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buzzurro (n.)
animale, barbaro, becero, bestia, bifolco, cafone, marrano, troglodita, villano, villanzone, zappaterra, zoccolo, zotico, zoticone
buzzurro (n.)
bumpkin; yokel; country bumpkin; hick; peasant (en)[Classe]
personne bourrue (fr)[Classe]
personne grossière (fr)[Classe]
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Wikipedia
Buzzurro, in romanesco Buzzuro (pr.: bbuzzùro), deformazione del termine tedesco antico Butzen, l'attuale Putzen (colui che pulisce). Termine con cui venivano soprannominati gli ambulanti svizzeri che in inverno venivano a Roma per pulire i camini e a vendere la polenta, il castagnaccio e le castagne arrostite, in romanesco callarroste.
Dopo l'Unificazione di Roma all'Italia e la sua designazione a capitale il termine fu popolarmente utilizzato spregiativamente per indicare le genti provenienti dal nord Italia al seguito della corte sabauda.
A Roma, nel 1871, vennero censiti 6.662 buzzurri di cui 34 donne, nel censimento di dieci anni dopo erano 10.887 di cui 111 donne, a fine secolo erano quasi 25.000, circa il 10% della popolazione romana dell'epoca.
Tutti questi nuovi immigrati si stanziarono tra l'Esquilino ed il Macao, poi in Prati.
In una sua poesia Giggi Zanazzo poetava sui "buzzurri" arrivati con l'Unità d'Italia a Roma, così:"Questi pé fatte: annamo, fanno annuma - pé dì che famo, dicheno che fuma - pé divve addio dicheno cerea....E sò Tajani, di, 'sti ciafruijoni?".
Attualmente "buzzurro" ha un valore dispregiativo generalizzato e sta ad indicare persona rozza, ignorante o volgare.
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