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In chimica una soluzione è un sistema omogeneo che può essere decomposto per mezzo di metodi di separazione fisici.
Una soluzione si differenzia da una generica dispersione perché il soluto è disperso nel solvente a livello di singole molecole o ioni, ciascuno di essi circondato da molecole di solvente (si parla più precisamente di solvatazione). Quando, in una soluzione, un soluto è presente con atomi, ioni o molecole di dimensioni particolarmente contenute (inferiori ad 1 nm), invisibili anche con l'ausilio del microscopio, si parla di soluzione vera. Altrimenti, quando le dimensioni delle particelle del soluto risultano comprese tra 1 e 1000 nm, si parla di soluzione falsa, o dispersione colloidale.
Nell'ambito delle soluzioni, si usa chiamare soluto (o fase dispersa) la sostanza (o le sostanze) in quantità minore e solvente (o fase disperdente o fase continua) la sostanza in quantità maggiore.[1] Quando le sostanze sono in differenti stati di aggregazione (nelle condizioni ambientali date) si definisce solvente la sostanza che conserva il suo stato di aggregazione.
Nel caso di composti ionici, il meccanismo della dissoluzione è il seguente: le molecole polari del solvente circondano i cristalli del sale, e possono anche diffondere all'interno del reticolo cristallino; in questa maniera vengono indebolite le forze di attrazione tra gli ioni di carica opposta che costituiscono il cristallo, i quali quindi si trasferiranno nel solvente sotto forma di ioni solvatati.
Nel caso di soluti polari, il fenomeno della dissoluzione avviene per attrazione reciproca tra le cariche opposte dei dipoli delle molecole di soluto e solvente.
Indice |
Per approfondire, vedi le voci solubilità e saturazione (chimica). |
La quantità massima di soluto che può sciogliersi[2] in un dato solvente si chiama solubilità ed è funzione della struttura chimica dei due composti e della temperatura.
La maggior parte dei composti liquidi e solidi ha una solubilità proporzionale alla temperatura (si dice che il sistema solvente-soluto è a solubilità diretta); le solubilità dei gas hanno invece in genere un andamento opposto (in questo caso si dice che il sistema solvente-soluto è a solubilità inversa).
I valori delle solubilità delle sostanze nei diversi solventi sono costanti e sono riportati in letteratura.
Una soluzione è detta satura quando contiene la massima quantità di soluto che il solvente è in grado di sciogliere a quella temperatura; aggiungendo ad una soluzione satura ulteriore soluto, questo non si scioglie, ma si separa dalla soluzione, precipitando (se è un solido), formando una nuova fase (se è un liquido) o gorgogliando (se è un gas).
Una soluzione è detta insatura quando contiene una quantità di soluto inferiore a quella massima che il solvente è in grado di sciogliere a quella temperatura; aggiungendo ulteriore soluto, questo si scioglierà nella soluzione.
In condizioni particolari, è possibile ottenere soluzioni soprasature, ovvero soluzioni che contengono più soluto di quanto il solvente sia normalmente in grado di sciogliere a quella temperatura; tali soluzioni sono sistemi instabili che in seguito a perturbazioni meccaniche (agitazione, scuotimento, aggiunta di corpi estranei) liberano l'eccesso di soluto trasformandosi in soluzioni sature. L'aggiunta di pochi cristalli di soluto ad una soluzione soprasatura per provocare la separazione del soluto è detta semina, e viene ad esempio sfruttata nell'ambito del processo industriale di cristallizzazione.
La solubilità di una determinata sostanza dipende dalla temperatura. Esistono infatti le soluzioni endotermiche e le soluzioni esotermiche. Le soluzioni endotermiche sono quelle in cui viene trasferita energia (sotto forma di calore) dall'ambiente verso il sistema, ovvero si verifica un assorbimento di calore. Pertanto, in questo caso, la solubilità aumenta proporzionalmente alla temperatura.
Una soluzione endotermica può essere descritta come:
Le soluzioni esotermiche, invece, sono quelle che cedono energia all'ambiente esterno. Pertanto, in questo secondo caso, la solubilità diminuisce con l'aumento della temperatura.
Una soluzione esotermica può essere descritta come:
Per approfondire, vedi la voce concentrazione. |
La misura della quantità di soluto rispetto alla quantità di solvente è detta concentrazione e viene misurata sia tramite unità fisiche che tramite unità chimiche, e in particolare:
Una soluzione si dice "ideale" se soddisfa questa legge:
dove:
Inoltre, per la legge delle pressioni parziali:
essendo:
Una soluzione si avvicina a questo comportamento ideale quando i fenomeni di attrazione o repulsione tra le molecole dello stesso componente sono della stessa entità dei fenomeni di attrazione o repulsione tra le molecole di componenti differenti.[3]
Il concetto di potenziale chimico viene spesso utilizzato nell'ambito delle soluzioni. In particolare, il potenziale chimico del componente i-esimo di una soluzione liquida che segue la legge di Raoult può essere scritto come:
in cui R è la costante dei gas, T la temperatura della soluzione e ln indica la funzione matematica chiamata logaritmo naturale.
Questo significa che il potenziale chimico del componente i-esimo in soluzione liquida è uguale al suo potenziale chimico all'equilibrio in fase liquida più un termine che dipende dalla sua frazione molare e dalla temperatura assoluta.
A seconda dello stato di aggregazione (solido, liquido, o gassoso) del soluto e del solvente, possiamo avere diverse tipologie di soluzioni, riportate nella tabella seguente:
Esempi di soluzioni | Soluto | |||
---|---|---|---|---|
gas | liquido | solido | ||
Solvente | gas | Ossigeno e altri gas in azoto (aria). | Vapore acqueo in aria. | Il naftalene sublima in aria, formando una soluzione. |
liquido | Anidride carbonica in acqua. | Etanolo in acqua; soluzioni di idrocarburi (greggio). | Saccarosio in acqua; Cloruro di sodio (ovvero "sale da cucina") in acqua; oro in amalgama con mercurio. | |
solido | Idrogeno in dissoluzione nei metalli (ad esempio platino). | Esano in paraffina, mercurio in oro. | Acciaio, duralluminio, e altre leghe metalliche. |
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