo Anonima), il quale diede vita alla Lombardo Film, la futura Titanus.

Napoli è inoltre stata ampiamente rappresentata nella cinematografia nazionale e internazionale: grandi registi si sono succeduti negli anni, a partire dai Fratelli Lumiere che nel 1898 effettuarono alcune delle loro prime riprese sul lungomare di Napoli (rendendola di fatto una delle città con la testimonianza cinematografica più antica), passando attraverso gli anni sessanta e settanta con i film di Mario Monicelli, Pier Paolo Pasolini, Lina Wertmuller, Vittorio De Sica, Ettore Scola, Nanni Loy, Dino Risi, Mario Mattoli, Steno, Sergio Corbucci, Melville Shavelson fino ad arrivare ai giorni nostri con Massimo Troisi, Mario Martone, Vincenzo Salemme, Paul Greengrass, Giuseppe Tornatore, Salvatore Piscicelli, Gabriele Salvatores, Wes Anderson, Paolo Sorrentino, Matteo Garrone, Antonio Capuano, Pappi Corsicato, Abel Ferrara, John Turturro.

Ambientati e girati a Napoli sono alcuni dei film storici del cinema italiano, tra i quali, Paisà e Viaggio in Italia, di Roberto Rossellini con Ingrid Bergman, L'oro di Napoli, Il giudizio universale, La baia di Napoli, Matrimonio all'italiana e Ieri, Oggi, Domani di Vittorio De Sica con protagonisti come Totò, Eduardo De Filippo, Sophia Loren, Clark Gable, Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Fernandel, Renato Rascel, Silvana Mangano.

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Film ambientati a Napoli.

  Media

  Stampa

I giornali più antichi e noti di Napoli sono due:

Accanto a questi possono essere elencati:

Per i free press italiani, vi è

e le edizioni napoletane di:

  Radio

Alcune radio napoletane:

  Televisione

In viale Marconi ha sede un Centro di produzione RAI, in cui vengono prodotti diversi programmi televisivi come la fiction La squadra, La nuova squadra e la soap opera Un posto al sole. Nel Centro di produzione di Fuorigrotta, inoltre, hanno avuto luogo le riprese di programmi comici e di intrattenimento come il Pippo Chennedy Show, L'ottavo nano o Furore.

Inoltre ci sono comici recenti, di cinema e teatro, di fama nazionale come Giobbe Covatta, Francesco Paolantoni, Biagio Izzo, Alessandro Siani, Paolo Caiazzo, Simone Schettino, e cabarettisti come I Ditelo voi, Antonio e Michele, Gigi e Ross, e molti altri presenti in trasmissioni televisive di cabaret.

La città di Napoli è inoltre protagonista di diverse fiction e soap opera come Un posto al sole (la prima soap prodotta in Italia, in onda da più di dieci anni e prodotta nel Centro Rai di Napoli), La squadra, La nuova squadra, Assunta Spina, Il coraggio di Angela, Giuseppe Moscati, 'O professore e altre che si sono susseguite dagli anni ottanta in poi.

A ciò va aggiunto il gran numero di canali televisivi regionali che hanno la propria sede nella città o nelle immediate vicinanze. Questi network sono spesso stati dei trampolini di lancio per artisti divenuti poi famosi a livello nazionale. Solo per fare alcuni nomi, tra questi possiamo annoverare Biagio Izzo, Rosalia Porcaro, Alessandro Siani, Antonio e Michele. I canali regionali in Campania e a Napoli si differenziano da quelli di altre regioni italiane per un palinsesto estremamente vario. È proprio con programmi come questi (Telegaribaldi, Avanzi Popolo e Pirati, per citare i più famosi) che molti degli attori citati in precedenza hanno raggiunto il successo e si sono fatti notare dai produttori nazionali.

Qui di seguito un elenco dei più noti canali regionali che hanno sede a Napoli:

  Cucina

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Cucina napoletana.

  La pizza

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Pizza.
« La pizza napoletana va consumata immediatamente, appena sfornata, negli stessi locali di produzione. L'eventuale asporto del prodotto verso abitazioni o locali differenti dalla pizzeria ne determina la perdita del marchio »
(Art. 6 della disciplinare per la definizione di standard internazionali per l'ottenimento del marchio "Pizza Napoletana STG")

La pizza, prodotto culinario napoletano per eccellenza, si diffonde in città tra il Seicento e il Settecento senza avere tuttavia le caratteristiche attuali. Si tratta infatti inizialmente di una variante della focaccia, arricchita con basilico o strutto o alici e più tardi con pomodoro e mozzarella di bufala campana o fior di latte. Solo nell'Ottocento inizia la moda dei buongustai di pizza e la prima vera pizzeria della quale si conosce il nome fu aperta nel 1830 nella zona di Port'Alba. La ricetta classica più nota risale invece al 1889. L'associazione "Verace Pizza Napoletana"[104] fondata nel 1984 dai più antichi maestri pizzaioli diffonde d'allora la metodologia di produzione e degustazione della verace pizza napoletana artigianale, associando le pizzerie nel mondo che utilizzano i prodotti previsti e la corretta metodologia. Ogni anno a Napoli a settembre si svolge il Pizzafest nella sede della Mostra d'Oltremare dove si può degustare una pizza scegliendo tra le dozzine di pizzerie all'aperto.

  La pastasciutta

Non si ferma certo alla pizza il vasto campionario della cucina napoletana. Necessario citare infatti almeno gli spaghetti: l'immagine tipica dell'affamato Pulcinella che s'ingozza con un piatto di spaghetti al pomodoro è tipica dell'iconografia napoletana, ed è stata ripresa anche da Totò nel suo Miseria e nobiltà. Tra i modi più tipici di cucinare gli spaghetti (o anche vermicelli) a Napoli vi è quello di condirli con le vongole. Gli spaghetti alle vongole possono essere o in bianco o col pomodoro e possono essere conditi o con vongole veraci o con lupini. Altra tradizione è quella del ragù, tipico piatto domenicale. Probabilmente derivante dal ragôut francese, il ragù (o rraù in napoletano, celebrato in una poesia e in una commedia di De Filippo)[105] è una salsa di lunga ed elaborata preparazione (cinque-sei ore di cottura) fatta con pomodoro e carne di vitello o di maiale, soprattutto nel periodo di Carnevale, e va servita su pasta col buco, in particolare i tradizionali ziti.

  I dolci

Celeberrima è anche la tradizione dolciaria napoletana, che ha beneficiato degli influssi delle diverse corti (e rispettivi cuochi ufficiali) che si sono succedute nella città. Tra le diverse specialità la più nota è probabilmente la sfogliatella, che può essere "riccia" o "frolla" a seconda della preparazione della pasta sfoglia che la compone: realizzata nel Settecento nel monastero di Santa Rosa situato a Conca dei Marini, nei pressi di Amalfi, il ripieno è a base di crema di ricotta, semolino, vaniglia, cedro scorzette di arancia candite. Vi è poi il babà, forse di origini polacche, dolcetto fatto con pasta morbida imbevuto di sciroppo a base di limone e rum e che poi può essere ricoperto in superficie con crema pasticciera e frutta fresca. Le zeppole mangiate il giorno di San Giuseppe - e che per questo a volte sono confuse con le zeppole di San Giuseppe (bignè alla crema) - sono a Napoli morbide ciambelline ricoperte di zucchero candito.

Ci sono poi dolci legati a festività, come la pastiera che si mangia a Pasqua, fatta con pasta frolla e grano cotto nonché con ricotta, cedro, arancia e zucca candita. A Natale ci sono gli struffoli, piccole sferette fritte ricoperte di diavolilli (confettini colorati), canditi e miele, che si suppone siano stati portati dagli antichi greci (stroungolous è una parola che significa arrotondato). A Carnevale, infine, ci sono le chiacchiere, fritte e ricoperte di zucchero a velo, il migliaccio, fatto con semola, latte e ricotta, ed infine il sanguinaccio, crema in origine fatta di sangue di maiale e oggi di cioccolata aromatizzata con la cannella.

  Personalità legate a Napoli

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Personalità legate a Napoli.

Sono numerose e varie le personalità celebri che a Napoli sono nate, hanno vissuto a lungo o comunque hanno operato significativamente ed hanno stabilito dei saldi rapporti con la città, il suo spirito ed i suoi ruoli.

  Eventi

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Neapolis Festival, Napoli Comicon e Napoli Gamecon.

  Geografia antropica

  Tessuto urbano e popolazione

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Storia dell'urbanistica e dell'architettura di Napoli e Area metropolitana di Napoli.
  Area metropolitana di Napoli

La popolazione del comune di Napoli, secondo i dati ISTAT, rilevano una popolazione di 962.247 abitanti (detti anche partenopei, napulitane in lingua locale), pari a oltre un sesto dell'intera popolazione regionale e quasi un terzo di quella della sua provincia. Attualmente il comune di Napoli è 18º in Europa per popolazione.

Si tenga presente, tuttavia, che la struttura urbana è cresciuta nel tempo, ben oltre i confini amministrativi e che parlare di città, in senso completo, significa considerare l'intera area napoletana che ha conosciuto un forte fenomeno di suburbanizzazione, dato dal trasferimento di molti abitanti verso i comuni dell'hinterland,[106] a causa del costo delle abitazioni più contenuto, ciò ha creato una conurbazione che si è ormai estesa in tutta la provincia partenopea.[107]

Dati ONU del 2005 assegnano all'intero agglomerato urbano napoletano una popolazione di circa 2.200.000 abitanti[108], tenendo conto solo dei comuni contigui al comune di Napoli, ma va ricordato che vi sono dati di diverse fonti che appaiono anche estremamente discordanti a seconda del metodo di calcolo utilizzato (non solo per l'agglomerato urbano, che riguarda la prima fascia metropolitana di interdipendenza, ma anche soprattutto per la definizione dei confini dell'area metropolitana).

L'area metropolitana di Napoli secondo le stime dell'OCSE giungerebbe a circa 3.100.000 abitanti, dietro Milano e Roma[109]. La maggioranza delle fonti, tuttavia, indica che quella napoletana è la seconda area metropolitana d'Italia per popolazione dopo Milano; tra queste l'U.S. Census Bureau and Times Atlas of the World stima una popolazione di circa 3 milioni di abitanti[110], dati Eurostat ne contano circa 4 milioni[111] mentre fonti Svimez ne attribuiscono 4.434.136 distribuiti su un'area di 2.300 km², facendone la seconda area metropolitana italiana per popolazione[112]. Per il Censis, invece, l'area metropolitana napoletana è seconda solo alla Mega regione lombarda, con 4.996.084 abitanti[113].

L'area metropolitana è, ad ogni modo, una delle più popolose d'Europa (al 2007 risulta ottava e 86ª al mondo). La densità abitativa è di 2.630 ab/km² (oppure di 1.928 ab/km² in caso di area vasta), è la più elevata tra le aree metropolitane italiane e tra le prime del vecchio continente. L'istituzione della città metropolitana, dovrà secondo la legge 142/90 sostituire la provincia di Napoli. Gli urbanisti chiamano l'intero territorio urbanizzato Grande Napoli[114].

La popolazione dell'intera area urbana napoletana è alquanto giovane, soprattutto se si considerano gli abitanti della stessa città e quelli della sua provincia; infatti, il ben 19% della popolazione risulta sotto i 14 anni, mentre, il 13% ha più di 65 anni, in netta contrapposizione alla media nazionale del 14% e del 19%, rispettivamente.[115]

  Panorama serale della città

Napoli attualmente ha un tasso di natalità più elevato rispetto ad altre parti del paese, con 10,46 nascite ogni 1000 abitanti, mentre la media italiana è di 9,45 nascite[115].

Il comune è composto dai 13 quartieri storici (Chiaia, Posillipo, San Ferdinando, Avvocata, Montecalvario, Mercato, Pendino, San Giuseppe, Porto, San Carlo all'Arena, Stella, San Lorenzo, Vicaria, Poggioreale).

Mentre i quartieri più popolosi sono quelli corrispondenti al territorio dei casali aggregati in epoca murattiana (quartieri Vomero, Arenella, Fuorigrotta, Bagnoli, Piscinola) e nel periodo fascista (quartieri di Barra, Chiaiano, Marianella, Pianura, Soccavo, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio, San Pietro a Patierno, Miano, Secondigliano e Scampìa). La sovrappopolazione di tali zone, che hanno da sole i due terzi della popolazione della città, è dovuta principalmente alla scelta politica - poi rivelatasi fallimentare - di individuare in quei luoghi le aree in cui realizzare gli agglomerati ex legge 167/1962 (edilizia residenziale pubblica) e legge 219/1981 (edilizia residenziale pubblica per i terremotati del 1980).

A differenza di molte città italiane del nord vi sono molti meno immigrati a Napoli, soprattutto se si considera il comune: il 98,5% delle persone sono italiane. Nel 2006, ci sono stati 19.188 stranieri, la maggioranza dei quali proveniva da Ucraina e Polonia, ma anche dall'Est asiatico. Le statistiche mostrano che la stragrande maggioranza degli immigrati sono di sesso femminile; questo è dovuto al fatto che gli uomini tendono a trasferirsi prevalentemente al Nord del paese[116][117].

  Suddivisioni storiche

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Sedili di Napoli.

Dall'iniziale suddivisione ippodamea ereditata in età greco-romana, si è giunti ad una scelta diversa avvenuta nel corso dei secoli ed effettuata più che altro in base alle condizioni morfologiche del territorio: «alla generica differenza tra quartieri centrali (San Ferdinando, San Giuseppe, San Lorenzo, Porto, Pendino, Vicaria), di più antica origine e più densamente popolati, e quartieri periferici (Chiaia, Montecalvario, Avvocata, Stella, San Carlo all'Arena e Mercato), subentra quella relativa alla qualità, tra quartieri alti, medi e bassi»[118].

Nel 1779 si conferì con decreto regio la ripartizione in dodici quartieri: San Ferdinando, Chiaia, Montecalvario, San Giuseppe, Porto, Portanova-Pendino, San Lorenzo, Avvocata, Stella, San Carlo all'Arena, Vicaria e Mercato[41] quando per la prima volta furono apposte le targhe e i numeri civici, che, però, non erano altro che la riedizione delle dodici “deputazioni municipali” stabilite nel XIV secolo[119]. Le deputazioni furono la naturale evoluzione delle “fratrie”, anch'esse una dozzina, che avevano funzioni religiose e politiche: Aristeri, Artemisi nei pressi di via Duomo, Ermei, Eubei presso il decumano inferiore, Eumelidi presso il Monte Echia, Eunostidi nei pressi del borgo dei vergini, Theodati, Kretondi presso l'attuale vico SS. Filippo e Giacomo, Kurmeni, Panclidi, Oinonei e Antinoiti nei pressi di San Giovanni Maggiore[120][121].

Tale ripartizione fu confermata nei secoli successivi fino al fascismo quando furono inclusi i quartieri di Barra, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio, San Pietro a Patierno il 15 novembre 1925, i Collegi Uniti (comprendente Chiaiano, Marianella e Piscinola), Secondigliano (comprendente Scampìa e Miano), Pianura e Soccavo il 3 giugno 1926. Al termine delle annessioni il comune risultava con una superficie più che doppia e una popolazione aumentata di due terzi, ma non raggiunse il milione sperato da Mussolini. Una precedente annessione si era verificata sotto il regno di Gioacchino Murat, che nel costituire il municipio aggregò alla città i casali di Bagnoli, Fuorigrotta, Poggioreale e Vomero.

Per circa sei secoli furono attivi i sedili di Napoli, che avevano competenze in tema di diritto civile, organizzati su basi democratiche, fino alla loro abolizione nel 1800. I sedili storicamente erano ripartiti in “ottine” cioè delle assemblee composte ciascuna da circa otto dottori in legge con a capo un Capitano[122]. Secondo Camillo Tutini, le “ottine” ricalcavano perfettamente le orme delle ben più vetuste “curie” romane delle quali si contavano, complessivamente, il numero di ventinove: Capuana, De Melati, Santo Stefano, Santissimi Apostoli, San Martino, De Manocci, Forcella, Cimbri, Pistaso, Montagna, Talamo, Mamoli, Capo di Piazza, De' Ferrari, De Saliti, De Canuti, De Calanti, San Gianuario, Nilo, Arco, San Gennaro, Casa Nova, Fontana, Porto, Acquario, Grissi, Porta Nuova, Acciapaci e Costanzi[123].

  Suddivisioni amministrative

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Municipalità di Napoli e Quartieri di Napoli.

Fino al 2006, i 30 quartieri formavano 21 circoscrizioni. Con una serie di delibere del consiglio comunale, ai sensi della legge 142/1990 e della riforma del titolo V dell'articolo 114 della costituzione italiana, che impone l'abolizione della provincia e la nascita della Città metropolitana, il comune è stato quindi suddiviso in 10 municipalità di circa centomila abitanti, in attesa della normativa costitutiva del nuovo ente. Ogni municipalità ha un presidente eletto direttamente dal corpo elettorale, una giunta ed un consiglio municipale di 31 consiglieri.

  Le 10 municipalità di Napoli

Elenco delle municipalità di Napoli:

Municipalità I: Chiaia, Posillipo, San Ferdinando
Municipalità II: Avvocata, Montecalvario, Pendino, Porto, Mercato, San Giuseppe
Municipalità III: Stella, San Carlo all'Arena
Municipalità IV: San Lorenzo, Vicaria, Poggioreale, Zona Industriale
Municipalità V: Vomero, Arenella
Municipalità VI: Ponticelli, Barra, San Giovanni a Teduccio
Municipalità VII: Miano, Secondigliano, San Pietro a Patierno
Municipalità VIII: Piscinola, Marianella, Scampia, Chiaiano
Municipalità IX: Soccavo, Pianura
Municipalità X: Bagnoli, Fuorigrotta

  Economia

L'economia cittadina, dall'Unità d'Italia ad oggi, ha visto sempre l'alternarsi di periodi di relativa crescita a periodi di decadimento, senza avere tuttavia mai un reale decollo.

  Agricoltura

In questo settore l'occupazione si mantiene stabile nonostante la carenza d'investimenti, specialmente nel capitale fisso[124]. Nell'ambito partenopeo continua la tradizione delle ciliegie[125], la sagra della "mela annurca" e l'eccellenza dei vitigni nei Campi Flegrei[126].

  Artigianato

Al 2003 le imprese registrate alla Camera di Commercio erano 254833. Dal 1998 al 2003 il tasso di crescita è stato del 2,09%, mentre quelle cessate sono state 11721. Le attività più diffuse sono quelle relative al mercato immobiliare, informatica, ricerca ed imprenditoria[127]. Buono anche il saldo dell'imprenditoria femminile che rappresenta circa un quarto del totale[127]. Un boom, invece, è costituito dagli imprenditori extracomunitari, specialmente quelli di origine asiatica, con un tasso di crescita di oltre il 200%.

  Industria

  Veduta di Bagnoli, ex grande quartiere industriale della città
  L'Italsider in una vecchia foto degli stabilimenti, oggi dismessi

Già prima dell'Unità d'Italia nacque a Napoli il primo grande complesso metalmeccanico di Pietrarsa, con Real rescritto del 6 novembre 1840. L'opificio, nel quale furono concentrate le preesistenti attività meccaniche e "pirotecniche" sino ad allora ubicate nel Castel Nuovo di Napoli, conobbe un notevole sviluppo industriale ed economico nel successivo ventennio. Collaterale all'attività produttiva vera e propria era una scuola per la creazione di una classe di macchinisti indigeni che permise nel giro di alcuni anni di sostituire il personale straniero (britannico in particolare) sulle navi e sulle locomotive. Al 1860 era il maggior stabilimento metalmeccanico italiano.

Dopo l'Unità lo stabilimento conobbe una fase di lento declino sino alla cessazione dell'attività produttiva verso il 1880, mantenendo comunque, fino al 1975, l'attività di manutenzione e riparazione di locomotive e locomotori.

Nell'ambito della città erano presenti anche altri opifici metalmeccanici: la Guppy & Pattison alla Taverna delle Carcioffole, la Zino & Henry al Ponte della Maddalena, nonché, specificamente per le necessità della Marina, l'Arsenale che dal 1852 disponeva del primo bacino di carenaggio in muratura nel Mediterraneo. La grande crisi postunitaria colpì tali opifici. Per sottolineare l'importanza economica della città basti pensare che la provincia di Napoli aveva ancora nel 1871, a 10 anni dall'annessione, un indice di industrializzazione superiore a quello di Torino.[128] Napoli era inoltre sede della Borsa, della Zecca e del Banco delle Due Sicilie.

In seguito, un forte impulso allo sviluppo industriale si ebbe in città con la legge speciale del 1904, quando furono create le due zone industriali, rispettivamente a oriente e a occidente della città. Questo, più o meno coincise con il rafforzamento della funzione commerciale che fu provocato dall'intensificazione dell'attività portuale, a sua volta derivante dalla grande ondata migratoria dell'ultimo decennio dell'Ottocento e del primo decennio del Novecento. Il commercio trasse poi vantaggi dalle ambizioni coloniali, manifestatesi tra alterne vicende dagli anni delle sconfitte crispine a quelli delle sconfitte mussoliniane.

Di effettivo avvio all'industrializzazione nel retroterra napoletano si può tuttavia parlare solamente fra la seconda metà degli anni cinquanta e la prima metà degli anni sessanta, sebbene la città non abbia mai vissuto pienamente una vera e propria fase di sviluppo industriale. In particolare nel secondo dopoguerra e durante il periodo del boom economico (spesso grazie agli investimenti della cassa per il Mezzogiorno), in città ebbe un altro forte impulso il comparto industriale, con nuovi impianti nel campo della siderurgia, dell'industria metalmeccanica e petrolchimica, in particolare nella periferia orientale e settentrionale della città: alla fine degli anni settanta Napoli poteva essere considerata ancora una città in cui il settore industriale aveva un posto preminente. Nei decenni successivi tuttavia, la crisi irreversibile dell'industria di stato, unita ad un generale processo di deindustrializzazione, nonché alla concorrenza dei mercati emergenti ha di fatto mutato radicalmente questa situazione, portando alla chiusura o, nei casi migliori, alla riconversione di un grande numero di aziende (emblematico, anche se non isolato, il caso dell'Italsider di Bagnoli, o la riconversione dell'ex Olivetti di Pozzuoli). Così i risultati di qualificazione terziaria, e quindi metropolitana, che sembrava lecito attendersi a Napoli negli anni settanta, come conseguenza dell'avviata industrializzazione dell'entroterra, sono stati in buona parte frustrati. L'ultimo grande polo produttivo dell'area metropolitana sopravvissuto alla crisi industriale è quello di Pomigliano d'Arco, sviluppatosi attorno agli stabilimenti Fiat e Alenia, con un indotto che fa sentire i suoi effetti in tutto il territorio.

Rimangono comunque presenti ancora numerose attività industriali nel campo siderurgico, metalmeccanico e petrolchimico, accanto alle quali sono fiorite diverse piccole e dinamiche realtà di società di servizi alle imprese, progettazione e consulenza (con un'alta concentrazione in particolare nel Centro Direzionale di Napoli) che sfruttano sia i mercati industriali presenti sul territorio che quelli tradizionali del nord Italia. Rilevante anche il settore dell'industria alimentare, meccanico ed elettrotecnico. Napoli oggi risulta la quarta città per movimento economico, dopo Milano, Roma e Torino.[129]

Nonostante questi brevi periodi di miglioramenti l'occupazione non ha mai raggiunto un livello stabile o adeguato alle necessità cittadine: oggi uno dei motivi è la presenza di infiltrazioni camorristiche che rendono difficile la nascita di nuove imprese e quindi di attrarre investimenti; tuttavia le attività illegali napoletane hanno un'ingente ripercussione sull'economia nazionale, anche grazie agli scambi commerciali con la Cina, non senza ripercussioni negative sulle strutture sociali e ambientali cittadine: per contrastare questo fenomeno vengono attuati maggiori controlli, soprattutto nell'area portuale[130].

  Servizi

La mancanza di un vero e proprio sviluppo industriale ha determinato l'affermarsi di punti di forza differenti che hanno configurato la città come importante centro del terziario, soprattutto nei campi: commerciale, amministrativo, finanziario, oltre a quello culturale, sempre storicamente rilevante, nonché quello editoriale. Il porto della città è uno dei principali scali marini d'Italia, nonché un'importante voce di reddito per la città (il secondo al mondo, dopo quello di Hong Kong, per scalo passeggeri).[131]

Oltre ad ospitare fra centro e agglomerato urbano un importante nodo ferroviario e stradale (Napoli è il capolinea dell'Autostrada del Sole), la città, nell'ultimo decennio, ha investito anche su un ambizioso programma di lavori pubblici molto articolato, che ha posto le basi del sistema metropolitano su scala cittadina e regionale.

  Turismo

  Panorama alle prime luci dell'alba

Il flusso turistico è essenzialmente di passaggio, diretto verso località dell'area metropolitana su tutte Pompei (in cui si registra una media di 3 milioni di turisti l'anno[132]), o le isole del golfo (Capri, Ischia e Procida), il Vesuvio, la costiera sorrentina e quella amalfitana, dove la qualità ambientale e l'offerta ricettiva raggiunge livelli di prestigio internazionale. Negli ultimi anni si è riscontrata nel porto di Napoli una notevole crescita nel settore croceristico[133].

Di discreto interesse turistico è anche la tradizione artigianale napoletana, specializzata e promossa in apposite mostre, nell'arte presepiale, nella lavorazione di ceramiche e porcellane, un importante settore industriale cittadino è occupato dalle produzioni tessile e dell'abbigliamento mentre famosa in tutto il mondo è la produzioni dei gioielli con corallo e cammei incisi su conchiglia, di quest'ultima la manifattura napoletana della vicina Torre del Greco, rappresenta quasi monopolio della produzione mondiale[134].

  Infrastrutture e trasporti

Il tessuto urbano e la particolare morfologia della città, con le sue vie spesso strette (che indussero l'amministrazione comunale, per la prima volta al mondo, ad istituire un senso unico pedonale[135]) e le numerose zone crateriche e collinari, la mancanza di parcheggi pubblici[136] rende difficile la mobilità dei veicoli su gomma, ad eccezione dell'autostrada A56 di cui ultimamente molti gruppi dal Web ne sta criticando l'utilità, dato che gli inquinanti caselli del pedaggio sono posti in media ogni 900 m nel pieno centro abitato.

  Strade

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Tangenziale di Napoli e Autostrada A3 (Italia).

Dalla città si dipartono l'autostrada del Sole verso nord, la A3 verso sud e la A16 verso l'Adriatico.

La tangenziale di Napoli, ufficialmente Autostrada A56, scorre lungo la parte interna della città, attraversandone le colline con varie gallerie. Essendo gestita da una società per azioni privata, richiede il pagamento di un pedaggio. Negli ultimi tempi sul web sono comparsi numerosi gruppi di protesta che ne mettono in discussione l'opportunità. Attraversa quasi tutti i quartieri, e vi sono presenti 7 stazioni di servizio con punti ristoro e carburante.

L'arteria è costituita da 14 uscite su entrambi i lati, fornisce ai cittadini, tramite un sito, la condizione attuale del traffico in tempo reale, grazie a tredici telecamere installate vicino ad ogni uscita/entrata e con i suoi numerosi segnali luminosi, display che indicano traffico, incidenti o lavori ad ogni entrata, piazzole di emergenza e stazioni di servizio.

Nella città sono presenti vari raccordi che collegano le parti basse a quelle collinari che altrimenti sarebbero complicate da raggiungere tramite i normali assi viari. Inoltre esistono ottimi collegamenti con la periferia come l'Asse mediano, la Strada statale 162 dir del Centro Direzionale e la Circonvallazione esterna. Quest'ultima è una strada provinciale che circonda la città sul suo bordo più esterno ed è costellata di raccordi per tangenziale, autostrade e comuni limitrofi.

  Ferrovie

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Stazione di Napoli Centrale.

La stazione ferroviaria di Napoli Centrale è il principale scalo ferroviario della città e dell'Italia meridionale ed è la sesta stazione italiana per flusso di passeggeri. Sbocca su Piazza Garibaldi.

Altre due stazioni, Mergellina e Campi Flegrei rispettivamente nel quartiere Chiaia e Fuorigrotta sono state impiegate fino al 2009 per fermata dei treni Eurostar; ora sono attraversate esclusivamente dai treni della metropolitana.

  Porti

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Porto di Napoli.

Il porto di Napoli (di cui fa parte il molo Beverello) è uno dei più importanti della penisola, primo in assoluto per numero di passeggeri totali: oltre 9.000.000 nel 2006[137] (secondo al mondo dopo Hong Kong[138]), secondo dopo Civitavecchia per numero di croceristi previsti per il 2007 (1.250.000) insieme a Venezia[139], tra i maggiori anche come traffico merci con oltre 22 milioni di tonnellate di merci e circa 440.000 container nel 2005[137].

  Aeroporti

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Aeroporto di Napoli-Capodichino.

L'aeroporto di Napoli-Capodichino, si trova a pochi km dal centro cittadino, precisamente nell'area di San Pietro a Patierno e Casoria, e sebbene limitato nel suo sviluppo dall'eccessiva vicinanza alla città, ed a tutta l'Area Metropolitana molto densamente abitata, è stato nel 2005 il sesto d'Italia per numero di passeggeri dopo Fiumicino, i due scali milanesi, Venezia e Catania[140].

  Mobilità urbana

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Metropolitana di Napoli, ANM (Napoli), Rete tranviaria di Napoli, Filobus di Napoli e Sistemi ettometrici di Napoli.

Negli ultimi anni si è individuata la metropolitana come unica soluzione possibile al traffico cittadino.

In ciò Napoli ha potuto ricollegarsi ad un'antica e solida tradizione: la città fu infatti la prima in Italia a dotarsi di una ferrovia urbana, la cosiddetta "metropolitana FS", inaugurata nel 1925 (attuale linea 2).

Grazie al riordino ed al potenziamento di tali servizi, sono attualmente in funzione 7 linee (1 metropolitane pesante, 1 metropolitana leggera, 5 ferrovie urbane). I progetti prevedono ulteriori prolungamenti delle linee esistenti e la costruzione di nuove linee, per giungere ad un numero di 10. Saranno interconnesse tra loro con quattro funicolari, con parcheggi di interscambio nelle zone periferiche e comprensiva di più di 100 stazioni (al momento 68) su tutta la superficie comunale[141].

  Copia di Ercole Farnese alla stazione Museo

La Linea 1 (anche detta Metrò dell'Arte) è caratterizzata dalla presenza, in numerose stazioni, di opere d'arte contemporanea, copie a grandezza naturale di statue classiche, marmoree della collezione Farnese e altre in bronzo (stazione Museo). Entro il 2011 verrà completata la stazione Municipio (realizzata da Alvaro Siza), che ingloberà al suo interno una nave romana ritrovata durante gli scavi per la sua costruzione.

È terminata inoltre la ristrutturazione della stazione centrale di piazza Garibaldi ed è in fase di ultimazione anche il rifacimento della stessa piazza (su progetto di Dominique Perrault). La stazione di Montesanto, capolinea delle linee Cumana e Circumflegrea è stata ristrutturata su progetto di Silvio D'Ascia.

Oltre alla rete metropolitana, sono presenti quattro funicolari e tre ascensori, formando la rete dei sistemi ettometrici di Napoli.

La città ha da sempre avuto una lunga tradizione per quanto riguarda i tram. Ultimamente parte dei vecchi tram sono stati sostituiti con mezzi più moderni: tra le caratteristiche vi sono porte larghe e pianale ribassato, cose che permettono una maggiore accessibilità oltre che salite e discese più rapide alle fermate.

  La Stazione della Linea 1 di via Salvator Rosa

Riguardo ai bus, a causa della particolare morfologia cittadina, si sono dovute sviluppare soluzioni alternative come mini-bus che riescono agevolmente ad accedere nei vicoli e nelle strade più strette, e bus con un punto di snodo al centro, capaci di portare il doppio dei passeggeri senza andare incontro a ostacoli dovuti all'eccessiva lunghezza del mezzo. In effetti a partire dagli anni novanta il parco vetture dell'ANM, l'azienda napoletana di mobilità e di altre aziende di trasporto operanti in Campania è oggetto di un continuo rinnovamento: sono stati acquistati in particolare autobus a metano, elettrici e filobus che hanno sostituito le vetture in uso dagli anni sessanta. Anche le linee sono oggetto di continue modifiche che seguono la realizzazione delle linee di metropolitana, in virtù della partecipazione dell'Anm, insieme ad altre aziende di trasporto operanti in Campania come la CTP (Napoli), al Consorzio UnicoCampania che gestisce l'integrazione tariffaria e intermodale in Campania: molte delle vecchie linee su cui erano impiegati bus ingombranti che attraversavano strade anguste, tortuose e ripide sono state sostituite da linee più brevi con mezzi più agili le quali gravitano, per lo più, intorno alle stazioni delle metropolitane: a queste ultime è affidata in pratica la lunga percorrenza. In alcune fermate dei bus e dei tram è presente una pensilina illuminata in vetro e acciaio (di recente progettazione) con informazioni generiche e mappa della città. Inoltre sono presenti display che indicano l'orario di arrivo di ogni mezzo e le ultime notizie ANSA.

  Amministrazione

  Luigi de Magistris, sindaco di Napoli.

  Amministrazioni precedenti

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Sindaci di Napoli.

  Consolati

La città è sede di numerosi consolati[142] concentrati soprattutto nei quartieri Chiaia, Posillipo e Porto. Nel 1796 a Napoli, capitale del Regno delle Due Sicilie, nacque la prima ambasciata americana nella penisola italiana (settima nel mondo).[143][144]

  Gemellaggi

Napoli è gemellata con 22 città del mondo[145]

  Sport

  Impianti Sportivi

  Stadio San Paolo, interno

A Fuorigrotta sorge lo stadio San Paolo (1959), che ospita le partite di calcio del Napoli ed è stato ristrutturato per i Mondiali di calcio del 1990; in più la zona ospita la Piscina Scandone, olimpionica, utilizzata per le gare di pallanuoto delle squadre napoletane ed utilizzata precedentemente per i Giochi del Mediterraneo del 1964. Nella zona era anche sito il palazzetto dello sport "Mario Argento" destinato in particolare alla pallacanestro, abbattuto nel 2005 e tuttora in attesa di ricostruzione. Le attività della pallacanestro di vertice si svolgono ora nel PalaBarbuto (5500 posti) costruito di fronte al vecchio palazzetto per permettere alle squadre napoletane di affrontare il massimo campionato e le competizioni europee. Poco distante, nella zona del cratere di Agnano, vi è l'ippodromo omonimo, uno dei maggiori di Italia, e sede di un'importante Gran Premio di Trotto, associato all'omonima storica Lotteria di Agnano. A Fuorigrotta era anche localizzato lo sferisterio di Jai alai (detto anche "pelota", o "palla basca"), che fu bruciato dolosamente negli anni novanta e sinora mai ricostruito. Sulla collina del Vomero è sito lo storico stadio di calcio Collana. Napoli ospita, fra l'altro, la sede dell'Accademia Nazionale di Scherma, le infrastrutture sportive militari del Velodromo generale Alberico Albricci, e, nel quartiere Bagnoli, gli impianti sportivi dell'Università di Napoli Federico II.

  Calcio

  Una delle edicole votive dedicate a Maradona

Napoli vanta una lunga tradizione sportiva che spesso ha portato a successi nazionali e internazionali.

Nel calcio la massima espressione cittadina è il Napoli Calcio. Negli anni ottanta Napoli si trovò ai vertici del calcio italiano e mondiale grazie a Diego Armando Maradona, divenuto l'idolo della gente partenopea. La sua importanza fu enorme: nessuna squadra del Sud, se escludiamo il Cagliari, aveva mai vinto uno scudetto. Con lui il Napoli vinse due campionati (1987 e 1990), una Coppa Italia (1987), una Coppa UEFA (1989) ed una Supercoppa italiana (1990), prima di conoscere una fase di declino con l'uscita in scena di Maradona, durata fino alla nuova promozione in Serie A, nel 2007, con l'entrata in scena dei calciatori Ezequiel Lavezzi, Marek Hamsik, Edinson Cavani e Gökhan Inler colpo del mercato 2011, costato ben 16 milioni di euro, incominciando a risalire i ranghi.

Ancora oggi Maradona è popolarissimo tra i napoletani, come testimoniano le numerose edicole votive a lui dedicate presenti in alcuni vicoli della città.

A Napoli hanno militato molti giocatori noti, fra i quali, oltre a Maradona, Omar Sívori, Josè Altafini, Ruud Krol, Antonio Careca, Bruno Giordano, Alemão, Andrea Carnevale, Ciro Ferrara, Gianfranco Zola, Fabio Cannavaro, e, attualmente, Ezequiel Ivan Lavezzi, Marek Hamsik e Edinson Cavani.

  Basket

  Parte del team della Napoli Basket con il capitano Domenico Morena in primo piano

Negli ultimi anni è aumentato il seguito del Napoli Basket, che nel 2006 è riuscito anche a conquistare la Coppa Italia e si è qualificato per la prima volta per l'Eurolega. Il Napoli Basket raccoglie idealmente l'eredità della Partenope Napoli, che nel 1968 conquistò la Coppa Italia e nel 1970 la Coppa delle Coppe. Purtroppo per problemi societari la squadra, nel settembre del 2008, è stata condannata dalla giustizia sportiva a ripartire dalle leghe inferiori per poi sciogliersi nel 2009.

Nella pallacanestro femminile, la Phard Napoli ha conquistato nel 2007 il suo primo scudetto.

  Ippica

La storia di Napoli si intreccia con la storia dell'Ippica. Già nel 1400 le scuderie del re contavano 250 cavalli, che provenivano da allevamenti nella zona di Monopoli, in Puglia. Nel 1500 i baroni di Napoli si dedicavano attivamente al commercio di cavalli, attività considerata fra quelle consentite al lignaggio nobiliare. Numerose fonti fanno ascendere all'incrocio con cavalli napoletani anche la famosa razza dei lipizzani, razza che poi tornerà a Napoli come variante "napoletano". Nel 1492 a Napoli fu il principe e maestro d'equitazione Giovanbattista Pignatelli, fondatore dell'omonima Accademia d'Equitazione, la prima in Italia, ad inventare il metodo dell'addestramento al maneggio e sistemi come quello del piliere facendo lavorare il cavallo attorno ad un tronco di un albero, che poi è stato cambiato nel tempo con un semplice palo infisso nel terreno (nella scuola francese se ne è aggiunto un secondo), attorno a cui il cavallo compie percorsi ed esercizi, per addestrare i purosangue alla disciplina militare, arte guerresca che poi si è trasformata pian piano in sport nel corso dei secoli, con l'abbandono del cavallo per uso bellico.

L'Ippodromo di Agnano di Napoli è uno dei maggiori ippodromi italiani. Inaugurato nel 1935 ed è attualmente gestito dalla società "Ippodromi Agnano S.p.A.". L'impianto si trova tra la Riserva naturale degli Astroni e le Terme di Agnano e si estende su un'area complessiva di 48 ettari. L'impianto comprende sia piste di trotto che di galoppo e dressage. Il programma di corse conta circa 200 giornate di corse all'anno, tra cui figurano importanti grandi premi internazionali di trotto e di galoppo, e il cui maggiore evento è il Gran Premio Lotteria di Agnano.

Numerose sono le scuole di ippica nel capoluogo partenopeo. Napoletano d'adozione è anche il cavallo Varenne, nato a Ferrara, di proprietà dell'imprenditore partenopeo Enzo Giordano, unanimemente considerato il più grande trottatore di tutti i tempi.

  Nautica

Napoli è la sede di due club storici della Vela italiana, il Circolo Savoia e il Circolo Canottieri Napoli.

Il Circolo Canottieri, fondato nel 1916, ha sede all'interno del porticciolo del Molosiglio nella zona di Santa Lucia.

Il circolo Savoia invece, nato nel 1893 come "Royal Yachting Club Canottieri Sebetia", ha sede nel porticciolo di Santa Lucia. Innumerevoli sono i titoli vinti a livello europeo ed olimpico dai due circoli nautici.

Il titolo nautico napoletano proviene dall'antico Michele Iovine, fondatore del porto di Napoli.

  Pallanuoto

Lunghissima la serie di successi delle squadre di pallanuoto cittadine. La Rari Nantes Napoli, la Canottieri Napoli ed il Posillipo in momenti diversi hanno dominato la scena nazionale ed europea contribuendo anche, con giocatori napoletani, ai successi della nazionale.

  Rugby

Meritano di essere ricordati i due scudetti consecutivi della Polisportiva Partenope Rugby nel 1965 e 1966, anche se il rugby napoletano manca ormai da anni dalla massima serie.

  Scherma

A Napoli ha sede l'Accademia Nazionale della Scherma, unico organismo sportivo italiano abilitato a formare i "Maestri di Scherma", e i "Maestri di Kendo".

  Altro

Degna di nota è la nascita del Napoli Beach Soccer, squadra impegnata nel campionato italiano di beach soccer. In tale disciplina, che si va affermando sempre di più anche in Italia, la squadra partenopea si è distinta per aver vinto il campionato nazionale al primo anno di iscrizione avvenuto nel 2009.

Nella pallamano, l'Italdrink Napoli San Giorgio milita in serie B.

Nella pallavolo femminile c'è l'A.S. Orion Volley Napoli che milita in serie B2.

Nel football americano è da ricordare la Briganti Napoli che milita in Superbowl League da qualche anno.

Nel tiro a segno Napoli è la più titolata d'Italia vincendo per 12 anni consecutivi (dal 1996 al 2007) il campionato italiano[153].

  Il quadro completo

Maggiori società sportive di Napoli:

  • Calcio
Società Sportiva Calcio Napoli, Serie A
Internapoli Camaldoli SSD, Eccellenza Campania
  • Calcio a 5
Società Sportiva Napoli Calcio a 5, Serie A2
Napoli Barrese Calcio a 5, Serie A
  • Beach Soccer
Napoli Beach Soccer, Serie A (beach soccer)
  • Pallacanestro Maschile
Nuova Pallacanestro Napoli, Serie B Dilettanti
Società Sportiva Basket Napoli[154]
Partenope Napoli Basket, Serie C regionale
  • Pallacanestro Femminile
Napoli Basket Vomero, Serie A1 (pallacanestro femminile)
  • Pallanuoto Maschile
Circolo Nautico Posillipo, Serie A1 (pallanuoto maschile)
Circolo Canottieri Napoli, Serie A2 (pallanuoto maschile)
Rari Nantes Napoli, Serie A2 (pallanuoto maschile)
Associazione Sportiva Acquachiara, Serie A1 (pallanuoto maschile)
  • Pallavolo Femminile
Centro Ester Pallavolo, Serie B2
  • Rugby
Partenope Rugby, Serie B di rugby a 15
  • Tiro a Segno
Società del Tiro a Segno Nazionale

  Sport individuali

Folta anche la schiera di atleti napoletani che hanno regalato all'Italia titoli mondiali e olimpici. Fra i tanti nativi della provincia ricordiamo la pesista Assunta Legnante, i fratelli Giuseppe e Carmine Abbagnale (campioni del canottaggio, sette titoli mondiali e due ori olimpici, originari di Castellammare di Stabia), il pugile Patrizio Oliva (tre titoli europei, uno mondiale e una medaglia d'oro a Mosca), il judoka Giuseppe Maddaloni (medaglia d'oro a Sidney), lo schermitore Sandro Cuomo (medaglia d'oro ad Atlanta) il nuotatore Massimiliano Rosolino (un titolo mondiale e medaglia d'oro a Sidney); e la tennista Rita Grande n° 24 della classifica mondiale wta; anche un'altra giovanissima nuotatrice, Caterina Giacchetti, campionessa a livello europeo (quarta nei 200 m farfalla ai Mondiali di nuoto di Montréal nel 2005) si avvia a risultati di livello olimpico,altro nuotatore Francesco Vespe pluricampione italiano e primatista nei 200 Farfalla, quinto ai campionati europei di Budapest, medagliato in più edizioni dei Giochi del Mediterraneo,vanta due partecipazioni ai Campionati del Mondo. Napoli, tra l'altro, ha ospitato nel 2006 i mondiali di nuoto in acque libere. La città vanta anche un'ottima tradizione nella scherma, tanto che la finale dei mondiali del 1998 fu giocata tra due napoletani: Raffaello Caserta e Luigi Tarantino: al secondo andò l'oro ma poi i due atleti divisero in parti uguali i premi in denaro, da buoni amici[155].

  Manifestazioni sportive

Fra le manifestazioni sportive fisse ricordiamo la maratona di nuoto Capri - Napoli, il Gran Premio Lotteria di Agnano di Trotto all'Ippodromo di Agnano ed il Giro Ciclistico della Campania.

  Galleria fotografica

Ulteriori immagini di Napoli nella galleria su Commons Nuvola apps digikam.png

  Note

  1. ^ a b Dato Istat al 30/11/2011
  2. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, pp. 151. Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente, 1 marzo 2011. URL consultato in data 25 aprile 2012.
  3. ^ A seconda delle varie stime, l'area metropolitana di Napoli, analizzata da un punto di vista prettamente urbanistico, comprende tra i 2.200.000 e i 5.000.000 abitanti; la cifra cambia a seconda dei dati a cui si fa riferimento: dati ISTAT [1], ONU [2], Svimez (4.434.136), OECD [3], Worldatlas - U.S. Census Bureau [4], World Gazetteer, CENSIS (4.996.084)
  4. ^ Wanderlingh Attilio, I giorni di Neapolis, Edizioni Intra Moenia, Napoli aprile 2001
  5. ^ Storia di Napoli
  6. ^ Croce B., Saggi sulla letteratura italiana del Seicento. Laterza ed., Bari 1911.
  7. ^ Giannone P., Storia civile del Regno di Napoli
  8. ^ Enciclopedia tematica aperta. URL consultato in data 07 settembre 2011.
  9. ^ La nascita del Regno d'Italia e l'impoverimento del Sud
  10. ^ Libro storico: Cafiero Salvatore, Questione meridionale e unità nazionale, Ed. Carrocci 1996. ISBN 88-430-0386-0
  11. ^ Sito ufficiale dell'UNESCO, World Heritage Centre. URL consultato in data 4 luglio 2011.
  12. ^ sito ufficiale UNESCO - Le 8 riserve della biosfera in Italia. URL consultato in data 21 marzo 2012.
  13. ^ Bartolommeo Capasso, Napoli greco-romana, Napoli, 1905
  14. ^ Zonasismica.it URL consultato l'1-12-2007.
  15. ^ Napoli meteo - previsioni del tempo e clima
  16. ^ Dati climatici
  17. ^ Dati Confedilizia. URL consultato in data 30 maggio 2010.
  18. ^ Cenni storici. URL consultato in data 4 luglio 2011.
  19. ^ Un tratto di fortificazione messo in luce in vico Soprammuro a Forcella, datato alla fine del VI - inizi V secolo a.C.; una testina votiva tardo-arcaica rinvenuta nell'area dell'antica acropoli a Sant'Aniello a Caponapoli; un frammento di coppa attica a figure nere nell'area di San Domenico Maggiore; e ancora frammenti di impasto, di bucchero, e di una kotyle corinzia rinvenuti nella zona di San Marcellino; ecc. dimostrano tutti che il pianoro di Neapolis era diffusamente frequentato già nella seconda metà del VI secolo a.C. Questi e altri materiali ancora sono esposti nella sezione "Neapolis" del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.(da: Daniela Giampaola, Francesca Longobardo "Napoli greca e romana tra Museo Archeologico e centro antico", Electa Napoli, Napoli 2000)
  20. ^ Campaniabeniculturali.it
  21. ^ Publio Virgilio Marone, Tutte le opere, Sansoni, Firenze 1989
  22. ^ Francesco Luzzati Laganà, "Il ducato di Napoli", in: AA.VV. Il Mezzogiorno dai Bizantini a Federico II, vol. III della Storia d'Italia diretta da G. Galasso, Torino, UTET, 1983, pp. 328-29.
  23. ^ Catholic Encyclopedia - Naples
  24. ^ Celano C. (1860) Notizie del bello, dell'antico e del curioso della città di Napoli, Napoli, De Pascale (ed. orig. 1692), p. 34, (ISBN non disponibile)
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