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⇨ definição - Wikipedia
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intelligenza
accordo, cervello, comprendonio, comprensione, cranio, genio, ingegno, intelletto, intendimento, interpretazione, mente, pensiero, perspicacia, ragione, sagacia, senno, senso, spirito, talento, testa
intelligenza (n.)
intelligenza (n.f.)
acerbità, acutezza, argutezza, arguzia, cervello, cervellone, cima, comprensione, esperto, genio, gran testa, ingegno, ingegnosità, intelletto, interpretazione, mente, perspicacia, sagacia, sagacità, testa, versione, acume (literary)
Ver também
intelligenza (n.f.)
↘ accorto, astuto, cerebrale, furbo, intellettuale, intelligente, scaltro ↗ arguto, brillante, che ha il senso dell'opportunità, che ha la battuta pronta, che ha la risposta pronta, che risponda a tono, ingegnoso, pronto, spiritoso
intelligenza (n.)
≠ balordaggine, cretineria, deficienza, ebetismo, grullaggine, grulleria, idiozia, imbecillità, incomprensione, insensatezza, minchioneria, ocaggine, ottusità, scemenza, scempiaggine, scimunitaggine, sciocchezza, semplicioneria, stolidaggine, stolidezza, stolidità, stoltezza, stupidaggine, stupidità
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⇨ intelligenza artificiale • intelligenza economica • quoziente d'intelligenza • test d'intelligenza
⇨ 50 anni di Intelligenza Artificiale - Campus Multidisciplinare in Percezione e Intelligenza 2006 • A.I. - Intelligenza Artificiale • Alfa e beta. Dalle stelle all'intelligenza • Campus Multidisciplinare in Percezione e Intelligenza - 50 anni di Intelligenza Artificiale • Intelligenza (informatica) • Intelligenza (psicologia) • Intelligenza ambientale • Intelligenza artificiale • Intelligenza artificiale forte • Intelligenza collettiva • Intelligenza competitiva • Intelligenza ecologica • Intelligenza emotiva • Quoziente d'intelligenza • Rapporto tra religiosità e intelligenza
intelligenza (n.)
intelligenza (n.)
intelligenza (n.)
capacità mentali, intelligenza[Hyper.]
felice, raggiante - bravo, sveglio - intelligente - intelligente[Dérivé]
intelligenza (s. f.)
habileté d'esprit (fr)[Classe]
intelligenza (s. f.)
intelligenza; cervello[ClasseHyper.]
qualité du Dieu chrétien (métaphysique) (fr)[ClasseParExt.]
capacità mentali, intelligenza[Hyper.]
intelligenza (s. f.)
musicista; musicante; strumentista; esecutore; musico; sonatore; suonatore[Classe]
laureanda; laureando; laureata; laureato[ClasseHyper.]
man of wit (en)[Classe]
pittore; pittrice; imbianchino[Classe]
artista[Classe]
intelligenza (s. f.)
intelligenza (s. f.)
Wikipedia
L'intelligenza è l'insieme di tutte le facoltà mentali che permettono di capire le cose e gli eventi, di scoprire le relazioni tra di essi e di arrivare alla conoscenza concettuale e razionale (ovvero non percettiva o intuitiva). Essa si percepisce nella capacità di comprendere e adattarsi facilmente alle nuove situazioni. L'intelligenza può essere concepita come capacità di adattamento. L'intelligenza può anche essere vista come la capacità di prevenire, individuare, determinare con precisione e risolvere problemi data dalle proprie facoltà cognitive. L'intelligenza pratica è la capacità di agire in modo appropriato alle situazioni.
In ambito umano, si ha un'intelligenza concettuale: la comprensione umana non può infatti essere concepita senza l'utilizzo di "parole" a cui associare dei significati, ovvero senza l'uso di un linguaggio. La padronanza di idiomi permette il ragionamento complesso; il ragionamento è il processo mentale di analisi per la determinazione delle relazioni tra gli elementi[1].
La parola intelligenza deriva dal latino intelligĕre, "capire"; la parola latina deriva a sua volta dalla contrazione dell'avverbio intus (secondo alcuni) o inter (secondo altri) e del verbo legĕre, significando "leggere-dentro" (nel primo caso), ovvero "leggere oltre la superficie", comprendere davvero, comprendere le reali intenzioni, oppure "leggere-tra" (nel secondo), suggerendo allora la capacità di "leggere tra le righe", di stabilire delle correlazioni tra elementi.
In ambito accademico una definizione universalmente condivisa di intelligenza non esiste ancora. Vari studiosi di grande autorevolezza hanno provato a dare le loro definizioni. Tra gli enunciati più importanti si segnala quello fornito in una dichiarazione editoriale del 1994, Mainstream Science on Intelligence, firmato da cinquantadue ricercatori:
(EN)
« A very general mental capability that, among other things, involves the ability to reason, plan, solve problems, think abstractly, comprehend complex ideas, learn quickly and learn from experience. It is not merely book learning, a narrow academic skill, or test-taking smarts. Rather, it reflects a broader and deeper capability for comprehending our surroundings—"catching on", "making sense" of things, or "figuring out" what to do.[2] »
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(IT)
« Una generale funzione mentale che, tra l'altro, comporta la capacità di ragionare, pianificare, risolvere problemi, pensare in maniera astratta, comprendere idee complesse, apprendere rapidamente e apprendere dall'esperienza. Non riguarda solo l'apprendimento dai libri, un'abilità accademica limitata, o l'astuzia nei test. Piuttosto, riflette una capacità più ampia e profonda di capire ciò che ci circonda – "afferrare" le cose, attribuirgli un significato, o "scoprire" il da farsi. »
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(Da Mainstream Science on Intelligence, 1994)
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Altre definizioni date sono: "la capacità di porre e di risolvere problemi in modo nuovo"[3]; "la capacità cognitiva generale che permette di reagire in modo adeguato alle situazioni nuove, di apprendere utilizzando le conoscenze già acquisite e di elaborare in modo astratto i dati percettivi"[4].
Per approfondire, vedi la voce Quoziente d'intelligenza. |
Nell'ambito della specie uomo, si sono sviluppati dei modelli per la "misurazione" dell'intelligenza (psicometria) atti ad effettuare delle comparazioni tra individui diversi. Di tali modelli ne esistono molti, ciascuno sviluppatosi da una diversa teoria di riferimento. È dunque importante precisare che l'utilità di tali modelli viene meno qualora si considerino i risultati dei test corrispondenti d'intelligenza come giudizi oggettivi e validi anche al di là dell'ambito del particolare aspetto, oggetto della misurazione, preso in esame dalla teoria di riferimento. I principali test di misura dell'intelligenza sono i seguenti (in ordine cronologico di ideazione):
Per approfondire, vedi le voci Quoziente d'intelligenza e Razzismo. |
Approfondimenti |
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Nel XX secolo a causa delle crescenti immigrazioni dall'Europa e dall'Asia gli psicologi statunitensi si sono posti il problema:
Questi studi portarono a riscontri molto duri in campo psicologico e non: Carl Brigham, nel suo testo A study of american intelligence (1923), affermava che l'intelligenza degli americani, di razza bianca nordica, era inquinata dalle razze mediterranee e dalle razze slave. Nell'anno successivo (1924), tale testo, ebbe una notevole influenza nella formulazione, da parte del governo federale statunitense, dell'Immigration Act[5], mediante il quale l'entrata nei confini degli USA da parte di immigrati venne drasticamente diminuita. Nel '28 la polemica si estinse grazie all'articolo Nature and Nurture nel quale Lewis Madison Terman, pur essendo un convinto ereditarista, propose un compromesso fra la tesi ereditarista e la tesi ambientalista.
Si ipotizza che il dibattito nord-americano sull'ereditarietà dell'intelligenza sia stato dovuto alle leggi razziali tedesche e all'afflusso di immigrati alla fine degli anni '30.[6]
Quarant'anni dopo, nel 1969, venne dato alle stampe l'articolo di Arthur Jensen How much can we boost IQ[7] and scholastic achievement?,[8] che portò a feroci attacchi a livello personale e a battaglie a suon di articoli sui quotidiani. In tale articolo si poneva la seguente riflessione: posto che il QI dei bambini neri è basso a causa del loro patrimonio genetico deficitario, ha senso spendere soldi nella loro, così costosa, educazione? Per comprendere a pieno in che periodo culturale siamo, è opportuno ricordare che sei anni prima, nel 1963, ci fu la marcia su Washington per il lavoro e la libertà ad opera di Martin Luther King,[9] contro la segregazione razziale.
Il 4 aprile 1968 Martin Luther King viene assassinato, un anno dopo verrà dato alle stampe il citato articolo di Jensen: è facile comprendere per quale motivo venne accolto come un manifesto in difesa della razza bianca dagli attacchi della razza nera.
Da questo momento ereditaristi e ambientalisti saranno in continua lotta fra loro: è definibile lotta in quanto ad ogni nuova scoperta in campo educativo, genetico e sugli studi dell'intelligenza, sarà parallelamente condotta una difesa o un attacco a livello personale con accuse di razzismo o di ciarlataneria delle tesi proposte. Una lotta senza quartiere.
Nel '73 e nel '74 verranno date alle stampe due testi che faranno storia: IQ in meritocracy di Richard Herrnstein[10] e The science and politics of IQ di Leon Kamin.[11] Il primo proponente le tesi eriditariste, il secondo ambientaliste. Nel '75 uscì il libro Race difference in intelligence di John Loehlin, et al.,[12] proponendo una tesi conciliativa: il QI dipende dal patrimonio genetico ed è modificabile nel tempo mediante l'ambiente culturale nel quale la persona vive.
Negli anni '80 vi fu una nuova ondata di polemiche riguardanti razza e QI. Ma di tutt'altro tipo: stavolta la diatriba non era sul QI deficitario dei bambini di razza nera, ma, paradossalmente, sul QI eccedente dei bambini di razza asiatica. I principali testi al riguardo furono: Educational achievement in Japan di R. Lynn del 1988, The boat people and achievement in America di N. Caplan, J.K. Whitmore e M.H. Choy e anche l'articolo del 1990 pubblicato su American Psychologist, Asian-American educaional achievements: a phenomenon in search of an explanation di S.Sue e S. Okazaki.
Come negli anni '60, in cui si affermò che era inutile investire denaro nell'educazione dei neri poiché poco dotati di QI, così si affermava alla fine degli anni '80 che era inutile spendere denaro nell'educazione di bambini di origine asiatiche poiché già dotati di un QI elevato per natura.
In Europa, e in particolar in Italia, il dibattito fra QI e razza di appartenenza non è stato così forte e deciso.
Comunque è opportuno pensare che «la questione si potrebbe presentare in un futuro non tanto lontano in relazione all'immigrazione in crescente espansione dai paesi del Terzo Mondo (e probabilmente anche dai paesi dell'Est) verso i paesi della Comunità Europea».[13]
La questione del rapporto tra l'intelligenza e la razza va d'altronde posta in altri termini perché non si può non considerare che la maggior parte dei test che valutano l'intelligenza (come la WAIS-R) non sono "culture free" (cioè scevri dall'effetto culturale) sebbene lo si dichiarino. L'effetto culturale è dunque importante nell'esito finale del test e, di conseguenza, influisce anche sulla valutazione dell'intelligenza. L'effetto culturale vale quindi sia per le conoscenze acquisite (intese come scolarità) sia per la cultura d'appartenenza (intesa come cultura asiatica, africana, ecc.). La questione del rapporto tra QI e razza deve quindi rimanere aperta ad ogni riflessione.
A partire dal diffondersi di strumenti validi e attendibili per la misura dell'intelligenza, si è successivamente focalizzata l'attenzione sulle differenze individuali legate alla funzione intellettiva. L'intelligenza infatti è stato un significativo campo di discussione tra coloro che ne identificano le cause all'aspetto genetico e coloro che invece assegnano una maggiore importanza ai fattori ambientali. Alcuni studi mostrano come la presenza di alcune patologie psichiatriche, come la depressione, influisca sulla performance al test d'intelligenza WAIS-R: più è severa la patologia più la performance al test è deficitaria.[14]. Il che non significa che chi soffre di depressione è meno intelligente di un soggetto non affetto, ma ci suggerisce che, durante l'episodio depressivo, le performance ai test d'intelligenza sono altamente inficiate.
Gli studi differenziali sull'intelligenza evidenziano una forte correlazione tra QI (quoziente intellettivo) di gemelli monovulari. Si evidenzia inoltre una fortissima incidenza dei fattori ambientali sullo sviluppo delle capacità cognitive (si pensi agli studi portati avanti sulla differenza di intelligenza tra bianchi e neri, ricondotti non a differenze cognitive, ma piuttosto al fattore interveniente del livello socio-demografico). La psicologia risolve la dialettica tra componenti innate e ambientali nello sviluppo dell'intelligenza evidenziando come la componente genetica sembra rappresentare una disponibilità, mentre la componente educativa rappresenta un fattore di innesco per tradurre un potenziale in una funzionalità effettiva. Per quanto riguarda l'avanzare dell'età, il rendimento su alcune scale del WAIS tende a diminuire, mentre su altre rimane stabile o aumenta. Riprendendo la distinzione proposta da Raymond Cattell tra intelligenza fluida e cristallizzata, caratteristiche legate all'intelligenza fluida (acquisizione di nuovi stimoli e autocorrezione) tendono a diminuire dopo i 60 anni, mentre l'intelligenza cristallizzata (uso ottimale del proprio patrimonio di strategie, conoscenze, competenze) aumenta in maniera costante per tutta la vita.
Il problem solving è un processo mentale volto a trovare un percorso che porta il cambiamento da una situazione iniziale a una disposizione finale. La capacità di problem solving risulta legata al fattore cognitivo di intelligenza, essa infatti è spesso adoperata come misura empirica dell'intelligenza. Il pensiero logico misurato dal quoziente d'intelligenza infatti, all'interno dei processi di problem solving, è applicato alla risoluzione di uno specifico problema. Il problem solving come processo risulta allora maggiormente contestualizzato, cosa che aumenta il grado di successo nella risoluzione dei problemi, portando i soggetti ad ottenere prestazioni più elevate. Il pensiero logico contestualizzato, inoltre, porta a una misura più attendibile, anche se meno generale dell'intelligenza.
Il problem solving rappresenta l'approccio cognitivista allo studio dell'intelligenza.
La definizione dell'intelligenza in termini di problem solving rappresenta il primo passo compiuto dagli psicologi da una visione dell'intelligenza di tipo scolastico a concetti più differenziati, come per esempio intelligenza fluida-cristallizzata (Raymond Cattell), o intelligenza logica-creativa, e recentemente il concetti di intelligenze multiple (Howard Gardner) e intelligenza emotiva (Daniel Goleman). Dal punto di vista storico risulta importante il contributo di Wertheimer. Max Wertheimer (1965) distingue una intelligenza logica, di tipo astratto, analitico, e una intelligenza creativa, orientata alla sintesi e alla costruzione del nuovo. La prima orientata ai problemi convergenti, la seconda orientata alla soluzione di problemi divergenti.
L'efficacia del test tradizionale di misurazione del QI è stata con il tempo fortemente ridimensionata.
Lo psicologo statunitense Howard Gardner distingue ben 9 tipi fondamentali di intelligenza, localizzati in parti differenti del cervello, di cui fa parte anche l'intelligenza logico-matematica (l'unica su cui era basato l'originale test di misurazione del QI). Ecco, qui di seguito, i 9 macro-gruppi intellettivi:
Sebbene queste capacità siano più o meno innate negli individui, non sono statiche e possono essere sviluppate mediante l'esercizio. Inoltre, esse possono anche "decadere" con il tempo. Lo stesso Gardner ha poi menzionato il fatto che classificare tutte le manifestazioni dell'intelligenza umana sarebbe un compito troppo complesso, dal momento che ogni macro-gruppo contiene vari sottotipi.
Numerose ricerche dimostrano che molte specie animali sono in grado di produrre comportamenti intelligenti, anche se è difficile e spesso fuorviante paragonare l'intelligenza animale a quella umana[16]. Secondo una prospettiva evoluzionistica ogni specie vivente sviluppa quelle facoltà (intellettive e non) che le sono più utili nell'adattamento all'ambiente in cui vive. In generale, quanto più un ambiente è stabile, tanto più un istinto innato fornirà strategie adattive migliori, mentre quanto più un ambiente è mutevole, tanto più favorirà quelle specie in grado di risolvere problemi nuovi, le quali svilupperanno perciò forme più sofisticate di intelligenza[17].
Facoltà ritenute prova della presenza di forme raffinate di intelligenza, come la memoria, la comprensione della grammatica e la capacità di riconoscere se stessi[18], o come l'uso di pensiero simbolico[17], sono state dimostrate in molte specie, tra cui mammiferi e uccelli[19]. Per quanto riguarda il linguaggio, che è un aspetto fondamentale dell'intelligenza umana, i tentativi di trasferire a specie non umane le competenze linguistiche hanno ottenuto successi limitati e piuttosto controversi, essendo basati soprattutto su casi singoli (come quelli celebri di Kanzi e Washoe) piuttosto che su studi sistematici con campioni di adeguata numerosità. Inoltre questi studi peccano spesso di antropocentrismo, in quanto, più che verificare le capacità cognitive di suddetti animali, hanno cercato di trasferire ad essi una competenza essenzialmente umana.
Il concetto di intelligenza è stato (implicitamente) trattato in una quantità di opere letterarie e cinematografiche; in genere, in esse uno dei tratti essenziali della narrazione è la capacità del protagonista di produrre straordinarie performance intellettuali; diventa quindi necessario tratteggiare al meglio le azioni, gli atteggiamenti e il pensiero del personaggio derivanti dalla sua superiore intelligenza. Citiamo alcune di queste opere:
Conteùdo de sensagent
calculado em 0,062s