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Definição e significado de Telecom_Italia

Definição

definição - Wikipedia

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Wikipedia

Telecom Italia

                   
Telecom Italia S.p.A.
Logo
Nazione bandiera Italia
Tipologia Società per azioni

Borse valori

Fondazione 1964 (come SIP)
1994 (Telecom Italia)
Sede principale Milano (sede legale)

Roma (direzione generale)

Persone chiave

Settore

telecomunicazioni

Prodotti

telefonia fissa, telefonia cellulare, telefonia pubblica, Internet e televisione via cavo

Fatturato Green Arrow Up.svg 27,571 miliardi di (2010)
Utile netto Green Arrow Up.svg 3,121 miliardi di (2010)
Dipendenti 51.873 (2010)
Slogan Le emozioni non cambiano, il modo di comunicarle sì.
Sito web www.telecomitalia.com

Telecom Italia è la principale azienda italiana di telecomunicazioni, che offre in Italia e all'estero servizi di telefonia fissa, telefonia cellulare, telefonia pubblica, telefonia IP, Internet e televisione via cavo (in tecnologia IPTV).

In Italia opera nella telefonia fissa e nell'accesso ad Internet con il marchio Telecom Italia, nella telefonia mobile con il marchio TIM, nella telefonia IP e nella televisione via cavo (IPTV) con il marchio IPTV di Telecom Italia.

Indice

  Storia del gruppo

Formalmente nasce il 27 luglio 1994, con l'atto di fusione deliberato dalle Assemblee del 19 maggio dello stesso anno, facendo seguito al "Piano di Riassetto del settore delle telecomunicazioni", presentato al Ministro del Tesoro dall'IRI - Istituto per la Ricostruzione Industriale Spa, in data 30 giugno 1993 nel quadro delle disposizioni contenute nella legge n. 58 del 29 gennaio 1992.

  Il riassetto e la fusione STET - SIP

Il riassetto prevede la fusione di quattro società del gruppo STET operanti nel settore telefonico (Iritel, Italcable, Telespazio e SIRM) con la SIP. Dalla fusione nasce la Telecom Italia.

Nel 1995, con una scissione parziale dalla casa madre, nasce la TIM (Telecom Italia mobile) il cui capitale è controllato per il 63,01% da STET.

Per massimizzare l'incasso dalla prevista privatizzazione viene deciso nel 1997 di portare avanti il piano cosiddetto della SuperSip, ovvero la concentrazione di tutte le attività operative nella società da mettere in vendita. La Finanziaria STET e la Telecom Italia vengono fuse: la nuova società prenderà il nome di Telecom Italia.

Contestualmente Seat (l'editore delle Pagine Gialle) viene scissa dalla Telecom Italia e nel 1996 viene portata a termine la privatizzazione a favore di Ottobi, cordata formata da De Agostini (maggior azionista), la Telecom (20%), Comit e Investitori Associati.

  La privatizzazione

Sotto la presidenza di Guido Rossi, il 20 ottobre 1997 viene attuata dal Governo Prodi I la privatizzazione della società: dalla vendita del 35,26% del capitale si ricavano circa 26.000 miliardi di lire. La privatizzazione, che comporta la quasi totale uscita del Ministero del Tesoro dall'azionariato Telecom, viene realizzata con la modalità del cosiddetto nocciolo duro: si vende cercando di creare un gruppo di azionisti che siano in grado di farsi carico della gestione della società. A conclusione dell'OPV (Offerta pubblica di vendita), le azioni vengono collocate a 10.902 lire; il 27 ottobre 1997 Telecom Italia privatizzata viene scambiata sulla Borsa Italiana[1]. A causa della scarsa risposta degli investitori italiani il nocciolo duro non è in realtà tale: il gruppo con capofila gli Agnelli riunisce solo il 6,62% delle azioni e si rivela molto fragile.

  L'OPA della Olivetti e la fusione Olivetti - Tecnost

A partire dal febbraio 1999 la Olivetti attraverso la Tecnost di Roberto Colaninno, già nel settore delle telecomunicazioni con la Omnitel e Infostrada (queste ultime due cedute in seguito alla Mannesmann), lancia una offerta pubblica d'acquisto e scambio riuscendo ad ottenere nel giugno dello stesso anno, il controllo della società, con una quota del 51,02%.

La Telecom era una delle poche società ad azionariato diffuso italiane, in cui il Ministero del Tesoro aveva ancora una quota del 3,5%, pari a due miliardi di euro. Il Tesoro non si presentò all'assemblea degli azionisti che doveva decidere le contromisure alla scalata, preferendo mantenere neutralità rispetto all'operazione. La legge sulla golden share avrebbe permesso al Tesoro il diritto di veto sull'operazione, ma tale diritto era contestato in sede europea.

La somma con cui la scalata è finanziata, complessivamente 61.000 miliardi di lire, viene ricevuta dalla Olivetti in prestito direttamente dalle banche e con obbligazioni della controllata Tecnost grazie anche all'emissione di nuove azioni per oltre 37mila miliardi. Successivamente la Tecnost viene fusa con la Olivetti per accorciare la catena di controllo. A questo punto è la Bell, una società con sede nel Lussemburgo a controllare la catena con il 22% della Olivetti.

  Olimpia e la fusione Olivetti - Telecom Italia

All'inizio del 2001, nonostante abbia appena ceduto importanti asset (l'80% di Italtel e Sirti tra gli altri), il gruppo Olivetti-Telecom è in grandi difficoltà e Colaninno, Gnutti e i loro soci sono costretti a passare la mano. Dopo diverse trattative viene trovato un accordo con Tronchetti Provera e Benetton. Per il 23% della Olivetti (posseduto da Bell) i nuovi proprietari della Telecom Italia pagano 4,175 Euro per azione, una cifra enorme considerando che le Olivetti quotavano solo 2,25 Euro.

La cessione di quel 23% ha creato una notevole plusvalenza (1,5 miliardi di euro) nelle casse della Bell, la società veicolo lussemburghese con la quale Colaninno e Emilio Gnutti ottengono il controllo della Telecom. Per questa plusvalenza la Bell è stata indagata per evasione fiscale e multata dall'Agenzia delle entrate per 1,937 miliardi di euro. L'accertamento con adesione a cui hanno aderito i soci della Bell ha permesso la riduzione delle sanzioni ad un quarto del minimo, così la società ha dovuto versare al Fisco solamente 156 milioni.[2]

L'esborso è spiegabile nel fatto che, in tal modo, Tronchetti Provera ha evitato di lanciare un'OPA totalitaria che sarebbe costata ancora di più.

Dal luglio 2001 la Telecom è controllata dalla finanziaria Olimpia, partecipazione della Pirelli (al 60%), Edizione Holding dei Benetton, Banca Intesa e Unicredito Italiano, a cui in seguito si è aggiunta la Hopa, la finanziaria bresciana di Gnutti (tramite Holinvest, scatola cinese (vuota) attraverso la quale la Hopa detiene il 3.7% di Telecom Italia).

Per accorciare la catena di controllo viene decisa, nel 2003, la fusione della controllante Olivetti con la Telecom Italia.

  La fusione della Telecom Italia - TIM

  La sede legale e quartier generale di Telecom Italia in Piazza degli Affari, 2, 20123, Milano, Italia

Nel marzo 2005 la Telecom lancia sulla borsa un'offerta pubblica d'acquisto su TIM. La fusione Telecom-TIM è finanziata con un mutuo di una cordata di banche, nella misura maggiore da Banca Intesa. Il costo necessario per rastrellare le azioni TIM dal mercato eleva l'indebitamento della Telecom da 29 a 44 miliardi di euro.

Successivamente la Telecom Italia acquista tutte le attività Internet della sua controllata Telecom Italia Media (ovvero tin.it), portando nella controllante tutte le capacità per fornire contemporaneamente servizi voce, mobili e dati, lasciando intravedere l'idea di fornire nuovi servizi che sfruttassero la convergenza fisso-mobile-dati.

Dal bilancio 2005, l'indebitamento finanziario netto risulta essere di 39,858 miliardi di euro. Tuttavia, come già nell'anno passato, la società decide, nel marzo 2006, di dare priorità all'aumento dei dividendi per gli azionisti; in risposta, l'agenzia Fitch Ratings riduce il rating della Telecom Italia, portandolo da A- a BBB+.

  L'ipotesi della divisione in 4 entità

L'11 settembre 2006 il consiglio d'amministrazione dell'azienda decide di procedere alla divisione e riorganizzazione dell'azienda Telecom Italia in quattro distinti settori:

Lo scorporo della rete permetterà l'ingresso facilitato a tutti i nuovi operatori alternativi nella telefonia fissa e internet.

In un primo momento si è parlato di una possibile cessione della TIM, sia in Italia sia in Brasile, valutate rispettivamente 30-35 miliardi di euro e 6-7 miliardi di euro. La cessione permetterebbe alla Telecom Italia di sanare il suo debito di 44 miliardi di euro. Numerose sono state le polemiche, anche di carattere politico, per quanto riguarda l'eventuale cessione dell'unico operatore mobile italiano ad una società straniera o alla Mediaset (ipotesi non impossibile ma che comporterebbe delicatissimi problemi relativi alle norme contro i cartelli di società, avendo entrambe posizioni importanti nelle telecomunicazioni). Successivamente il futuro presidente Guido Rossi dichiarerà che non esistono ipotesi di modifica del perimetro delle attività della Telecom Italia, escludendo esplicitamente qualsiasi cessione. La divisione della Telecom Italia dalla TIM ha portato ad un'inversione di tendenza nella strada che era stata intrapresa per la convergenza fisso-mobile.

Telecom Italia si occuperebbe, invece, della telefonia fissa e dei media, soprattutto grazie agli accordi con la News Corporation, di Rupert Murdoch, in merito a contenuti televisivi. Gli accordi con Murdoch però non sono stati della portata prevista: è stata annunciata solo la concessione in licenza del catalogo per la diffusione in linea su Alice Home TV.

Dopo la decisione del consiglio di amministrazione, il presidente del Consiglio Prodi lascia trapelare la sua insoddisfazione dicendo di "Non saperne nulla". Il 15 settembre 2006, dopo l'annuncio dello scorporo della TIM, Marco Tronchetti Provera in polemica con Prodi, si dimette dalla guida della società; la presidenza torna, dopo 9 anni, a Guido Rossi, che deve lasciare la FIGC.

  Il nuovo Patto di controllo

La prima mossa di Guido Rossi alla guida della Telecom è la creazione, il 18 ottobre 2006, di un "Patto di controllo" dell'azienda tra l'Olimpia, Mediobanca e le Generali che controllano in tutto il 21,5% della società: l'Olimpia (ora controllata all'80% dalla Pirelli e al 20% dalle Edizione Holding) porta in dote il proprio 18%, le Generali il 2,01%, Mediobanca l'1,54%.

Il 15 febbraio 2007 (comunicazione della Consob del 23 febbraio 2007) le Assicurazioni Generali passano dal 2,01% al 4,06% di azioni Telecom Italia. Il Patto di controllo tra le aziende Olimpia + Generali + Mediobanca arriva al 23,6%.

Il patto prevede vincoli sulle quote conferite, la possibilità per i contraenti di aumentare la loro quote e anche quella di vendere in prelazione ai soci. Esiste inoltre la possibilità di entrare nel patto per altri soci che abbiano più dello 0,5% del gruppo: si è parlato dell'ingresso di Intesa Sanpaolo, Capitalia e Unicredit, mentre il secondo azionista l'Hopa (3,72%) ne è rimasto fuori. Il patto è un passo decisivo per il rafforzamento dell'azionariato della società telefonica, che con l'ingresso di nuovi partner potrebbe avvicinarsi alla soglia del 30% oltre la quale è obbligatorio lanciare un'offerta totalitaria.

Presidente del nuovo patto è, dopo la sua uscita dalla Telecom, Tronchetti Provera.

Anche in conseguenza del patto e dell'influenza dei nuovi soci nel controllo delle strategie del gruppo, è definitivamente tramontata l'ipotesi di ricostituire la TIM come società autonoma e di venderla successivamente insieme a Telecom Brasil.

  La nuova stagione di Guido Rossi

A febbraio 2007 la Telecom avvia i contatti con la spagnola Telefónica per l'entrata degli iberici nell'azienda italiana. L'ipotesi è quella di cedere una parte dell'Olimpia, la finanziaria che controlla il 18% di Telecom. Il 1º marzo 2007 l'azienda Telefónica annuncia in un comunicato che i contatti con la Telecom Italia sono temporaneamente sospesi, ma continuano quelli con altri soci al fine di arrivare ad una cordata.

Il 16 febbraio 2007 il CdA ha approvato il nuovo assetto organizzativo basato su 4 entità ed i relativi direttori generali:

  • Domestic Fixed Services: Massimo Castelli
  • Domestic Mobile Services: Luca Luciani
  • Finance Administration and Control: Enrico Parazzini
  • Technology: Stefano Pileri

Il 9 marzo 2007 viene presentato il nuovo piano industriale per il triennio 2007/2009 al quale, tuttavia, il mercato reagisce facendo registrare un forte ribasso per le azioni della Telecom Italia anche alla luce del fatto che gli utili risultano in calo e, per il futuro, si annuncia una diminuzione dei dividendi.

Nel settembre del 2006 Beppe Grillo, piccolo azionista Telecom, lancia una iniziativa da lui battezzata "OPA alla genovese" (il cui nome ufficiale è Share Action) sul suo blog[3], con la quale richiede a tutti gli azionisti della Telecom Italia di delegargli la rappresentanza nell'assemblea, con lo scopo di raggiungere un numero di azioni tale da consentire a lui, e quindi a tutti coloro che abbiano aderito, di sfiduciare i membri del Consiglio di amministrazione.
Il 16 aprile 2007, durante l'assemblea degli azionisti, Grillo prende la parola[4] e accusa l'intero Consiglio di Amministrazione di manifesta incapacità manageriale, chiedendone infine le dimissioni tra gli applausi degli azionisti presenti in sala.
Grillo spiega, inoltre, che la lunga procedura burocratica imposta dalla Consob gli ha impedito di rappresentare formalmente la totalità dei piccoli azionisti che gli hanno delegato il loro potere di voto, ma promette che all'assemblea successiva il piccolo azionariato sarà rappresentato in maniera compatta all'interno dell'assemblea dei soci.

  Il passaggio del controllo da Olimpia a Telco

Il 1º aprile 2007 Pirelli, a seguito di un CdA straordinario, annuncia di avere ricevuto due offerte tese a rilevare il 66% di Olimpia, la holding che detiene il pacchetto di controllo della Telecom Italia.

Le offerte, da parte dell'azienda statunitense AT&T (che, successivamente - il 16 aprile - ha dichiarato di ritirarsi dall'operazione) e dalla messicana América Móvil di Carlos Slim Helú, erano tese a rilevare, ciascuna, il 33% di Olimpia.

A sorpresa, pochi giorni dopo l'annuncio delle due offerte, Guido Rossi, presidente della società dal settembre 2006, non avendo vista rinnovata la propria candidatura a far parte del Consiglio di amministrazione (poi rinnovato nell'assemblea degli azionisti del 16 aprile 2007) si dimette da presidente dell'azienda non senza aver aspramente criticato, in un'intervista a La Repubblica, Tronchetti Provera. Al suo posto viene nominato Pasquale Pistorio come presidente di transizione.

Il 28 aprile una cordata italo-spagnola composta da Mediobanca, le Assicurazioni Generali, Intesa Sanpaolo, Sintonia e Telefónica lancia un'offerta per rilevare la quota della Pirelli in Olimpia creando una nuova società, denominata Telco (patto di controllo), che avrà il controllo del 23% circa della Telecom Italia. Tale offerta è stata accettata dal CdA straordinario tenutosi in tale data.

Il 24 ottobre 2007 c'è stata la firma per il passaggio dall'Olimpia alla Telco che ha concretizzato l'operazione ma ponendo 28 condizioni all'azienda Telefónica, legate anche ai paesi dove le 2 aziende sono concorrenti, in primis in Sudamerica. A dicembre, saranno nominati come presidente Gabriele Galateri di Genola e come amministratore delegato Franco Bernabè, ex-presidente della compagnia telefonica.

Esattamente 2 anni dopo, il 27 ottobre 2009, quasi tutti i soci della Telco, ad eccezione di Sintonia, hanno rinnovato per altri 3 anni il patto di controllo.

  Lo scandalo delle intercettazioni illegali

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Scandalo Telecom-Sismi.

La Telecom è stata coinvolta, insieme al Sismi, nello scandalo delle intercettazioni abusive legato a varie vicende del 2005-2006, tra cui il caso Abu Omar e lo spionaggio di Alessandra Mussolini prima delle elezioni regionali nel Lazio, nel 2005. Si tratta dello Scandalo Telecom-Sismi.

Secondo la procura di Milano, gli intercettati erano giudici, giornalisti, politici e uomini di altri servizi (l'indagine peraltro è correlata al suicidio, avvenuto nel 2006, di Adamo Bove, manager della Telecom avente incarichi nel campo della sicurezza).

Il 20 settembre 2006 Giuliano Tavaroli, l'ex capo della Sicurezza di Pirelli e Telecom, viene arrestato insieme ad altre 20 persone. L'accusa è quella di spionaggio e corruzione. Lo scandalo è partito da un'inchiesta compiuta dai giornalisti del quotidiano La Repubblica Giuseppe D'Avanzo e Carlo Bonini. Tra gli intercettati risulterebbe anche Romano Prodi.

Il 13 dicembre 2006 Marco Mancini (ex numero due del Sismi) è stato inoltre arrestato nell'ambito dell'inchiesta sulle intercettazioni illegali della Telecom, insieme a Giuliano Tavaroli (già in carcere) ed Emanuele Cipriani, investigatore privato fiorentino. L'accusa per tutti è quella di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla rivelazione del segreto d'ufficio. Cipriani avrebbe realizzato oltre 30 tra fascicoli e pratiche illegali con il contributo di "dati segreti" procacciati illecitamente da Mancini, che avrebbe ricevuto da Cipriani e Tavaroli somme di denaro indeterminate.[senza fonte]

Nel maggio 2007 la Telecom vince il Premio Big Brothers Award come peggiore azienda privata in fatto di riservatezza dei dati.[5]

Il 14 luglio 2008 la Procura della Repubblica di Milano deposita le 350 pagine dell'avviso di chiusura delle indagini[6][7][8], dopo aver convocati in Procura, come ultimo atto investigativo, i vertici della Telecom di allora, Marco Tronchetti Provera (ex presidente) e Carlo Buora (ex amministratore delegato) in quanto persone informate sui fatti[9][10]. Per non aver vigilato sulla propria security e sui metodi usati per avere le informazioni, il gruppo Telecom (unitamente al gruppo Pirelli) risulta indagato in base alla legge 231 sulla responsabilità amministrativa delle società, pur non essendo stati mossi addebiti contro l'ex presidente e l'ex amministratore delegato della Telecom. Una lunga serie di reati sono stati invece contestati a 34 persone, accusate a vario titolo di aver messo in piedi una vera e propria associazione a delinquere al cui vertice c'era l'ex capo della security Giuliano Tavaroli. Nelle interviste rilasciate nei giorni successivi alla chiusura delle indagini, Tavaroli si difende dando la propria versione dei fatti e scaricando le responsabilità sui suoi superiori, che gli avrebbero commissionate le indagini poi risultate illecite[11][12].

Il procedimento, con l'udienza preliminare, si dovrebbe tenere nella seconda metà del 2008.

  Partecipazioni

Telecom Italia detiene diverse partecipazioni in aziende sia italiane che estere:[13][14][15][16]

  Acquisizioni e cessioni

  Cessioni

Nell'ambito del piano di focalizzazione sul core business vengono cedute quasi tutte le partecipazioni in aziende manifatturiere (tranne l'Olivetti Tecnost, ribattezzata Olivetti S.p.A. nel 2005), alcune aziende non strategiche e varie partecipate straniere.

  Acquisizioni

Il piano industriale porta la Telecom Italia ad acquistare aziende che si occupano di internet a banda larga e del campo dei media.

  Dirigenza dal 2006

Dal 15 settembre 2006, dopo un delicato periodo legato all'inizio di un processo riorganizzativo, alla presidenza della società torna il prof. Guido Rossi, che succede al dimissionario Marco Tronchetti Provera, già presidente di Pirelli e altre società. Vice presidente è Gilberto Benetton, che è anche presidente della finanziaria Edizione Holding e di Autogrill. Vice presidente esecutivo è Carlo Buora, l'amministratore delegato è Riccardo Ruggiero. Tra i consiglieri spiccano Massimo Moratti, Carlo Alessandro Puri Negri (di Pirelli), Gianni Mion (di Benetton), nonché Giovanni Consorte (di Unipol), quest'ultimo tra gli indagati per lo scandalo Bancopoli (poi dimessosi).
Alcuni mesi dopo, Rossi si dimetterà e sarà sostituito da Pasquale Pistorio, che dopo l'arrivo di Telco rassegnerà le proprie dimissioni lasciando la presidenza a Gabriele Galateri di Genola, in carica dal 3 dicembre 2007. Il personale dell'azienda è passato da 106.620 dipendenti nel 2002 a 91.365 nel 2004, per arrivare a 85.484 a fine 2005.

  Liberalizzazione e proposte di riforma societaria

Una distinzione maggiore fra due generiche attività è introducibile con una separazione societaria e, maggiormente, con una separazione patrimoniale. Un regolamento dell'autorità garante ha imposto la separazione contabile per l'attività di gestione di una rete e quella di fornitore di servizi d'accesso.

  Un problema simile per diverse infrastrutture

La situazione è simile a quella esistente in altri settori strategici come quello dell'energia e del gas, nei quali la società proprietaria della rete di trasmissione elettrica (Terna) è controllata dell'ENEL, e la proprietaria della rete di distribuzione del gas (Snam) è una controllata dell'ENI. Il proprietario della rete alloca la capacità fra i diversi operatori e tenderà a favorire, a discapito della concorrenza, il fornitore di energia, gas, piuttosto che telecomunicazioni appartenente allo stesso gruppo. Un primo segnale sul fronte energetico è comunque giunto: la società Terna è stata scorporata da Enel e accorpata al GRTN (Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale), dando luogo alla nascita del Gestore dei Servizi Energetici (GSE), proprietario e gestore della Rete elettrica, nonché responsabile della sua manutenzione e di tutte le politiche di sviluppo della medesima.

  Monopolio naturale della proprietà e gestione concorrenziale

Nei tempi delle liberalizzazioni, si è visto come una gestione pluralistica e concorrenziale della rete, alla quale partecipano più operatori, porta vantaggi per gli utenti in termini di tariffe e di qualità. Più difficile è sostenere un argomento simile riguardo alla proprietà delle reti.

Le reti hanno forti costi di costruzione, che rendono difficilmente replicabile una seconda rete altrettanto estesa e capillare di telecomunicazioni (piuttosto che di distribuzione del gas o corrente elettrica): quindi è improbabile avere due o più proprietari di grandi reti.

Suddividere la rete esistente in sottoreti geografiche e frazionarne la proprietà, significherebbe perdere l'interoperabilità, accessibilità e scalabilità che sono fra le caratteristiche principali richieste ad una rete. Per questo raramente viene posto in discussione che il proprietario, il centro decisionale competente sull'intera rete, debba essere uno solo, per evitare ridondanze o incompatibilità nella gestione fra un'area geografica e l'altra. Il dibattito verte principalmente su come debba essere ripartito il capitale del soggetto proprietario della rete.

In questo senso, più volte l'Agcom ha ribadito che la rete su doppino non è replicabile; e a proposito di telecomunicazioni e altre infrastrutture, la rete è equiparata ai monopoli naturali. Nel primo caso una questione economica crea un monopolio naturale, mentre nel secondo caso si fa riferimento ad un'impossibilità di duplicazione fisica per la natura e tecnica per l'uomo.

  Separazione fra proprietà e gestione

La competizione globale spinge ad aprire il mercato anche ad operatori stranieri, perché anche le imprese italiane non incontrino difficoltà di accesso nei corrispondenti mercati stranieri.

D'altra parte, l'importanza strategica delle infrastrutture solleva la questione della loro "italianità", di un loro controllo in capo a soggetti pubblici o privati, comunque italiani. Una separazione fra proprietà e gestione può conciliare queste due esigenze, attraverso una proprietà "italiana" e una gestione aperta anche ad operatori esteri.

  Il modello delle telecomunicazioni britannico

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Corporate governance.

Una vera concorrenza nel settore delle telecomunicazioni arriverebbe sul modello britannico da una società proprietaria della rete, con separazione patrimoniale e vincoli al possesso di azioni anche con società collegate o controllate rispetto alla Telecom Italia, che resterebbe un operatore di rete come la Wind, la Tele2 e altri.

Nel modello inglese la società proprietaria della rete è una società ad azionariato diffuso.

  La partecipazione pubblica come nei Paesi UE

In Italia si propone come ulteriore garanzia una significativa partecipazione pubblica (20-30%) al capitale della società, tale da averne il controllo con maggioranza relativa, ma da renderla difficilmente scalabile per via del forte indebitamento e del restante 70% ad azionariato diffuso che andrebbe "rastrellato" in borsa. A seconda della volontà politica, una partecipazione pubblica alta può opporsi infatti in linea di principio a tentativi di scalata, ma può anche agevolare per tempo con legislazioni favorevoli un processo di privatizzazione. Una garanzia più robusta unisce la presenza pubblica a quella di un prevalente azionariato diffuso.

  Servizio universale e ripartizione dei costi

Il proprietario della rete, nel modello inglese e in altri Stati, è soggetto alla legge del servizio universale, che lo obbliga a manutenere e ammodernare l'intera estensione geografica della rete.

La legge impone degli investimenti che in sé non sono remunerativi, e dovrebbero garantire un servizio minimo essenziale di telefonia a tutta la popolazione.

In Italia, i costi del servizio universale sono per legge interamente a carico dell'operatore di telefonia con la maggiore quota di mercato. Lo Stato italiano corrisponde annualmente gli oneri all'operatore per garantire i servizi previsti dalla legge.

L'ammontare di questi trasferimenti dallo Stato alle aziende private può essere molto superiore agli oneri effettivamente sostenuti, e talora è oggetto di accuse rispetto al diritto antitrust, qualificando i trasferimenti come "aiuti di Stato".

In altri Paesi i costi fissi vengono ripartiti fra i vari operatori in misura proporzionale alla quota di mercato. La quota è calcolata a partire dal fatturato che è un dato certo e univoco del bilancio.

La manutenzione e l'ammodernamento costituiscono un forte indebitamento che rende poco contendibile la società e poco appetibili i tentativi di scalata.

  Loghi

Vecchio logo Telecom Italia.gif Telecom Italia-1-.svg
1994 - 2003 Dal marzo del 2003

  Consiglio di amministrazione

  Dati finanziari

  2007

La Telecom Italia S.p.A. nel 2007 ha ottenuto 31,013 miliardi di euro di ricavi, un EBIT di 5,955 miliardi, un utile netto di 2,455 miliardi. L'indebitamento finanziario netto ammonta a 35,701 miliardi, il patrimonio netto a 26,985 miliardi, la capitalizzazione in borsa è di 39,345 miliardi di euro. La Telecom ha impiegato mediamente 79.628 dipendenti. Detiene partecipazioni per 11.19 miliardi di euro[19].

  2008

Il Gruppo Telecom Italia nel 2008 ha ottenuto 30.158 milioni di euro di ricavi, un EBIT di 5.463 milioni di euro, un utile netto di 2.215 milioni di euro. L'indebitamento finanziario netto ammonta a 20.039 milioni di euro, il patrimonio netto a 26.856 milioni di euro, la capitalizzazione in borsa è di 34.049 milioni di euro. Il personale a fine 2008 è pari a 77.825 dipendenti.[20]. Il numero dei clienti di linee fisse è di 17.352.000

  2009

Il Gruppo Telecom Italia nel 2009 ha ottenuto 27.163 milioni di euro di ricavi, un EBITDA di 11.115 milioni di euro, un utile netto di 1.581 milioni di euro ed ha effettuato investimenti industriali per 4.543 milioni di euro. L'indebitamento finanziario netto ammonta a 34.747 milioni di euro. Il personale del Gruppo, al 31 dicembre 2009, è pari a 71.384 unità di cui 60.872 in Italia. Alla stessa data, il numero di accessi retail alla rete fissa in Italia è di circa 16,1 milioni, gli accessi broadband retail in Italia ammontano a 7 milioni, le linee TIM a 30,8 milioni e i clienti TIM Brasil a 41,1 milioni. La7 ha una share media giornaliera del 3,0% e i visitatori unici di Virgilio sono in media 3,2 milioni al giorno.[21]

  2010

Il Gruppo Telecom Italia nel 2010 ha ottenuto 27.571 milioni di euro di ricavi, un EBITDA di 11.412 milioni di euro, un utile netto di 3.121 milioni di euro ed ha effettuato investimenti industriali per 4.583 milioni di euro. L'indebitamento finanziario netto ammonta a 32.087 milioni di euro. Il personale del Gruppo, al 31 dicembre 2010, è pari a 84.200 unità di cui 58.045 in Italia. Alla stessa data, il numero di accessi retail alla rete fissa in Italia è di circa 15,4 milioni, gli accessi broadband retail in Italia ammontano a 7,2 milioni, le linee TIM a 31 milioni, i clienti TIM Brasil a 51 milioni e le linee mobili in Paraguay a 1,9, mentre in Argentina le linee fisse sono 4,1 milioni, 1,4 milioni gli accessi broadband, 16,3 milioni i clienti mobili. La7 ha una share media giornaliera del 3,1% e i visitatori unici di Virgilio sono in media 3,7 milioni al giorno.[22]

  2011 III trimestre

Il Gruppo Telecom Italia al III trimestre 2011 ha ottenuto 22.059 milioni di euro di ricavi, un EBITDA di 9.175 milioni di euro, un utile netto negativo di 1.206 milioni di euro (causa impatto negativo della svalutazione dell'Avviamento) ed ha effettuato investimenti industriali per 3.190 milioni di euro. L'indebitamento finanziario netto ammonta a 29.948 milioni di euro. Il personale del Gruppo, al 30 settembre 2011, è pari a 85.126 unità di cui 56.700 in Italia. Alla stessa data, il numero di accessi retail alla rete fissa in Italia è di circa 15 milioni, gli accessi broadband retail in Italia ammontano a 7,1 milioni, le linee TIM a circa 31,6 milioni, i clienti TIM Brasil a 59 milioni e le linee mobili in Paraguay a 2, mentre in Argentina le linee fisse sono 4,1 milioni, 1,5 milioni gli accessi broadband, 17,8 milioni i clienti mobili. La7 ha una share media giornaliera del 3,7% e i visitatori unici di Virgilio sono in media 4,1 milioni al giorno.[23]

  Azionariato

  • 22,402% - Telco Spa, la holding italo-spagnola composta da Mediobanca (11,57%), Assicurazioni Generali (30,67%), Intesa Sanpaolo (11,57%) e Telefónica S.A. (46,179%)
  • 4,989% - Findim Group SA; la finanziaria lussemburghese della famiglia Fossati, fondatrice dell'azienda alimentare Star
  • 4,015% - Brandes Investment Partners Lcc
  • 2,887% - Blackrock inc
  • 2,531% - BNP Paribas SA
  • 2,065% - Alliance Bernstein LP

Dati al 12/04/2011

  Valore delle azioni

  • Il minimo storico è stato 0,7015 euro per azione; 13 settembre 2011[24]
  • Il massimo storico è stato di circa 3 euro; 2005

  Dividendi

  • 18 aprile 2011: azioni ordinarie - 0,058 euro per azione; azioni risparmio - 0,069 euro per azione
  • 24 maggio 2010: azioni ordinarie - 0,05 euro per azione; azioni risparmio - 0,061 euro per azione
  • 20 aprile 2009: azioni ordinarie - 0,05 euro per azione; azioni risparmio - 0,061 euro per azione
  • 21 aprile 2008: azioni ordinarie - 0,08 euro per azione; azioni risparmio - 0,091 euro per azione
  • 23 aprile 2007: azioni ordinarie - 0,14 euro per azione; azioni risparmio - 0,151 euro per azione
  • 24 aprile 2006: azioni ordinarie - 0,14 euro per azione; azioni risparmio - 0,151 euro per azione
  • 18 aprile 2005: azioni ordinarie - 0,1093 euro per azione; azioni risparmio - 0,1203 euro per azione
  • 24 maggio 2004: azioni ordinarie - 0,1041 euro per azione; azioni risparmio - 0,1151 euro per azione

  Capitale sociale

Il capitale sociale della Telecom Italia è composto da 19.434.083.739 azioni: 13.407.963.078 azioni ordinarie (con diritto di voto) e 6.026.120.661 azioni di risparmio (senza diritto di voto). Il valore nominale delle azioni è di 0,55 euro.

  Open Access e altre iniziative del 2008

Nel febbraio 2008 la Telecom Italia ha creato "Open Access".[25], una nuova funzione per gestire tutte le attività di sviluppo e manutenzione delle infrastrutture tecnologiche di rete di accesso, i processi di fornitura dei servizi di accesso per la clientela della Telecom Italia e per gli altri Operatori e la relativa assistenza tecnica. Tutto ciò per una maggiore efficienza, qualità e parità di trattamento. Open Access”[26] è stato alla base del dialogo fra la Telecom Italia e l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ed è stato anticipato dall'assunzione di Impegni volontari, approvati dall'Autorità nel dicembre 2008. Gli impegni, che hanno al centro il ruolo ricoperto da "Open Access" e dai suoi nuovi processi per sviluppare in modo autonomo, separato e trasparente la rete d'accesso della Telecom Italia, servono a rafforzare il contesto competitivo. Sono insomma una sorta di una garanzia nei confronti dei "rischi competitivi” tradizionalmente associati all'integrazione verticale della Telecom Italia (ossia, essenzialmente, possibili condizioni privilegiate di accesso alla rete fissa), nonché sull'aumento del grado di concorrenzialità in tutti i mercati retail collegati alla rete di accesso.

Nel 2008 è stata anche costituita la Fondazione Telecom Italia[27]. Operativa dal 2009, la Fondazione promuove idee e progetti innovativi volti a migliorare le condizioni di vita delle persone. In particolare, la Fondazione è attiva: nel campo del sociale, sviluppando progetti educativi e assistenziali dedicati alle categorie e alle fasce di popolazione meno protette o svantaggiate; nello sviluppo di progetti dedicati all'educazione, all'istruzione e alla ricerca scientifica; nella tutela del patrimonio storico-artistico-culturale, sviluppando modi e forme innovativi di fruizione e diffusione della conoscenza.

  Onorificenze

  • Conferita il 11/10/2010:
Medaglia al merito di I classe della Protezione Civile - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia al merito di I classe della Protezione Civile
«Per la partecipazione all'evento sismico del 6 aprile 2009 in Abruzzo, in ragione dello straordinario contributo reso con l'impiego di risorse umane e strumentali per il superamento dell'emergenza.»
— D.P.C.M. 11 ottobre 2010

  Note

  1. ^ Offerta Telecom, ecco il prezzo
  2. ^ ilsole24ore.com. URL consultato in data 22-01-2008.
  3. ^ Blog di Beppe Grillo
  4. ^ Il video dell'intervento di Grillo su YouTube
  5. ^ Big Brother Award Italia 2011
  6. ^ Informazione di garanzia e avviso di conclusione delle indagini - parte 1
  7. ^ Informazione di garanzia e avviso di conclusione delle indagini - parte 2
  8. ^ Informazione di garanzia e avviso di conclusione delle indagini - parte 3
  9. ^ Fonte: Il Sole 24 ore, 21.07.2008 "Dossier illegali Telecom, Tronchetti e Buora «vittime»"
  10. ^ Fonte: La Repubblica, 22.07.2008 "Dossier illeciti Telecom ecco l'atto integrale dei PM"
  11. ^ Fonte: La Repubblica, 21.07.2008, intervista a Giuliano Tavaroli - parte 1 "E Tronchetti mi disse: le abbiamo chiesto troppo"
  12. ^ Fonte: La Repubblica, 22.07.2008, intervista a Giuliano Tavaroli - parte 2 "Tronchetti mi ordinò un dossier sui soldi ai DS"
  13. ^ Gruppo TI | Presenza nel mondo | Europa
  14. ^ Gruppo TI | Presenza nel mondo | Sud America
  15. ^ Telecom Italia San Marino | Chi siamo
  16. ^ (ES) Telecom Argentina | Estructura del Capital
  17. ^ Consiglio di amministrazione del 4/8/2011
  18. ^ Consiglio di amministrazione del 1/12/2011
  19. ^ Bilancio Telecom Italia S.p.A. al 31.12.2007
  20. ^ Bilancio Telecom Italia S.p.A. al 31.12.2008
  21. ^ Relazione finanziaria annuale al 31 dicembre 2009 (versione interattiva)
  22. ^ Relazione finanziaria annuale al 31 dicembre 2010 (versione interattiva)
  23. ^ Resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2011
  24. ^ Grafico dell'andamento del titolo TIT
  25. ^ Articolo su Open Access - Corriere della Sera, 13 febbraio 2008
  26. ^ Articolo su Open Access - Punto Informatico
  27. ^ Articolo sulla Fondazione Telecom Italia - Punto Cellulare

  Bibliografia

  • Massimo Mucchetti, Il baco del Corriere , Milano, Feltrinelli, 2006.
  • Enrico Cisnetto, Il gioco dell'Opa , Milano, Sperling & Kupfer, 2000.
  • Giuseppe Oddo; Giovanni Pons, L'affare Telecom , Milano, Sperling & Kupfer, 2006.
  • Maurizio Dallocchio; Gianluigi Lucchini, L'Opa ostile. Il caso Olivetti-Telecom , Milano, EGEA, 2001.
  • Davide Giacalone, Razza corsara. I mercati mal controllati e la politica in fuga. Il caso Telecom e la mala privatizzazione , Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 2004.

  Voci correlate

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  Collegamenti esterni

   
               

 

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